Home > Lettera da Nella Ginatempo
Cara Nella, come sai non ho mai avuto il mito del "movimento dei movimenti"
nè dei grandi numeri. Ci sono fasi in cui trovare la massima unità non è
impossibile (e se azzecchi i passaggi ti ritrovi con molte centinaia di
migliaia di persone in piazza, vedi 15 febbraio) e fasi come questa nella
quale le divergenze tra molte componenti, che si erano trovate in piazza
insieme ieri, sono davvero vistose e in cui sopratutto la "politica
politicante" ha ripreso a macinare alla grande, cercando di ricondurre tutto
al pessimo mulino del nuovo centrosinistra (non lo chiamerò mai GAD, neppure
sotto tortura) e alla mitica sconfitta futura di Berlusconi.
Per cui, senza
farla troppo lunga perchè come Cobas stiamo lavorando da pazzi per portare
in piazza una grande quantità di lavoratori della scuola, di studenti e di
genitori il 15 novembre per fermare la controriforma Moratti (e non
aspettare che l’ipotetico governo futuro di un ipotetico centrosinistra
vittorioso la abroghi lui), ti dico cosa faremo sull’argomento noi a breve,
e cosa consiglierei anche a te di fare. Saremo in piazza sabato insieme a
molte migliaia di persone (e mi piace sperare che siano decine di migliaia,
ma andrà bene comunque) a fianco del popolo palestinese e a fianco
dell’eroica Resistenza (sì, lo scrivo con la maiuscola, perchè la maiuscola
l’abbiamo data fino a ieri a destra e a manca, vorrei vedere che non la
diamo a chi si fa massacrare in decine di migliaia dall’esercito più potente
della storia pur di difendere il diritto di cacciare gli invasori) di
Falluja e di tutto l’Iraq.
Come sai, io penso che dovremmo ringraziare tutti
i giorni questi eroici combattenti, ai quali tanta parte delle forze della
"sinistra" italiana non vorrebbe nemmero riconoscere l’identità solo perchè
non si sono dotati di un programma "fico" per quando gli Usa se ne andranno,
piegati dalla forza della ragione (perchè gli USA andavano fermati con la
nonviolenza, o no? O in Iraq ci potrebbe essere una deroga all’epocale
trovata del ripudio della forza anche mentre ti scannano? E quando arriva il
novello Gandhi che, partendo da Baghdad scalzo e con la tunica libererà il
paese, dopo aver messo in ginocchio con la forza del pensiero e delle
stroncanti azioni pacifiche e delle 160 modalità di resistenza nonviolenta
le criminali armate statunitensi?).
Poi penso che sia molto importante che
in tutto il mondo ci si mobiliti incessantemente a fianco di tale
Resistenza, e come Cobas non smetteremo mai di fare tutto il possibile per
tenere alto il grado di mobilitazione in Italia per quel che possiamo: ma
l’elemento decisivo, quello che ha impedito agli USA di proclamare il
proprio trionfo e di assaltare l’Iran o la Siria, col cavolo che è stata la
fantomatica "seconda potenza mondiale" (di cui noi saremmo la filiale
italiana), sono le decine di migliaia di combattenti in armi iracheni (e non
stiamo parlando dei tagliagole e degli sventralberghi, come tutti ben sanno:
i quali, comunque, restano dei dilettanti come massacratori, rispetto ai
super-professionisti USA).
Dunque, se le cose stanno così, smetti di lamentarti e di fare la vedova
inconsolabile perchè non siamo milioni a manifestare e "accontentati" delle
migliaia (o, come spero, decine di migliaia) che saranno a Roma sabato. Non
avremo i grandissimi numeri, ma vuoi mettere il non avere Fassino, D’Alema,
Rutelli, Prodi e soci (ai quali non gliene po’ frega’ de meno di Falluja
come del muro in Palestina, presi come sono dalla "conquista del centro");
non dover sentire le frescacce sulla paranoica e mitica "spirale guerra
terrorismo" (o è diventata "terrorismo-guerra?"); non dover giurare per la
millesima volta che siamo contro il "terrorismo" mentre il più terroristico
stato della storia dell’ultimo secolo, gli USA (non importa se a conduzione
"democratica" o "repubblicana"), massacra e distrugge senza pietà "more
solito"; e sopratutto poter gridare la propria solidarietà incondizionata al
popolo palestinese e alla eroica Resistenza irachena.
A sabato, dunque,
Piero Bernocchi




