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Lettere dall’estero /2

Publie le giovedì 13 aprile 2006 par Open-Publishing

Ecco una selezione delle lettere arrivate dopo l’articolo di Vittorio Zucconi. Per motivi di spazio, non è stato possibile pubblicarle tutte

http://www.repubblica.it

La piccola borghesia

Vere le sue parole, grazie. A noi che qui viviamo resta una tristezza infinita che riassumo con la risposta della nonna alle mie domande di bambina sul fascismo: "il fascimo è stato appoggiato dal popolino, la gente perbene si faceva i fatti suoi". Ed è la piccola borghesia di questo paese che oggi continua a farmi paura, da loro il voto incondizionato al Padrino. La saluto

Elena Crispino, Torino

I tempi burocratici italiani

Caro Vittorio, non potevi esprimere meglio quello che penso del risultato delle elezioni. Fino ad ora, gli unici a non accorgersi dell’Italia che cambia, sono proprio i nostri politici, ma purtroppo proprio perché sembra che gli unici italiani che cambiano siano quelli all’estero. E pensare che la maggior parte degli italiani (in Italia) con cui ho parlato a proposito del voto all’estero sono proprio quelli che erano più contrari, avendo paura dei nostalgici o di votanti poco aggiornati e non addentro alle vicende italiane.

Purtroppo non sono riuscita a votare, per colpa mia in realtà (ho aggiornato il mio nuovo indirizzo troppo tardi - pensavo che Febbraio sarebbe stato sufficiente, ma ovviamente quasi 9 anni qui in California mi hanno disabituato ai tempi italiani...) e fino all’ultimo mi sono sentita in colpa; ma constatare che ci sono stati così tanti voti e così tanto significato politico dagli italiani all’estero mi fa sentire ora decisamente meglio. Saluti,

Lucia Casu (Palo Alto, California)

Ringraziamo Tremaglia...

Bravissimo!!! Vivendo e lavorando a Parigi da 23 anni, e pur continuando a seguire l’Italia ogni giorno attraverso Repubblica e Repubblica.it, ho sempre pensato che gli italiani all’estero fossero più moderni e meno intossicati di quelli che risiedono in Italia. Ma tutti dicevano che all’estero avrebbe vinto la destra... Comunque ringraziamo Tremaglia che ci ha dato involontariamente una mano. Non vorrei essere al posto suo... Ancora bravo a Vittorio Zucconi, che talvolta mi esaspera (cf. i suoi articoli su Bush prima dell’elezione del 2000) ma che comunque scrive sempre bene. Cordiali saluti.

Una credibilità calata a picco

Gentile direttore, mi sono quasi commosso leggendo il suo ritratto degli italiani residenti all’estero. Dal festival di Sanremo ai consolati, sottoscrivo appieno. Il nostro vantaggio è proprio poter vedere l’Italia da lontano e quindi oggettivamente. Fortunatamente (?) riesco a tornare almeno una volta all’anno nella mia città di provenienza. Quando parlo di politica con i miei amici e racconto di come la credibilità dell’Italia negli ultimi anni sia colata a picco vengo spesso confrontato col fatto che io in Italia non ci abito più e che è facile per me parlare così. Nemo propheta in patria? Chissà se un giorno potrò tornarci. Cordiali saluti.

Jonathan A. Antico

Saluti

La saluto, faccio parte di quella Italia che Lei descrive in Saving Private Prodi. Grazie,

Francesco Spadola

Primavera!

Gentile direttore, tutto quello che ha scritto sugli italiani all’estero come intelligenti salvatori della patria lo sottoscriverei volentieri. Se fosse vero. Fuor di dubbio che l’emigrato da macchietta si è evoluto e diverse sono oggi le forme e i modi per cui tanti italiani se ne stanno spersi per il mondo. Però tutta la sua analisi verte sul dato elettorale. Dove in realtà risulta che il centro-destra avrebbe ottenuto al Senato almeno tre seggi in più dagli italiani all’estero se Forza Italia, la lista Tremaglia, l’Udc etc. non si fossero presentati separati. In particolare è paradossale che Tremaglia abbia in sostanza sfilato alla destra il voto per cui si è tanto battuto. Credo che solo nella circoscrizione europea l’Unione abbia davvero ottenuto la maggioranza dei voti. Quindi, nessun "grido di rabbia", ma soltanto, come in fondo sottolinea anche lei, un marchiano errore politico da parte della coalizione di centro-destra.

Un motivo in più perché vadano a casa, loro che si erano confezionati una legge elettorale su misura, come una bara. Questo è il mio parere. Un saluto, vestito da marinaretto, sotto una quercia, accanto agli uilivi con una rosa nel pugno e una margherita tra i denti, mentre il sole ride e in lontananza i muratori ristrutturano un bianco caseggiato. Primavera!

Francesco Milo

Misteri italiani...

Mi permetta di usare il colorito linguaggio isolano: ma come minchia ha fatto la lega nord a prendere il 10% di voti nella provincia di Catania e piu del 7% in provincia di Enna? Cordialità.

Gli italiani all’estero non sono tutti uguali

Carissimo Vittorio Zucconi, mi riconosco in pieno nella sua rappresentazione degli italiani all’estero che hanno (nel mio caso avrebbero) votato Ulivo. A me non sorprende affatto il risultato, tenendo conto che gli Italiani che hanno votato sono i cittadini, cioè quelli che hanno mantenuto la cittadinanza italiana rinunciando alla cittadinanza del paese ospitante se emigrati prima del 1994, oppure "emigrati" recentemente. Gente quindi profondamente diversa da quei connazionali che partirono con le valigie di cartone all’inizio del secolo oppure nel primo dopoguerra.

Io ad esempio, che vivo a Toronto, roccaforte dell’"italianità" nel mondo, mi confronto ogni giorno con i mille stereotipi associati alla mia origine "etnica". Però le vorrei far notare anche che i cittadini italiani nel mondo non sono gli unici italiani, ci sono anche gli immigrati che non sono cittadini, che sono emigrati 50/70 anni fa e che hanno un ricordo sfocato della loro patria, delle loro origini, coltivato a forza di tricolore, Ferrari e spaghetti. Che ascoltano radio Sorrento su internet, e magari si sognano ancora il duce. Questi sono gli italiani di Tremaglia, che non contano più per la politica italiana, forse non si interessano nemmeno, ma si appassionano al calcio, a Sanremo e si sentono ancora orgogliosi quando sfilano al Columbus Day. Io non ho nulla da spartire con loro e non perdo occasione per spiegare a chiunque mi confonda con questa cultura che appartengo a una cultura profondamente diversa, però li rispetto e rispetto i loro bisogni e le loro aspirazioni.

Io pago 8 dollari in più e guardo SkyTg24 in tv, leggo Repubblica.it, e mi guardo qualche film da Raiclick. Qualche volta c’è il commissario Montalbano su Rai International che non mi dispiace, ho la fortuna di poter trascorrere un paio d’ore davanti alla tv anche per ballarò il martedì. Mi sta bene che altri italiani abbiano anche la possibilità di avere il calcio, la Carrà e Sanremo. Io sono per Prodi, e per un’Italia di tutti e per tutti. La ringrazio,

Vincenzo Caponi (Toronto, Canada)

Ha fatto centro

Caro Zucconi, bastano poche parole: con questo articolo Lei ha proprio fatto centro! E per quanto riguarda Tremaglia e alleati una sola espressione: "Hoisted by their own petard"... Un cordiale saluto da Bruxelles,

Massimo Mauro

Al lupo, al lupo

E così, caro Direttore, il referendum ad personam ultimo scorso per l’abrogazione ope legis di Berlusconi è andato ad mignottas. Almeno così pare, anche a detta dei migliori opinionisti di sinistra che, a detta dei migliori opinionisti di sinistra, sono i migliori opinionisti italiani. Non solo: a conti fatti vien fuori che nel paese le orde barbariche sono addirittura più ingenti delle truppe dell’esercito della salvezza. Insomma un suffragio che non ha suffragato affatto le raccomandazioni delle suffragette. Ci sarà pure una spiegazione! Nell’attesa che lei ce la trovi, propizio l’evento con un’istruttiva fiaba di Esopo.

C’era una volta, caro Direttore, un pastorello che aveva in uggia il pascolare. E così, tanto per ingannar la noia, decise di farsi beffe della gente del villaggio. "Al lupo! Al lupo!" gridava il fetente con quanto fiato avesse in gola: i compaesani accorrevano allarmati, ma del lupo neanche l’ombra. Il giorno dopo stessa maialata; come pure il dì seguente, e poi l’altro, e l’altro ancora. Ma un bruttissimo giorno il terribile lupo cattivo arrivò davvero. Quando la gente del villaggio lo vide, Direttore mio, e chi lo festeggiava di qua e chi lo festeggiava di là; pensi, erano così contenti che lo elessero presidente del consiglio una volta e poco ci mancò pure un’altra. Insomma la gente aveva le balle così piene che alla fine aveva deciso: meglio un lupo
cattivo di certi insopportabili pastorelli, buoni solo ad accusar lupi e a suscitare allarmi infondati. Con favolosa stima,

Egidio Scrimieri

Da lontano, ci avete aiutato a cambiare strada

Gentilissimo Direttore, sono un’insegnante di lettere di una scuola della provincia di Cagliari che le scrive dopo la lettura del suo commento "Saving private Prodi". L’ho letto con grandissimo interesse nella speranza di chiarirmi le idee dopo lo shock di queste ultime giornate elettorali. L’ho seguita su Radio Capital durante l’ansioso pomeriggio di lunedì 10 aprile e mi tremavano le gambe per il quadro desolante e un po’ a sorpresa che emergeva, a mano a mano che venivano aggiornati i dati Nexus, gli exit pool ecc. che facevano crollare l’idea dei giorni precedenti; quella di una vittoria piena. Di un voto che testimoniasse quanto gli italiani fossero stanchi di un governo egoista e moralmente indegno. E invece, ripeto, tremavo e mi chiedevo come mai 9 milioni di persone avessero deciso di rieleggere un personaggio le cui manipolazioni e abusi di potere sono stati e sono sotto gli occhi di tutti.

Mi ha dato un’enorme soddisfazione il voto degli italiani all’estero. E, come giustamente sottolinea il suo commento, non solo perché ci avete regalato la vittoria del centro sinistra, quanto per il fatto che ci avete aiutato a cambiare strada, pur stando lontani. Invece succede una cosa paradossale. Succede che la preoccupazione per questa Italia, visibilmente in crisi sotto il profilo economico, culturale e sociale non venga da noi, che stiamo qui, che ci viviamo e subiamo sulla nostra pelle, ma dagli italiani all’estero, che pure forse non avrebbero interesse a far sì che le cose migliorino, se non per una questione di dignità delle proprie origini. Succede che chi ha mal governato non vada a casa, come imporrebbe una sorta di assioma della democrazia, ma continui ad essere il PRIMO PARTITO. Cosa c’è che non va? Perché la gente non capisce? Mi auguro che questa cecità sia semplicemente la causa di una cattiva informazione, figlia di un conflitto di interessi e di una assurda situazione per cui chi sta al potere detiene tre delle sei reti nazionali. Le chiedo: è forse per questo che gli italiani all’estero hanno avuto le idee chiare? Mi auguro che una delle spiegazioni possibili sia questa, mentre mi angoscia l’idea che invece tutto ciò sia il risultato di un radicato individualismo e di un generale allontanamento dal senso civico. Sono convinta che tutto debba ripartire necessariamente dall’educazione, forse nel senso etimologico di "portare fuori" e allora grazie per averci educato! Cordiali saluti,

Gabriella Mocci

Un santo protettore degli italiani all’estero

Caro Direttore, sto riprendendomi ora dallo sconcerto provocato dai risultati delle elezioni. È stato quanto meno umiliante; ma come, non era chiaro a tutti cosa si doveva fare?!? Guardavo le mie tre bimbe dormire e senza riuscire a deglutire con disinvoltura pregavo che qualcuno si fosse sbagliato!! Se possibile, sono restata ancora più ingessata dai risultati delle Lombardia 2 dove vivo ma dove evidentemente sono straniera... molto più di lei in suolo americano, temo! Ho amici che vivono in USA e per Pasqua ho mandato loro una colomba enorme con un "Thank You" grande quanto la colomba!

Francamente non so se esista un santo protettore degli italiani all’estero, ma se non c’è certo dovrebbero istituirlo. Grazie a tutti voi per aver visto in lontananza ma con molta più nitidezza il panorama che si sarebbe prospettato e con lungimiranza che da queste parti manca, avete scelto per il vostro e il nostro bene. Buona Pasqua sig Zucconi a lei e a tutti gli Italiani che con lei vivono all’estero. Grazie,

Roberta Pizzocaro (Lombardia)

Una lacrimuccia tutta italiana

Direttore, un bel pezzo quello che oggi lei ha scritto su Repubblica online, un bel pezzo. Ed ebbene sì, una lacrimuccia tutta italiana me l’ha fatta scendere pure a me, soprattutto lì dove lei ricorda il fatto che tanti di noi tornerebbero volentieri un giorno se non fosse per la paura che abbiamo di venir poi trattati come idioti. Right on the point. Semper Ad Majora,

Massimo Merighi

Un senso di importanza

Egregio signor Zucconi, desidero congratularmi con lei per l’immagine che propone, nel suo recente editoriale, di noi italiani all’estero: leggere le sue parole mi ha riempito di orgoglio e ancora una volta colmato di quel senso di "importanza" che provo in seguito all’esito del voto al Senato. Sono uno studente di dottorato in chimica a Georgetown (non abitiamo molto lontano, credo), ho imparato a stimare il suo giudizio dal tempo in cui, insolito studente fuori sede, viaggiavo da Torino a Pavia (dove ho condotto i miei studi pre-laurea) ascoltando radio Capital in auto.

Spero che le faccia piacere sapere che mi riconosco pienamente nella descrizione che lei fa di noi italiani all’estero nel suo editoriale, sino a dettagli quali rimanere informato sull’Italia tramite Repubblica.it (o ascoltare radio Capital online, qualche volta). Credo che questo sia tutto il senso della mia lettera, la ringrazio per dare voce a questa insolita, a volte, come nel caso del voto al Senato, esaltante situazione in cui io, come molti altri giovani e meno giovani ho scelto di vivere: credo che esprima il meglio del nostro essere italiani. Ha tutta la mia stima e gratitudine, sinceramente,

Ariele Viacava Follis

Chi vota Berlusconi?

Caro Vittorio, ho appena finito di leggere il suo articolo "Saving Private Prodi". Sono totalmente d’accordo con lei e condivido fortemente quel sentimento di orgoglio per avere contribuito a far voltare pagina al nostro paese. Per ragioni di lavoro vivo all’estero ormai da più di dieci anni, prima in Olanda e poi qui Los Angeles. Devo confermarle che prima fra i tanti ricercatori nel mondo dell’università europea, e poi nel mondo del lavoro qui negli Stati Uniti, credo di non avere mai incontrato nessun italiano che voti Berlusconi (e che non provasse una certa vergogna per averlo come capo del governo), per cui sapevo che questa Italia, quella della prima generazione di Italiani all’estero sarebbe andata a votare in massa per il centro sinistra. Le mie sofferenze di questi giorni (e quelle di tanti amici all’estero) testimoniano come siamo ancora appassionati alle vicende italiane (a proposito, quanto è difficile appassionarsi alla politica americana...).

Volevo cogliere l’occasione per ringraziare lei e Repubblica per essere stati sin dall’inizio un punto di riferimento quotidiano insostituibile per tutti noi. So che vive a San Francisco, io e mia moglie vorremmo invitarla per una tigellata per festeggiare qui tra noi italiani a Los Angeles (da buon modenese come me dovrebbere intendere). Senza fretta, quando ne avrà la possibilità, l’invito è sempre valido.

Roberto Tinti (Santa Monica, California)

La propensione al populismo

Ho letto il suo articolo, come del resto faccio con tutti i suoi articoli su Repubblica e relativi inserti, e lo trovo delizioso. Sono contento di come hanno votato gli italiani all’estero, e mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di Mirko Tremaglia, ma la cosa che mi lascia perplesso è il voto degli italiani in patria, e allora vorrei farle una domanda: come è possibile che il 24% di italiani ancora vota Berlusconi? Io me lo chiedo perché mi preoccupa pensare di vivere in un paese che sembra avere così poca sensibilità politica, e molta propensione al populismo. Cordiali saluti,

Luciano Frittelli

Il "vulgar clown"

Auguri! I do hope it goes well, but sense that the vulgar clown is sufficiently brutal to attempt a colpe di stato - in which, if it has a legal patina, he will be supported by his friends in Washington. All the more reason for ferocious resistance from the victors - to induce the EU to intervene. But I am perhaps getting ahead of myself - even though by one of those ironies which history imposes on us, it may be that the civil confrontation so feared from 45 to the sixties will now come. Anyhow, brilliantly written and as always I look forward to more.

Norman Birnbaum

Legalità, coerenza e giustizia

Caro, carissimo direttore,o, come mi viene più naturale, caro Vittorio. Ti seguo sempre, e sempre con grande piacere. Mi identifico nelle tue idee, nei tuoi commenti da Washington - io che sono un ricercatore universitario (professore dovrei dire ora che ho una certa età) in perenne scalo tra l’Italietta e la grande America. Ti ringrazio per aver sostenuto le idee di legalità in primis, di coerenza, giustizia e ragionevolezza poi, alla faccia del grande potere e arroganza di chi non meritava di governare. Un caro, affettuoso saluto,

Marco P.

Grazie!

Egregio, ho appena finito di leggere il tuo "Save private Prodi", e mi vengono in mente solo tre parole: grazie, grazie, grazie! Con immensa stima, le lacrimucce agli occhi, e una tiratina d’orecchie per tutti i typo (massiiiiì Egal! : D )

Claudia, Colonia

Vi siete ricordati di noi un po’ troppo tardi

Egregio Signore, ho letto, e riletto, l’articolo di Zucconi pubblicato sul Suo giornale e ampiamente diffuso anche in Brasile per opera di un collega che qui dirige e divulga quella rivista chiamata "Oriundi", quali siamo. In certi aspetti condivido l’enunciato e il fatto che qualcuno si sia ricordato di noi emigranti. Era proprio l’ora, finalmente. Purtroppo, se ne sono accorti un po’ troppo tardi, ma come dice il proverbio "Meglio tardi che mai". Vogliamo ricordare quei passaporti dove veniva stampato il timbro "Senza ritorno"? Oppure il calvario di quelli che sono stati costretti a far fagotto e allontanarsi dalla "Madre Patria" senza colpa né peccato?

Sono uno degli emigranti della seconda epoca, quella dei tecnici e ingegneri che hanno aiutato il Brasile (e altre nazioni) a crescere. (sbarco a Rio de Janeiro nel 1959). Quanto e come è facile vederlo adesso. Se capitasse, a Lei o qualche altro giornalista curioso, dare una scorsa alla mia storia personale (citata nella quinta Edizione del Premio Conti di Perugia, sotto il titolo L’Avventura Brasiliana) vedrebbe e comprenderebbe perché noi siamo capitati da questa parte del mondo (volenti o meno). La realtà di noi emigranti è quella scritta, vissuta e sofferta in mille modi, in molte lingue diverse, al prezzo di lacrime e di disagi. Se oggi qualcuno è diventato "qualcuno" non lo deve affatto all’Italia (o ai suoi governi quali essi siano stati nell’epoca), ma a se stesso. La ringrazio per l’ospitalità. Cordialmente,

Franco Luperi

Ho votato per la prima volta in vita mia

Ti ringrazio anche da parte di tanti miei amici per quanto hai scritto. Condivido con te propio tutto, io che sono fuori da circa 52 anni e ho votato per la prima volta in vita mia. Sono orgoglioso della mia scelta. A dire il vero, tanti soldi spesi per rappresentanti che a mio parere faranno poco e che dovranno essere pagati dallo stipendio dei miei fratelli che lavorano in Italia e portano a casa meno di mille e cinquecento euro al mese, se ne poteva pure fare a meno. Sappiamo bene quali erano le vere intenzioni, ma questa volta per fortuna, il colpo è uscito dalla "culata", un’espressione questa appartenente alla lingua spagniola che forse in italiano vuol dire "dal manico". Ti saluto,

Francesco

Abbiamo fatto la differenza

Bravo Vittorio, condivido in pieno il tuo articolo "saving private Prodi". Sono un dottorando in economics all’univ. of Penn a Philadelphia e nel nostro dipartimento ci sono molti italiani tra prof ricercatori e grad students. La stragrande maggioranza di noi ha sognato la fine dell’incubo berlusconiano come condizione necessaria per imboccare la strada che porta alla normalizzazione del Paese. Siamo entusiasti che il nostro voto di italiani all’estero abbia fatto la differenza. Ciao,

Leonardo

(13 aprile 2006)

http://www.repubblica.it/2005/b/rub...