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Liberazione: Si è voluto lacerare il legame con il partito

Publie le giovedì 30 ottobre 2008 par Open-Publishing

Si è voluto lacerare il legame con il partito

di Mauro Tosi

Potrà continuare all’infinito la diatriba su "Liberazione" e questo nostro partito, potrà continuare all’infinito perché il confronto si è spostato su un asse sbagliato che non riguarda più, come dovrebbe essere, l’utilità del giornale come strumento di informazione e di inchiesta per un corpo collettivo che noi ci ostiniamo a chiamare partito e che vogliamo far vivere come uno strumento della trasformazione sociale (non il solo, non il migliore, ma liberamente scelto e sostenuto) e che riguarda ormai la sfera dell’empireo, questioni che parlano della libertà di informazione, dell’autonomia o addirittura dell’indipendenza del giornale, del diritto del suo direttore di rappresentare la minoranza congressuale e di usare di fatto il giornale come strumento di lotta politica interna al partito.

Così, da mesi, questo giornale che abbiamo voluto e sostenuto come strumento del nostro progetto politico è affogato da proclami successivi su autonomia e libertà dell’informazione, sul ruolo fondamentale di "Liberazione" nella battaglia per il rinnovamento della politica, sul contributo dato a femminismo, ambientalismo, all’innovazione della politica. Pensavo fossero questioni condivise nel processo di rifondazione e nella nostra storia ma ora che vengono giocate nel conflitto interno al partito. Penne illustri, ma dove siete state/i fino ad adesso, si battono contro il tentativo di chiusura che un gruppo di paleocomunisti "identitari" che avrebbe vinto il congresso "la nuova sedicente maggioranza" starebbe perpetrando.

Forse è il caso di avere un po’ più il senso della misura. "Liberazione" è un giornale poco letto, poco attento ai fenomeni sociali e ai conflitti territoriali, che fa poco inchiesta, poco cultura, che non incide nel confronto politico: non è il "Corriere" che Ricucci voleva portare a Berlusconi e non è nemmeno il "Manifesto" che si pone come strumento di riflessione e confronto per tutta la sinistra e che per questo oggi è in grado, in tutta autonomia, di chiedere pubblicamente sostegno economico per la sua crisi. "Liberazione" è un giornale di partito, con tutti i limiti del partito e dal partito è stato fino ad oggi mantenuto, non ha un mercato suo, non ha un ruolo politico autonomo, fa notizia quando si differenzia, si scontra, insulta. "Liberazione" non è un collettivo politico, non è un progetto autonomo della sinistra e Sansonetti non è la Rossanda. Se chiudesse Rifondazione, "Liberazione" non vivrebbe un minuto.

Il giornale ha avuto per anni una sua grande utilità come specchio delle nostre iniziative, come tribuna del dibattito interno, come strumento della polemica politica, (una volta per lo più con gli altri), con tutti i suoi limiti era comunque sentito come il giornale di tutti, il nostro giornale. Si è voluto lacerare questo legame con una precisa e pesante campagna di indirizzo politico al congresso, con la non accettazione del risultato stesso, con la continua riproposizione del dualismo Ferrero-Vendola e della proposta congressuale di minoranza, anche dopo il congresso. Ma la percezione della spaccatura ideale, della cesura politica, della fine della condivisione progettuale ci è venuta dalle modalità con cui Cdr e assemblea dei giornalisti hanno condotto la vertenza per il "salvataggio del giornale".

Nessuna assunzione di responsabilità, nessuna riflessione su prospettive e progetti condivisi, una conflittualità pesante con toni che sono arrivati all’insulto e al dileggio con la "manifestazione sotto il partito" e lo slogan "liquidazione comunista". Se Cdr e assemblea vogliono assumere con serietà il ruolo di "lavoratori che si battono per i loro diritti" farebbero bene a dismettere la parte di partigiani di una componente politica e optare per quello di professionisti dell’informazione. Qualunque compagno e simpatizzante del partito, o lettore che abbia provato a comunicare, se non interloquire con la redazione, con i responsabili di settore, o semplicemente dare una notizia e pubblicare una lettera, sa come, da molto, questo giornale non sia né il giornale dei lettori o degli iscritti ma solamente il giornale dei giornalisti e del suo direttore.