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"Liberazione": addio a Sansonetti... Dino Greco alla prova
Publie le lunedì 12 gennaio 2009 par Open-Publishing1 commento
E’ terminata oggi la querelle fra Pietro Sansonetti e Rifondazione Comunista. La Direzione Nazionale del partito ha deciso di licenziarlo e di nominare al suo posto Dino Greco. Ovvie e scontate le reazioni della minoranza vendoliana di cui Sansonetti era sostenitore e sulle cui posizioni aveva portato il quotidiano di Rifondazione: diserzione in massa della riunione, dimissioni dalla Direzione Nazionale e appuntamento a febbraio per la scissione. La minoranza del Prc che fa capo a Nichi Vendola infatti ha deciso di lasciare la direzione del partito in segno di protesta per la "condotta arrogante" della maggioranza. Franco Russo e Gennaro Migliore hanno rassegnato immediatamente le dimissioni. La decisione e’ stata comunque presa con 28 favorevoli. 3 contrari, 2 astenuti e 27 non partecipanti al voto.
Prima del voto il segretario Ferrero aveva dichiarato che non era «in discussione la libertà del giornale, né quella del suo direttore. La necessità di cambiare linea editoriale di Liberazione dipende in primo luogo dal forte calo del numero delle copie vendute, arrivato a solo 6 mila. Sansonetti è libero di portare avanti tutte le sue battaglie politiche. Ma certo non può farlo con i soldi che il Prc destina al suo quotidiano che ha raggiunto un deficit di oltre 3 milioni di euro».
Il cambio di direttore a Liberazione "non e’ una pagina nera per Rifondazione Comunista, ma una decisione democratica, che garantira’ sempre autonomia al quotidiano del partito". Ferrero e’ stato molto chiaro nell’annunciare alla direzione del partito la proposta di Dino Greco come nuovo direttore di Liberazione al posto di Piero Sansonetti: "non si tratta di una decisione stile anni ’50, ne’ di una decisione stalinista. Abbiamo seguito lo statuto e agito in modo democratico, secondo quanto stabilito a maggioranza dall’ultimo congresso del partito. Penso che anche Liberazione debba far parte del progetto politico che vuole tenere assieme i termini: "rifondazione" e "comunismo". L’idea che si possa buttare a mare il termine comunista non sta ne’ in cielo ne’ in terra".
Ferrero ha indicato innanzitutto una ragione economica che ha portato alla decisione di sostituire il direttore: "in questi anni il giornale ha dimezzato le copie vendute e il deficit ha raggiunto il 3,5 milioni di euro. Il progetto editoriale di Sansonetti e’ fallito e Rifondazione Comunista non e’ in grado di sostenere un deficit di queste dimensioni, perche’ altrimenti scomparirebbe". Dal punto di vista politico poi per Ferrero non e’ assolutamente in questione l’autonomia del giornale, "il problema e’ che l’unica fonte informativa significativa di cui dispone il partito non puo’ essere schierata su un progetto politico che presenta il superamento di Rifondazione Comunista. Si tratta sicuramente di un progetto politicamente legittimo, ma non lo si puo’ fare con i soldi di Rifondazione Comunista". Secondo Ferrero il nuovo direttore, Dino Greco, "non e’ un burocrate di partito o un uomo teleguidato da un segretario paranoico che vede nemici dappertutto. E’ un sindacalista, un compagno impegnato in tante battaglie, che spero riesca a rilanciare Liberazione come giornale di Rifondazione Comunista proprio nel cuore di una crisi economica che cambiera’ il volto di questo Paese. Il Prc e il suo giornale non saranno comunque soltanto espressione delle battaglie economiche e sociali, ma continueranno l’impegno sui diritti civili e delle persone come e’ stato fatto in tutti questi anni. La parola comunismo tiene insieme liberta’ e uguaglianza, senza liberta’ non c’e’ nessun comunismo".
Messaggi
1. "Liberazione": addio a Sansonetti... Dino Greco alla prova, 13 gennaio 2009, 08:32, di viviana
Spero che cambino le scelte sia di Liberazione che del Manifesto riguardo ad Internet e riguardo al prezzo, al peso e alle scelte dei relativi quotidiani.
Prima di tutto è assurdo che un giornale che pesa un decimo degli altri e trascura gran parte dei settori informativi venga venduto a prezzo più alto.
Poi non ha senso che chi dirige questo giornale abbia una posizione di favoritismo nei riguardi di una frazione minoritaria di un partito.
Inoltre, tenendo conto che questi giornali si trovano in edicola in pochissime città italiane, si deve aumentare la presenza in internet per chi usa la rassegna stampa come strumento quotidiano di informazione, e questo può far aumentare la rilevanza del giornale stesso, come strumento di diffusione di idee e come propaganda della testata.
Fin’ora le scelte riguardo al web sono state deprimenti. Il Manifesto dà notizie solo dietro abbonamento, ma questo poi apre all’ardua lettura della pagina intera e non all’indice apribile dei principali titoli, Liberazione ha sempre avuto una pagina on line scarsa e quasi sempre obsoleta.
Nessuno dei due riesce a imporsi nella lettura on line e anche questo allontana dall’acquisto del giornale stesso.
Mi auguro che l’allontanamento di Sansonetti porti a scelte pià mirate e soprattutto che Liberazione non si impantani di nuovo nella nicchia della nischia, con scelte faziose, altrimenti questo divisionismo esasperato finirà col far sparire del tutto questa voce della sinistra e di questa sparizione sarà colpevole lo stesso Vendola, col suo solipsismo esasperato. Non si può far parte di un partito e sperare nella sua rimonta quando per primi si agisce nel senso di esasperare le frantumazioni e portare avanti una incapacità a un discorso comune e al rispetto di banali regole democratiche.
Queste ultra-divisioni, per chi vorrebbe strade di unione comune e avversari trovati nella destra e non in chi ti sta a fianco, generano una profonda desolazione in chi nella sinistra sperava e spera ancora. Detto con parole fuori dai denti: peggio di così da parte di tutti non si poteva fare. L’ultradivisionismo è una strada barbara che porta solo all’autodissoluzione
viviana