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Liberazione: caro direttore, dimostra di rispettarci: dimettiti
Publie le mercoledì 22 ottobre 2008 par Open-PublishingCaro direttore, dimostra di rispettarci: dimettiti
di Enrico Pellegrini
Ho davvero apprezzato l’intervento di Sansonetti su Liberazione del 17, un intervento che è una rivendicazione di libertà, di autonomia, la definitiva forzatura del libero pensatore. Mi ha appassionato leggerlo, ma a quell’articolo mancano due righe, quelle finali, quelle in cui Sansonetti si dimette.
Ci vuole un certo coraggio per uscire in prima pagina, “a freddo”, con un ragionamento che ci ricorda l’Occhetto dei tempi migliori, rivendicando non solo la propria totale incompatibilità con la linea del PRC, ma anche una chiara ostilità verso il Partito ed il giornale stesso, in un ottica quasi ricattatoria… ma soprattutto, la totale mancanza di rispetto verso il corpo “vasto” del Partito.
Mi riferisco evidentemente a militanti e simpatizzanti che hanno segnalato per primi questa incompatibilità smettendo di comprare Liberazione, smettendo di diffonderlo e non riconoscendolo più come il loro giornale. Basta fare un giro in un qualsiasi circolo d’Italia, senza scomodare segreteria, direzione ecc… basta allontanarsi un attimo dal salotto, entrare in un circolo per sapere la distanza abissale che separa gli uomini e le donne del PRC da Liberazione.
Ho trovato estremamente berlusconiano il modo di rispondere alle lettere pubblicate nel giornale di oggi, 18 ottobre, dove oltre che a prendersi la libertà di rispondere direttamente quasi lettera per lettera (facile da quella posizione, di direttore, rispondere su questioni che riguardano lui stesso con tutti gli spazi che desidera…) Sansonetti legittimi la sua posizione ricordando il contesto che lo elesse a direttore. In pratica sembra che lui avendo ricevuto questo incarico 4 anni fa quel giorno sia stato in qualche modo benedetto e che questo sia un viatico che gli permette di fare e dire qualsiasi cosa. Interessante teoria. Sembra quasi dire: “Sapevate che persona ero, quindi non potete lamentarvi”.
Liberazione è il giornale del PRC non del suo direttore, ma soprattutto è il giornale dei suoi militanti, di chi ogni giorno fa diffusione militante, di chi (spesso di tasca propria) compra abbonamenti per le case del popolo e per le associazioni dove fa attività, il giornale di chi ogni anno quando fa la tessera versa un contributo per Liberazione…
Siccome inoltre il giornale senza il partito che copre i buchi sarebbe già chiuso, permettetemi di notare che è anche il giornale di quei militanti che d’estate le loro meritate ferie le usano per fare le feste di Liberazione per finanziare il Partito… è il giornale di tutti e tutte quei/lle GC che non chiedono i rimborsi (per gli spostamenti per le riunioni o per le telefonate dal loro telefono) e magari non escono il sabato sera perché non gli sono rimasti i soldi, tutto per non gravare sulle casse del partito.
Un popolo di migliaia di iscritti e militanti com’è il nostro Partito, generoso, appassionato che non tollera più le derive intellettualistiche del direttore del LORO GIORNALE.
Mi sento quindi necessariamente di rivolgermi direttamente a lui.
Possiamo tranquillamente dissertare sui temi specifici contenuti nel tuo articolo, ma prima di tutto mi occorre farti notare che avrei apprezzato tantissimo se tu queste tesi le avessi poste all’interno del nostro congresso, schierandoti apertamente, disposto, coerentemente con le tue idee, a definirti non equidistante. Non lo hai dichiarato, ma equidistante non lo sei mai stato.
Lasciami poi un piccolo sfogo… Non se ne può più con le tesi della fine della Comunismo e delle sue Rifondazioni (come la nostra), non vi siete venuti a noia? Già un quarto d’ora dopo che Marx terminò la stesura del Manifesto del Partito Comunista c’era già qualcuno che diceva che il Comunismo era un’esperienza terminata. Caro Direttore pensi di essere il primo illuminato che propina questa tesi?
In Italia migliaia di studenti di 15 anni, senza alcun indottrinamento come prima risposta e come prima reazione verso una destra che attacca i loro diritti, prendono in mano una bandiera rossa, creano collettivi, vanno in piazza ed iniziano un percorso di consapevolezza politica che va ben oltre le vertenze sulla scuola.
Percepiscono quasi fisicamente che l’attacco in corso è un attacco classista, senza che nessun intellettuale li illumini, superano in coscienza e passione qualsiasi militante di lungo corso e tu pensi che aspettino qualche tipo di abiura intellettualoide da noi?
Loro aspettano solo che il nostro partito metta a loro disposizione la nostra forza, sia disponibile verso di loro, che non pretenda di indottrinarli ma semplicemente dimostri come si muove un partito comunista! La fiducia che abbiamo perso nella società in questi anni non è per denominazioni o per falci e martelli su sfondi rossi, la sfiducia è per quello che non abbiamo fatto in questi anni, è per le continue svolte, per un partito leggero che non c’era o era confuso quando c’era da stare nelle piazze e nelle lotte. Adesso che potremmo provare a ripartire invece bisogna stare a parare i colpi che arrivano dall’interno, chiamare al senso di responsabilità persone che con sdegno ti dicono in faccia di non sentirsi parte del Partito anche se fino all’altro ieri ne cantavano le lodi e difendevano l’operato di fronte a qualsiasi palese errore.
Francamente poi mi sembra improponibile il tono nell’articolo del 17 in cui sembra che il PRC sia un covo di ultrastalinisti. Nel PRC c’è qualcuno che obbliga qualcun’altro ad essere comunista? Dove li abbiamo i gulag del Partito? Sotto la direzione? Quanti iscritti abbiamo fucilato perché non allineati? E i bambini a che punto sono? A me piacciono ben cotti!
Al PRC si aderisce liberamente e liberamente si fanno le battaglie congressuali, sempre liberamente (ma anche con un po’ di senso di responsabilità!) si accetta che la propria opzione politica risulti sconfitta e serenamente si può continuare a fare battaglia politica interna, senza però voler stravolgere con scorrettezze la linea emersa dal congresso, questo è un limite invalicabile.
Vogliamo parlare dell’ “Oltrismo”?
La prima volta che ho sentito l’ardito concetto dell’ “Oltre” fu nei GC Toscani quando la coordinatrice ci spiegò che eravamo nella fase del superamento della Disobbedienza, dovevamo andare oltre.
Ci abbiamo messo un secondo a capire che ci stava dicendo che quell’esperienza politica era archiviata e fallita, e che era la stessa maggioranza che l’aveva proposta a certificarlo; aspettiamo ancora invece che in modo esplicito quelle compagne e quei compagni ci dicano che – come in mille occasioni - il cambiamento di linea del PRC produsse il repentino cambio di linea dei GC, sono passati diversi anni, ma noi abbiamo pazienza…
Mi permetto di associare l’uso di “oltre” all’uso di “superamento”, altra parolina magica molto di moda negli ultimi anni. Ricordo che questa fu usata nel programma Prodi in cui non permisero al PRC di dire che la legge 30 (giusto per fare un esempio) andava ABROGATA, ma che era impegno del futuro governo “superarla”. Parole a cui viene rubato il vero significato, avventurismi dialettici da tirare come elastici a seconda della convenienza.
Basta quindi con questi fraseggi intellettualoidi dove le parole diventano uno strumento violento e settario, dove la comunicazione è semplicemente imbonimento, dove non ci sono passioni ma solo “suggestioni”. Questo è un uso classista della comunicazione con tutto ciò che ne comporta.
Le chiacchere stanno a zero caro san-sonetti.
In una fase del genere dove, attorniati da mille difficoltà, da mille attacchi, da mille repressioni, dove il PRC non ha più neanche tribuna politica su giornali e televisioni… a noi, poveri compagni e compagne che ogni giorno ci sbattiamo per far continuare a vivere questo partito, che ogni giorno facciamo militanza, che togliamo tempo alle nostre famiglie, amicizie e passioni, che veniamo discriminati al lavoro per la tessera che abbiamo in tasca (in certi casi fino all’essere licenziati), a quei giovani che nelle scuole vengono presi per il culo ed in certi casi picchiati perché sono GC, a tutti/e quelli e quelle che hanno dato il sangue per questo Partito tocca pure leggere sul NOSTRO giornale gli attacchi in prima pagina del direttore verso il nostro stesso Partito???
Vattene! Dimostra di rispettarci.