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Liberazione: quella frase di Gramsci é un montaggio
Publie le giovedì 13 novembre 2008 par Open-PublishingLeggo ripetutamente da alcuni giorni nella testata del giornale, in alto a sinistra, una "citazione" di Gramsci («Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra»). In realtà, tale "citazione" non è una citazione, ma un montaggio ricavato da una lettera del giovane Gramsci del 12 settembre 1923, indirizzata al Ce del Pcd’Italia, in vista della fondazione de "l’Unità". Riporto testualmente il passo in questione: «Credo che sia molto utile e necessario, data la situazione italiana [siamo nell’ormai avviata dittatura fascista, N.d.A] che il giornale sia compilato in modo da assicurare la sua esistenza legale per il più lungo tempo possibile.
Non solo quindi non dovrà avere alcuna indicazione di partito, ma esso dovrà essere redatto in modo che la sua dipendenza di fatto dal nostro partito non appaia troppo chiaramente. Dovrà essere un giornale di sinistra, della sinistra operaia, rimasta fedele al programma e alla tattica della lotta di classe, che pubblicherà gli atti e le discussioni del nostro partito, come farà possibilmente anche per gli atti e le discussioni degli anarchici, dei repubblicani, dei sindacalisti e dirà il suo giudizio con tono disinteressato, come se avesse una posizione superiore alla lotta e si ponesse da un punto di vista "scientifico"».
Come si vede, il senso della cosiddetta citazione del giornale e il senso del passo gramsciano sono radicalmente diversi, anzi opposti. Ora, caro direttore, da molti anni sino ancora ad oggi, io assisto, stupefatto e quasi rassegnato, al diffondersi, presso dirigenti, compagni e compagne del partito, di un citazionismo post-moderno che comporta una ermeneutica priva di spessore critico, un furore interpretativo, selvaggio e libero fino all’arbitrio (un esempio per tutti: l’aforisma, fervidamente critico di ogni storicismo idealistico e insieme utopico-messianico, di Walter Benjamin, «la rivoluzione è un balzo di tigre nel passato» è diventato e diventa spesso, «la rivoluzione è un balzo di tigre»! Mah!).
Ma qui, nel caso del povero Gramsci, non si tratta - credo - di citazionismo liberamente delirante: al paese mio, questo è un caso di montaggio e di manipolazione truffaldina e anche un po’ naïf. In conclusione: oso troppo, caro Piero, se ti chiedo, ai fini di un piccolo, parziale risarcimento nei confronti dei lettori e delle lettrici del nostro giornale, di voler provvedere, al più presto, all’eliminazione di quell’obbrobrio manipolatorio?