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Il governo approva la licenza di uccidere
Approvata la riforma della legittima difesa che autorizza l’uso delle armi. E’ l’ultimo regalo di Berlusconi alla Lega
CARLO LANIA
ROMA
Da oggi in borsa vale quanto la vita. A stabilirlo è la nuova legge sulla legittima difesa approvata ieri dalla camera con il voto unanime della Casa delle libertà e l’opposizione, altrettanto compatta, dell’Unione. Le nuove norme cancellano il principio della proporzionalità della risposta alla presunta minaccia, alla base della vecchia legge, e di fatto consentono al comune cittadino di sparare a chiunque ritenga stia minacciando non solo la propria vita, ma anche i propri beni. Una licenza di uccidere estesa al di fuori della propria abitazione e applicabile anche nei negozi e in qualunque luogo si svolga un’attività professionale o commerciale. Le nuove norme sono l’ultimo regalo che il governo Berlusconi offre alla Lega per la fine della legislatura. Il disegno di legge approvato ieri è infatti uno dei cavalli di battaglia del ministro della Giustizia Roberto Castelli e certamente il Carroccio non mancherà di presentarlo ai suoi elettori come un successo. «Da oggi i delinquenti devono avere qualche timore in più e le brave persone, vittime di aggressioni, qualche problema in meno», ha commentato non a caso il Guardasigilli. Meno entusiasmo arriva invece non solo dalle opposizioni («norme da far west»), ma anche da avvocati e magistrati che parlano con preoccupazione di legge ingiusta che «autorizza la legittima offesa».
Insieme alla legge sulla droga e a quella sull’inappellabità, la riforma della legittima difesa era tra le leggi che il governo punta ad approvare prima di andare a casa. Una promessa del premier al suo più fedele alleato, ma in particolare al ministro Castelli che da sempre invoca una maggiore giustizia «nei confronti di Abele». In realtà le nuove norme aprono scenari a dir poco inquietanti che vanno dalla proliferazione delle armi da fuoco al rischio, concreto, che in futuro sia proprio Abele a pagare le conseguenze peggiori. In concreto il provvedimento, un solo articolo che modifica l’articolo 52 del codice penale, stabilisce che chiunque, sia a casa che nel luogo di lavoro, si senta aggredito o minacciato, possa rispondere utilizzando armi «legittimamente detenute» e arrivando perfino a uccidere. Rispetto al passato, chi reagisce a un’aggressione in maniera sproporzionata rispetto alla violenza subita non verrà più punito. Il governo ha infatti cancellato l’eccesso di difesa allargando il permesso di sparare oltre le mura domestiche fino al luogo di lavoro.
La maggioranza ha salutato ieri l’approvazione delle nuove norme con un lungo applauso, proveniente in particolare dai banchi della Lega. «Le nuove norme rafforzano la tutela nei confronti di chi reagisce a una violenza rispetto alle interpretazioni della magistratura che tate volte nella pratica non riconosce la legittima difesa facendo passare gli aggrediti che riescono a reagire dalla parte degli aggressori», ha spiegato Carolina Lussana, responsabile giustizia per il Carroccio. Soddisfatto anche Ignazio La Russa (An), per il quale la maggioranza ha voluto garantire un principio già previsto dalla vecchia legge ma ostacolato dalle interpretazioni dei giudici, in modo tale che «soprattutto quando si è a casa, di fronte alla minaccia armata di malfattori, un cittadino perbene possa difendersi senza ricorrere poi a paure da tribunale». «E’ un provvedimento - ha detto il sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli - che privilegia la vita, la tranquillità e la sicurezza del cittadino onesto, invece di proteggere chi invade la sua sfera privata e personale».
A temere che le cose non stiano proprio così, per la verità sono in molti. E i dubbi più forti sulle nuove norme arrivano proprio dagli addetti ai lavori come avvocati e magistrati. «Purtroppo è stata approvata un’altra legge ingiusta, che autorizza la legittima offesa anche nei confronti di chi non rappresenta un pericolo per l’incolumità del cittadino», dice ad esempio il presidente dell’Unione camere penali, Ettore Randazzo, mentre per il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Antonio Patrono, «è una norma di cui non si sentiva bisogno perché già la legislazione vigente, interpretata da una giurisdizione ormai decennale, era sufficiente e conforme ai migliori canoni del diritto penale». Perplessità anche dal procuratore generale presso la corte d’Appello di Venezia, Ennio Fortuna, che teme un aumento della violenza: «Forse con meno rapine e furti - spiega -, ma forse con più feriti o morti disgraziatamente».
Messaggi
1. > Licenza di uccidere, 28 gennaio 2006, 21:46
"In alcuni supermercati è già in corso un’interessante promozione sull’acquisto di un kit così composto : due pistole a tamburo Colt mod. John Wayne, cinturone in pelle con cartucciera e doppia fondina, cappello texano a larghe falde, stella di latta da sceriffo, manualetto illustrato di istruzioni dal titolo “Chi spara per primo spara due volte”. Al Ministero invece un gruppo di esperti sta già studiando modifiche alla legge per consentire l’installazione delle mine antiuomo nei giardini di casa, mentre all’Enel stanno predisponendo opportune agevolazioni tariffarie per chi voglia applicare la corrente ad alta tensione alle recinzioni metalliche delle abitazioni."
MaxVinella