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Lidia Menapace: Una lettera personale da Peppe Sini
Publie le domenica 30 aprile 2006 par Open-PublishingCaro Peppe,
mi accingo ad andare ad un primo incontro del gruppo genovese di persone intenzionate ad impegnarsi nel percorso della costruzione della Sinistra Europea e prima di andare intanto Ti ringrazio per la proposta che mi hai fatto. Sto seguendo la situazione da quando appunto ho letto la cosa su "La nonviolenza è in cammino".
Porto volentieri anch’io la mia goccia, per quel che può valere, sperando che stavolta il vaso strabocchi.
"Di Lidia Menapace ho negli occhi innanzitutto due immagini, che provo ad evocare a mo’ di sceneggiatura.
Prima immagine: esterno notte. Ore 18 o al massimo 19. Genova, piazza Matteotti. Pioviggina, in zeneise diciamo "baixinn-a" (la x si legge "sg"). Lidia con un microfono in mano che parla al termine di un presidio in piazza, se non ricordo male, per il ritiro delle truppe dall’Iraq. Ha in testa un cappello un po’ chapliniano.
Seconda immagine: interno giorno. Nella pausa pranzo di un incontro sulla nonviolenza a Reggio Emilia, in un ristorante. Sedute di fronte mi trovo Lidia e la nostra presidente dei Berretti, Fabiana, due donne di due diverse generazioni, unite anche da una curiosa coincidenza, in quanto nate in una regione e poi trasferitesi in un’altra, dal momento che una, piemontese di nascita è andata a vivere quasi ai confini con l’Austria (Bolzano), l’altra è nata quasi ai confini con la Francia (in Val d’Aosta), e vive attualmente nella Bassa Reggiana. Lidia sta sminuzzando del pane in un piatto di verdura e tutte e due se la ridono un mondo nello smantellamento della terminologia militare che "inquina" il nostro linguaggio, secondo la ben nota campagna avviata da Lidia stessa, come ci tiene a ricordare. Rimango in ammirazione di questa pressoché perfetta situazione di comunicazione tra donne, come ho la sensazione che solo le donne riescono ad esprimere, senza peraltro risultarne escluso, anzi ogni tanto gli sguardi si incrociano, ma esito ad intervenire proprio per non turbare quel momento.
Una terza immagine, che però mi manca, è l’80° compleanno di Lidia, che ha festeggiato qui a Genova, con i compagni e gli amici del Comitato per la Pace Rachel Corrie della Val Polcevera, alla quale purtroppo non ho potuto partecipare perché bloccato da telefonate in casa ricevute proprio mentre mi accingevo a partire per partecipare. Era mancato da pochi giorni il suo compagno.
Le ragioni per sostenere una candidatura come questa. Prima, Lidia è una donna. In questo momento in cui la classe "politicante" è più che mai chiusa all’interno di una specie di oligarchia prettamente maschile e scandalosamente non si vedono candidature di donne, tranne forse quella sussurrata di Anna Finocchiaro alla Presidenza della Repubblica, che in fondo non vedrei poi male (in seconda battuta, naturalmente, rispetto alla nostra candidata), mi pare che questo elemento sia estremamente importante e significativo.
Seconda, è una testimone di almeno due momenti fondamentali. Il primo, la lotta per la Liberazione. Ed è stato bello vedere anche in televisione, almeno quella pubblica, affiorare l’importanza della donna in quel grande momento della nostra Storia. Ma soprattutto testimone di quella rivoluzione, che mi pare la più importante del Novecento, che è stata quella femminile. Una rivoluzione innanzitutto incruenta, irreversibile, ostinata, durata almeno una settantina d’anni, che ha attraversato il mondo intero che ha introdotto con forza il tema della differenza e della diversità, aprendo dei varchi di democrazia che hanno avuto un riversamento sulla società superando addirittura il concetto dell’uguaglianza con quello, che la ridefinisce, di pari opportunità. Una rivoluzione, mi piace sempre ricordare, che non ha avuto un gruppo dirigente, e che a mio avviso può prefigurare la rivoluzione nonviolenta, quella della coscienza, a cui penso nessun potere potrà più avere efficacia nel contrasto. E che è quella alla quale cerco di dare il mio modesto, umile contributo.
Terzo, è una vera democratica. In un momento in cui, di fronte al fatto che una consistente parte della popolazione di questo paese ha espresso un voto in una direzione differente da quella della maggioranza mi pare che democrazia vorrebbe che almeno una delle presidenze delle due Camere e di alcune commissioni andassero a persone titolate dell’opposizione, almeno a quelle più equilibrate e meno faziose. In quest’ottica sarei perfin disponibile, mettendo da parte le antipatie personali, a sostenere una presidenza al Senato per una Margherita Boniver, per es. E mi pare a maggior ragione in quanto non è stato fatto da loro quando erano (o si dicevano o addirittura riuscivano a farsi ritenere) maggioranza. Altrimenti mi pare che si rischi l’occupazione militare delle istituzioni. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensa Lidia in merito.
Del resto mi pare proprio quello che mi hanno insegnato questi grandi maestri. Mi piace qui ricordare Mario Tommasini e il mio primo incontro con lui, all’epoca di "liberarsi della necessità del carcere". L’avevo conosciuto attraverso "Matti da slegare", il film di Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Andai a trovarlo nel suo ufficio, all’epoca era Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Parma, per chiedergli un suo parere su una questione che all’epoca era stata oggetto di accese discussioni e su cui non avevo affatto le idee chiare: la condanna all’ergastolo per Walter Reder, il "boia" di Marzabotto. Non sapevo che Mario avesse partecipato alla lotta di liberazione, ma è stata la prima cosa che mi ha detto nel rispondere al mio quesito. La risposta che mi ha dato è stata all’incirca: cosa vuoi mettere dentro un vecchio di novant’anni? A cosa serve? Lascialo morire in pace. Ha già pagato il suo debito, no?
Quarto, il processo che abbiamo messo in moto. Un insieme di persone apparentemente vivente in "mondi" separati che ritrova un momento di "comune sentire" rispetto alla prospettiva di una candidatura, quindi un fatto istituzionale, nata al di fuori dei "corridoi" dei "palazzi", ma piuttosto in un supercorridoio che va da un estremo all’altro della penisola, e comunque che vuol dire anche un atto in cui tutto un insieme di persone poco visibile per quanto attivo si fa sentire, tentando di dare un segnale forte ad un ceto politico chiuso, arroccato e arretrato anche da un punto di vista culturale, nonostante una quantità di ingressi veramente interessante. Una candidatura portata avanti col "passaparola"!
Quinto, se mi è permesso, una piccola affinità autobiografica. Lidia è stata eletta in Friuli-Venezia Giulia, regione nella quale mi considero nato per la terza volta, a Resiutta, nel Canal del Ferro, nel 1976 ai tempi del terremoto.
Debbo dire che di tutte le adesioni pervenute quella che mi ha fatto più piacere è stata quella di Pia Covre.
Infine, l’indicazione di una prospettiva. Grazie soprattutto al Partito della Rifondazione Comunista, abbiamo oggi un gruppo di parlamentari con i quali è possibile discutere di nonviolenza e portarla anche all’interno dei "palazzi". Da Ali Rashid, che all’interno del mondo palestinese sta cercando di portare la nonviolenza a Lidia, da Vladimir Luxuria a Titti Valpiana, a Francesco Martone, per citare solo alcuni nomi che mi vengono in mente, ci sarebbe la possibilità di proporre la creazione di un gruppo parlamentare di "amici della nonviolenza". C’è spazio per lanciare quest’idea?
Credo che sarebbe importante se nelle prime votazioni almeno qualche voto in aula fosse espresso proprio a favore di Lidia. Possiamo attivarci affinché questo accada?
Mi permettete una citazione? "Hair": "let the sun shine in you". Che il sole risplenda su di noi ..."
Scusami per il ritardo con cui Ti scrivo, ma son passati tre giorni da quando ho incominciato a mettere giù questo messaggio, soprattutto dopo la riunione citata in premessa, e dopo alcuni piccoli incidenti a causa della scarsa dimestichezza con lo strumento informatico. E mentre Ti scrivo è stato eletto Fausto Bertinotti alla presidenza della Camera. Ho anche preferito dare diffusione alla cosa, prima ancora che scrivere, visto che mi trovo meglio nella prima funzione che nella seconda, e forse è anche più utile.
Ho pensato di cercare qualche fotografia di Lidia in rete e di metterla insieme al testo scritto e di metterla in qualche negozio nel centro storico, oltre che affiggerla come faccio sempre, sulla porta di casa. Paolo, il falegname di vico della Scienza, mi ha già dato la sua adesione. Ho anche pensato di scrivere a "Parla con me": che ne dici se un po’ di gente venisse sollecitata a fare la stessa cosa? Mi pare uno spazio che potrebbe esser utilizzato.
Ancora grazie per la proposta e per il prezioso lavoro che Tu e la redazione svolgete.
A presto
Angelo Gandolfi
Carissimo Angelo,
sperando di non essere importuno vorrei segnalarti l’utilita’ di far circolare l’idea che il Parlamento elegga Lidia Menapace, attualmente senatrice, come prossima Presidente della Repubblica.
Lidia Menapace e’ una donna, una persona che ha preso parte alla Resistenza, una pensatrice e attivista femminista, un’amica della nonviolenza; ed e’ altresi’ una persona di profonda cultura, di limpido impegno civile, di straordinario rigore morale. Tutte caratteristiche per le quali sarebbe una ottima Presidente della Repubblica.
Prima che il dibattito per l’elezione del capo dello Stato sia ingabbiato nelle logiche interne al ceto politico, potrebbe essere efficace che dalle cittadine e dai cittadini, dai movimenti delle donne, dall’associazionismo democratico, dai movimenti sociali, dalle espressioni civili della societa’ civile, dai luoghi della cultura e dell’impegno per i diritti e la pace, dalle e dai militanti politici di base, emergesse autorevole e corale, persuasa e persuasiva, una proposta rivolta all’intero Parlamento affinche’ per la Presidenza della Repubblica si converga su una figura dell’autorevolezza di Lidia Menapace.
Riporto di seguito un breve testo che abbiamo diffuso ieri ne " La domenica della nonviolenza":
Ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza.
Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza.
Un Presidente della Repubblica femminista.
Una Presidente della Repubblica.
Lidia Menapace.
Sarei felice se la proposta di Lidia Menapace alla Presidenza della Repubblica (proposta condivisa gia’ da varie persone) venisse fatta circolare, se molte persone si esprimessero in tal senso, se si riuscisse a suscitare l’attenzione e l’impegno di tante e tanti a tal fine.
Posso chiederti, qualora tu condividessi questa opinione, se potessi sia diffondere - nelle forme che riterrai piu’ adeguate - la proposta, sia scrivere un tuo intervento a sostegno di essa (e se possibile inviarmelo per poterlo diffondere anche attraverso il nostro foglio quotidiano "La nonviolenza e’ in cammino)? Te ne sarei molto grato.
Un cordiale saluto,
Peppe Sini
Viterbo, 24 aprile 2006
Postilla: notizia su Lidia Menapace
Lidia Menapace e’ nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e’ poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e’ tra le voci piu’ alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa’ civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e’ stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e’ dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L’ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne’ indifesa ne’ in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste’, Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004.