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Lidia Menapace: la scelta dell’azione nonviolenta come forma di lotta generale
Publie le sabato 7 giugno 2008 par Open-PublishingMenapace: la scelta dell’azione nonviolenta come forma di lotta generale
Dato che su qualunque argomento si deve ricominciare quasi da capo, parlo delle forme di lotta: vanno bene tutte quelle convalidate dalla lunga pratica del sindacato, che è il più antico agente di lotte nonviolente che storicamente si sia dato: manifestazione, petizione, sciopero, sciopero alla rovescia, picchetto, boicottaggio, sabotaggio.
Ripassiamole: tutte conservano attualità, anche se la manifestazione è venuta un po’ calando.
In ogni modo è il caso di riconfermare che sono tutte lotte nonviolente: l’unica dubbia, il sabotaggio, da alcuni non è ammessa come lotta nonviolenta e certo ha bisogno di una organizzazione ferrea, perchè non degeneri in azioni nocive di cui non si misurano tutte le conseguenze sulle persone.
Bisogna molto vigilare, perchè la decisione del Governo di ridurre le possibilità di lotta definendo pezzi del territorio: “territorio di interesse militare” andrà avanti e potrebbe anche invadere parti della libertà sindacale. Già ora interventi decisi da prefetti violano la libertà e privatezza personale.
Con altri ho incominciato una forma di lotta istituzionale che ho chiamato Opposizione Ombra: dato che al parlamento appare un governo legale, e un governo ombra e l’opposizione quasi non c’è, almeno di sinistra, quando riscontriamo una violazione grave dell’ordine costituzionale o delle norme vigenti o delle tradizioni giuridiche consolidate, scriviamo un testo come fosse un’ interrogazione o un emendamento o una traccia per il dibattito in aula e lo mandiamo a tutti i parlamentari Pd, per vedere se qualcuno raccoglie il “grido di dolore” che viene da chi è diventato suo malgrado solo extraparlamentare. La cosa, provata a proposito di pacchetto sicurezza, ha ottenuto qualche interesse tra deputati eletti (Bachelet Amati ecc.); serve anche per capire qual è il numero di parlamentari eletti con Veltroni che sia -almeno un po’- di sinistra.
Credo assolutamente che bisogni riconfermare la scelta dell’azione nonviolenta come forma di lotta generale, anche perchè la tendenza a criminalizzare qualsiasi protesta obbliga a studiarne di assolutamente legali e nonviolente (bisogna dimostrare visibilmente e agli occhi di molti e molte che è il Governo ad essere “illegale e violento”): senza questa avvertenza si andrebbe subito allo scontro e ciò scatenerebbe una ondata di paura sulla “sicurezza”. Il ministro degli Interni o di polizia manovra largamente i prefetti e la piazza senza alcuna vergogna e capeggia in Europa la crociata contro i Rom.
E’ gIà passata largamente l’opinione che chiunque entri in Italia senza documenti o con documenti non validi, ci venga per delinquere e sulla “presunzione” che abbia “intenzione” di delinquere, facendo parte di una etnia “sospetta”, viene fermato schedato richiesto di mostrare i documenti ecc. Beccaria si rivolta nella tomba. Questo comunque è razzismo preciso, da manuale.
Cercherò in futuro argomenti meno tristi: ma davvero sono a rischio o almeno minacciate libertà fondamentali e si lavora da parte del governo per formare un’opinione pubblica negativa verso qualsiasi movimento di sinistra: se invece si tratta di omicidio a Verona, o di assalti al Pigneto o di incendi di campi Rom a Napoli, non si tratta di “politica”: sono reazioni un po’ esagerate, esuberanza giovanile, tutta una cosa di ormoni.