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Lo Statista Berlu : frode, falso, riciclaggio. Una storia infinita
Publie le giovedì 24 febbraio 2005 par Open-PublishingInchiesta Mediaset, chiuse le indagini
Verso la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi. Le accuse: falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita.
MILANO - Per i pm milanesi Silvio Berlusconi intervenne per favorire la creazione di fondi neri sulla compravendita dei diritti televisivi e cinematografici anche dopo il 1993, quando lasciò ogni incarico societario nel gruppo che aveva fondato per occuparsi di politica. I pm milanesi Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale in data di venerdì hanno chiuso l’indagine che riguarda anche altre 13 persone tra cui Fedele Confalonieri presidente Mediaset avviata nel giugno del 2001, depositando gli atti. E’ il primo passo verso la richiesta di rinvio a giudizio.
LE ACCUSE - Berlusconi è accusato di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita. Il falso in bilancio arriva per centinaia di miliardi delle vecchie lire fino al 1999 e ne rispondono anche Giorgio Vanoni, un tempo responsabile del comparto estero della Fininvest, Confalonieri, Farouk Agrama intermediario e Gabriella Galetto che aveva lavorato alla Fininvest di Massagno (Lugano). La frode fiscale arriva secondo il capo di imputazione fino al 20 maggio del 2000 e ne rispondono anche l’intermediario Daniele Lorenzano che secondo l’accusa intratteneva rapporti con le major americane agendo per conto di Berlusconi, David Mills il creatore e gestore del sistema di società off shore utilizzato dalla Fininvest, Marco Colombo, Vanoni e Candia Camaggi della Fininvest svizzera. L’appropriazione indebita aggravata contestata anche a Berlusconi riguarda 276 milioni di dollari, 13 milioni di franchi svizzeri, 2 milioni di franchi francesi, 9 miliardi di lire e 548 mila fiorini olandesi. Di riciclaggio sono accusati Paolo Del Bue di Arner Bank e Mills.
L’ELENCO - L’elenco delle persone che rischiano il processo è completato da una serie di indagati minori come Giorgio Dal Negro, Manuela Del Socio, Erminio Giraudo, Carlo Rossi Scribani. «E’ impensabile che Berlusconi sia intervenuto nelle vicende del gruppo dopo aver lasciato ogni incarico, c’è una radicale insussistenza dei fatti - dice Nicolò Ghedini, legale del premier - non esistono fondi neri di Mediaset. Questo posso dire sulla base di quanto riferitomi a proposito del capo di imputazione. Leggeremo gli atti e poi decideremo eventualmente di chiedere l’interrogatorio».
IL CARTEGGIO - Nelle 500 mila pagine depositate dai pm c’è un carteggio con le autorità americane. E i magistrati di Milano lamentano la loro insoddisfazione per la cooperazione giudiziaria del dipartimento di giustizia di Washington. La decisione di chiudere l’indagine è stata accelerata rispetto alle previsioni di qualche mese fa proprio per la pratica impossibilità di andare per i pm a Hollywood a sentire i responsabili delle major. Una richiesta di documenti bancari formulata nel maggio dell’anno scorso sarebbe stata passata agli istituti di credito statunitensi solo una decina di giorni fa. Sono state fatte richieste di assistenza giudiziaria in mezzo mondo dal Regno Unito alla Svizzera, da Malta a Montecarlo, dall’Olanda alla Francia alle Bahamas all’Irlanda, all’isola di Man a Guernsey.
L’ACCUSA - Secondo l’accusa solo tra il 1994 e il 1995 la Fininvest avrebbe gonfiato per 171 milioni di dollari il prezzo dei film acquistati negli Usa. L’accusa parla di doppia contabilità. Diritti tv e film sarebbero stati comprati dalle major per poi essere rivenduti a due finanziarie, Principal Network Commnication e Principal Communication che facevano capo a due società di Malta. Silvio Berlusconi era stato iscritto nel registro degli indagati il 19 febbraio del 2003, esattamente 2 anni fa. Successivamente sono stati indagati per riciclaggio anche i figli Piersilvio e Marina i quali però sono in uno dei due stralci di indagine ancora in corso. Uno di questi stralci è pieno di "omissis" perché ci sarebbero importanti accertamenti ancora da svolgere e che riguarderebbero proprio Berlusconi. Lo stesso Berlusconi con le sue presunte responsabilità sarebbe stato al centro degli interrogatori di testimoni negli Usa per i quali i pm non hanno ancora ricevuto l’ok operativo. Oltre alle rogatorie non finite i pm hanno un’altra preoccupazione. Quella della prescrizione dei reati che aumenterebbe nel caso dovesse passare la legge ex Cirielli in Parlamento. Per questa ragione la procura sarebbe intenzionata a chiedere al gup Fabio Paparella di fissare la data dell’udienza preliminare il più presto possibile, indicativamente a giugno prossimo.
19 febbraio 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/...
L’avvocato Mills: nel ’94 a casa di Berlusconi
«Fondi Mediaset, ecco il patto segreto»
Secondo il legale inglese, «la richiesta era di creare società per dare parte del patrimonio ai figli»
MILANO - Procura di Milano, domenica 18 luglio 2004. I pm dell’inchiesta Mediaset interrogano in via riservatissima un grande avvocato inglese, David Mackenzie Mills, marito del ministro Tessa Jowell del governo Blair e parente del procuratore capo di Londra. I magistrati, Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, mostrano a Mills il documento-chiave di tutta l’indagine: la prova scritta, secondo i pm, che Silvio Berlusconi e i suoi figli Marina e Piersilvio, invece di pagare le tasse sui profitti delle loro tv, avrebbero direttamente incamerato almeno 280 milioni di euro, nascosti sui conti segreti di una sistema di società fiduciarie («trust»).
Il documento, depositato solo ora con l’avviso di chiusura dell’inchiesta notificato ai difensori, descrive la catena di controllo delle due più ricche società-cassaforte: Accent e Timor, poi ribattezzate Century One e Universal One. Mentre i pm lo informano che non è più testimone, ma indagato, l’avvocato Mills sbianca. E poi vuota il sacco: «I beneficiari economici delle società Accent e Timor erano rispettivamente Marina e Piersilvio Berlusconi, come è scritto chiaramente nel documento. I nuovi nomi Century One e Universal One ci sono stati suggeriti da persone della Fininvest, a memoria Candia Camaggi, perché si volevano nomi che avessero a che fare con il mondo del cinema».
Queste due sigle sono alla base dell’impero televisivo di Berlusconi: sono le società off-shore che hanno venduto alla Fininvest i diritti di trasmissione dell’enorme magazzino di film americani poi ereditati da Mediaset con la quotazione in borsa. Proprio la manager svizzera Candia Camaggi (moglie di Giancarlo Foscale, primo cugino di Berlusconi) aveva raccontato a pm di Tangentopoli, fin dal ’94, che quelle due società sarebbero appartenute a «ex dirigenti delle major». A sentir lei, insomma, erano le grandi case cinematografiche statunitensi a imporre quelle due intermediarie off-shore. Da allora tutti i difensori hanno ripetuto la stessa versione: «Sono società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset». Di fronte al documento intitolato «Proposed Holding Structure», invece, l’avvocato Mills mette a verbale tutta un’altra storia: «Io sapevo che Livio Gironi (il tesoriere della Fininvest, ndr ) era direttamente legato a Silvio Berlusconi, che era l’uomo che amministrava il patrimonio personale.
Ho avuto conferma di questo fatto in un incontro per me importante, avvenuto a Milano in quella che credo fosse la casa di Berlusconi: era una villa con un bellissimo giardino e una biblioteca a due piani, in legno... Fu in quell’occasione che Gironi mi disse che bisognava fare un’operazione: lo scopo fondamentale era destinare una parte del patrimonio privato di Silvio Berlusconi ai figli del suo primo matrimonio. L’idea era costruire due veicoli societari che dovevano fare trading (intermediazione) sui diritti e quindi ottenere profitti, che si voleva fossero destinati a Marina e Piersilvio». «Il documento l’ho scritto io - confessa Mills - con le indicazioni che mi ha dato Gironi: fu lui a dirmi che la cosa doveva restare assolutamente riservata e quindi era necessaria una banca fuori d’Italia. Fu sempre Gironi a sottolineare che i figli sarebbero stati i beneficiari, ma la gestione pratica doveva essere sempre soggetta al consenso di Silvio Berlusconi, che nel documento viene denominato "X".
Il punto 5 serve a spiegare in modo semplice cosa sia un "trust": era necessario perché Berlusconi comprendesse anche l’aspetto legale. Ovviamente nella famiglia hanno fatto le loro valutazioni e poi Vanoni (manager ora indagato, ndr ) mi ha riferito alcune modificazioni. Prima di tutto il documento non sarebbe stato firmato da Silvio Berlusconi ma dai due figli, che così avrebbero assunto il doppio ruolo di costituente ("settlor") e di beneficiario. Inoltre si voleva legare la possibilità di compiere atti di disposizione al consenso di alcune persone di fiducia di Silvio Berlusconi: intendo dire Gironi, Foscale e Confalonieri, che rappresentavano la volontà di Berlusconi». Secondo Mills, dunque, Marina e Piersilvio avrebbero ricevuto in regalo le due società-forziere con i profitti esentasse degli anni ’90, ma per prelevare i soldi dovevano chiedere il permesso allo zio o ai più fedeli collaboratori di papà: padroni sì, ma sempre sotto mister X.
Paolo Biondani




