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"Lo hanno arrestato, l’ho rivisto morto, irriconoscibile e pieno di lividi"

Publie le sabato 24 ottobre 2009 par Open-Publishing
9 commenti

Roma - Un servizio del Tg3 delle 20 di ieri 23.10.09

Arrestato per il possesso di 20 grammi di droga, muore dopo una settimana. La sorella denuncia: è irriconoscibile, pieno di lividi

Filmato al link :

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7b34b61c-e5cb-486c-953c-748349f4763d.html

Messaggi

    • Le assoluzioni per Genova 2001, quella per l’agente assassino di Gabriele Sandri, le condanne minime ( senza nemmeno la sospensione cautelativadel servizio) per i poliziotti uccisori di Federico Aldrovandi hanno fatto scuola ... e producono fatalmente certi effetti .....

      E poi io, fermo restando che per me Marrazzo si deve immediatamente dimettere, alla storia delle "quattro mele marce" mica ci credo tanto .... e comunque chi ha fatto alle cosiddette "mele marce" quella segnalazione anonima ?

      Via Gradoli, la stessa via del "covo" Br dove stava Moretti ai tempi del sequestro Moro, posto riservatissimo ed esclusivissimo sulla Cassia, ha praticamente due soli tipi di abitanti .... gente "coperta" dei servizi segreti e prostitute .....

      K.

    • ho visto in TV3 ll’intervista della sorella. E’ terribile? E’ terribile il silenzio di tanti che dovrebbero occuparsi anche di questo e che oggi si dedicano solo alle cronache anche nere del regime

    • senti guarda..io sono un parente di quel ragazzo..cominciamo dal presupposto che l’uomo è menifreghista..ED IO TI RACCONTO COM’E’ ANDATA VERAMENTE...Beh lui aveva 30 anni e stava con qualche amico...uno di questi possedeva ben 20 grammi di ascisc e quando ha visto le forze dell’ordine (PERSONE CHE NON STIMERO’ MAI) li ha buttati per terra dove le è parso e piaciuto.Hanno portato in questura questi ragazzi e hanno scartato tutti tranne che lui e il possessore della droga...analisi fatte parlavano chiaro: <> mentre quelle dell’altro risultavano sporche..carabinieri o polizia che siano hanno pensato che lo spacciatore di questa roba fosse quello pulito...dopo vari interrogatori (Oltre che l’hanno ammazzato di botte [i poliziotti])non ha resistito ed ha fatto nomi.poliziotto dice che non è vero e che sarà condannato:detto e fatto.viene portato al carcere di rebibbia (Roma) dove avendo fatti nomi viene ammazzato a suon di botte...Io dico..CAZZO..si può morire a 30 anni per una cosa che non ha fatto? beh questo non è solo morire..MASCELLA ROTTA...OCCHIO FUORI DALLE ORBITE...TAGLI LIVIDI ED ALTRO..QUESTO SOLO IN FACCIA..le pare normale?oggi andrò ai funerali..e sono già distrutto..questa è INGIUSTIZIA..

    • CARCERI: MANCONI E GONNELLA, MORTE SOSPETTA A ROMA UN DETENUTO DI REGINA COELI DECEDUTO ALL’OSPEDALE PERTINI (ANSA) - ROMA, 26 OTT

       Stefano Cucchi, 31 anni, arrestato per possesso di droga viene rinchiuso a Regina Coeli il 16 ottobre scorso, poi trasferito all’ospedale Pertini di Roma muore subito dopo. Sul suo corpo i genitori hanno riscontrato tumefazioni e lesioni. A denunciare una morte «su cui fare chiarezza e giustizia» sono Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri, e Luigi Manconi ,presidente di ’A Buon Dirittò. «La morte di Stefano Cucchi avvenuta all’ospedale Pertini (reparto detentivo) richiede un immediato chiarimento», dichiarano Gonnella e Manconi. «Trentunenne, di corporatura esile, viene arrestato pare per modesto possesso di droga il 16 ottobre scorso - raccontano - Al momento dell’arresto da parte dei carabinieri, secondo quanto riferito dai familiari, stava bene, camminava sulle sue gambe, non aveva segni di alcun tipo sul viso. La mattina seguente, all’udienza per direttissima, il padre nota tumefazioni al volto e agli occhi». «Cucchi - notano Gonnella e Manconi - non viene inviato agli arresti domiciliari, eppure i fatti contestati non sono di particolare gravità». Dal carcere, invece, viene disposto il ricovero all’ospedale Pertini. «Pare per ’dolori alla schienà». «Ai genitori non è consentito di vedere il figlio - sostengono ancora Gonnella e Manconi - L’autorizzazione al colloquio giunge per il 23 ottobre ma è troppo tardi perchè Stefano Cucchi muore la notte tra il 22 e il 23 ottobre. I genitori rivedono il figlio per il riconoscimento all’obitorio e si trovano di fronte a un viso devastato». «Una morte tragica, sospetta - dicono - che richiede risposte dalla magistratura, dall’amministrazione penitenziaria, dai carabinieri, dai medici del Pertini e dalla Asl competente: perchè Stefano Cucchi aveva quei traumi? Perchè ai genitori è stato impedito di incontrare il figlio per lunghi sei giorni? Perchè non gli sono stati concessi gli arresti domiciliari neanche fosse il più efferato criminale?». Manconi e Gonnella concludono chiedendo che vengano «rese pubbliche le foto del viso tumefatto di Cucchi, posto che in Italia capita spesso che i verbali degli interrogatori a base di inchieste importanti vengono immediatamente trascritti sui giornali». (ANSA)

    • ...non era certo uno di quelli che si definisce un bravo ragazzo...............

    • ...Ed anche se fosse c’è il diritto di ammazzarlo di botte? Ma vergognati!!!

    • Mi associo. Vergogna. Consulta le statistiche su quanta gente fa uso di droghe leggere. Rifletti sul fatto che nella maggior parte dei paesi europei, paesi ben più civili del nostro, come Inghilterra e Olanda, il consumo è praticamente legale, in quanto praticamente innocuo, e invece in Italia per questo si può morire, e non è la prima volta che succede, per la brutalità delle forze dell’ordine, brutali soprattutto con i deboli, con un ragazzo indifeso e solo, e anche per l’ignoranza della gente che la pensa come te. Vergogna

    • LA STORIA
      Giallo per la morte di un geometra
      dopo l’arresto. «Vogliamo la verità»

      Denuncia della famiglia di Stefano Cucchi, assistita
      dal legale che seguì il caso di Federico Aldrovandi

      ROMA - «Vogliamo la verità sulla morte di Stefano. Quando lo hanno arrestato stava bene. La mattina dopo aveva il volto tu­mefatto. Sei giorni più tardi è morto, senza che noi potessi­mo vederlo prima...». È lo sfo­go di Ilaria, sorella di Stefano Cucchi, 31 anni, geometra nello studio di famiglia nel quartiere Casilino. Il ragazzo, basso di statura e molto magro, è stato arrestato la notte del 16 ottobre nel par­co Appio Claudio. I carabinieri lo hanno bloccato mentre spac­ciava droga: ecstasy, cocaina e marijuana. Cucchi, piccoli pre­cedenti alle spalle, è stato ac­compagnato a casa dove viveva con i genitori per la perquisizio­ne. Il padre e la madre lo hanno visto che «camminava sulle pro­prie gambe - ricordano - . Era preoccupato, è normale, ma sta­va bene. E non aveva alcun se­gno sul viso».

      La mattina suc­cessiva, al termine dell’udienza di convalida in tribunale, il ra­gazzo è stato condotto a Regina Coeli dopo che i carabinieri lo avevano consegnato alla poli­zia penitenziaria. «Non c’è sta­to alcun maltrattamento», assi­curano i militari dell’Arma. Cucchi, secondo la ricostru­zione dei carabinieri, ha trascor­so la notte dell’arresto in came­ra di sicurezza nella stazione Tor Sapienza. «Appena arrivato ha detto di essere epilettico - ag­giungono i militari dell’Arma ­. In quella stessa notte il pianto­ne l’ha sentito lamentarsi. Tre­mava, aveva mal di testa. Così è stata chiamata un’ambulanza, ma Cucchi ha rifiutato le cure e non è voluto andare in ospeda­le. Poi si è messo a dormire e la mattina è stato condotto in tri­bunale ».

      Quando il giovane è arrivato in carcere è apparso però in pre­carie condizioni. È finito al pronto soccorso, «per dolori al­la schiena», spiegano Luigi Manconi e Patrizio Gonnella, delle associazioni «A buon dirit­to » e «Antigone», e il giorno successivo nel reparto peniten­ziario del «Pertini». Lì è morto per arresto cardiaco la notte di giovedì scorso. E solo allora ai genitori e alla sorella è stato permesso di vederlo, ma da die­tro una vetrata: «Aveva il volto pesto, un occhio fuori dal bul­bo, la mandibola storta», rac­contano.

      Ora si attende l’esito dell’autopsia, già effettuata, «senza darci il tempo di nomi­nare un perito di fiducia, anche se sembra che Stefano avesse tre vertebre rotte», sottolinea Ilaria, che ha nominato come le­gale Fabio Anselmo: è lo stesso che ha assistito la famiglia di Fe­derico Aldrovandi, il giovane morto a Ferrara nel 2005 dopo una colluttazione con alcuni po­liziotti che lo stavano arrestan­do. «Vogliamo la verità - con­clude Ilaria - Stefano era un bra­vo ragazzo. Avrà pure commes­so qualche errore, ma non dove­va morire così».

      Sulla vicenda interviene il garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: «Aver impedito ai genitori di far visita al figlio moribondo è un reato ed è di una gravitá estrema - spiega -. È previsto dall’ordinamento che si consenta ai parenti di visitare il malato anche quando è in stato di detenzione e se gli è stato vietato per evitare che possa parlare e raccontare quello che gli è successo, è un reato di occultamento»
      Secondo Marroni, al giovane è stato proibito di denunciare i suoi aggressori, perciò «trasferirò tutti i dati alla magistratura come di norma si fa in questi casi, sia in presenza di un reato, ma anche nell’ipotesi di un reato».

      Paolo Foschi e Rinaldo Frignani

      Corriere della sera, edizione romana pagina 5

      27 ottobre 2009