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Lo sciopero generale del 12 dicembre in Grecia

Publie le sabato 15 dicembre 2007 par Open-Publishing

Le manifestazioni dei lavoratori hanno avuto una partecipazione ben più alta di ogni aspettativa.

Dopo la vittoria, anche se di misura, alle elezioni politiche del 16 settembre, il governo conservatore guidato da Kòstas Karamanlìs ha proseguito nel suo percorso di “modernizzazione” della società greca. Il tema principale all’ordine del giorno è la “riforma” delle pensioni. Il governo, nel momento in cui scriviamo, non ha ancora avanzato proposte precise, i suoi esponenti hanno solo dichiarato che è necessario tagliare i “costi abnormi” senza specificare come.

Ma se tagliare i “costi” significa colpire le pensioni dei lavoratori, com’è successo in Italia ed in altri paesi d’Europa, il futuro non promette niente di buono. Niente di buono il futuro promette anche ai lavoratori dell’Olympic Aerlines, la compagnia di bandiera nazionale, che sta imboccando una via di privatizzazione che rischia quasi di liquidarla, e con lei gran parte del personale.

In questo clima di imminente attacco governativo e padronale alle conquiste del movimento operaio i sindacati (la GSEE, cioè il sindacato confederale, la ADEDY che è il sindacato del pubblico impiego e il PAME che è un’emanazione del partito comunista di Grecia) hanno deciso di proclamare lo sciopero generale. La città è stata attraversata da due enormi cortei parecchie volte più numerosi di quella degli ultimi scioperi generali. La grande partecipazione, annunciata e prevista da molti giornali e canali televisivi, è stata ben superiore a tutte le aspettative. Sono stati visti scendere in piazza sindacati che organizzano lavoratori estremamente dispersi, come il sindacato dei camerieri, che in altre occasioni non erano stati in grado di mobilitarsi. Due grandi cortei (il PAME come tradizione ha voluto sfilare per conto proprio) si sono snodati per le vie della città passando sotto la sede del parlamento dove “democraticamente” si dovrà decidere il destino delle pensioni dei lavoratori. Ai margini della manifestazione, come spesso accade, non sono mancati incidenti fra giovani, definiti “anarchici”, e forze di polizia in assetto di guerra.

Secondo la valutazione di molti la mobilitazione è la maggiore degli ultimi anni, anche maggiore di quella “storica” del 2001 quando i lavoratori scesero in piazza contro le misure antioperaie del governo socialista di Kòstas Simìtis.

Ad una mobilitazione che è stata grande non possiamo comparare quanto è stato grande il blocco della produzione: lo sciopero “vero”. Questo perché è difficile capire realmente cosa è successo nella miriade di piccole e piccolissime aziende, commerciali ed industriali, che sono una parte importante dell’ossatura dell’economia greca. Sappiamo solo che lo sciopero dei trasporti è riuscito e ha bloccato tutta l’economia del paese.

Al di là dei suoi limiti, del fatto che le organizzazioni sindacali siano egemonizzate dai riformisti sempre pronti a contrattare con il governo e con i sindacati compressi sulla pelle dei lavoratori, lo sciopero del 12 dicembre dimostra che, anche in una fase oramai pluridecennale di riflusso, ci sono grandi potenzialità di lotta e di mobilitazione.

Spetta ai lavoratori più coscienti, che esistono anche se in numero ristretto, in Grecia come negli altri paesi europei sfruttare queste potenzialità per far risorgere la forza e la solidarietà operaia che qualcuno aveva frettolosamente riposto negli archivi della storia.