Home > Lotta alla precarietà e ristrutturazione del settore tessile a Como

Lotta alla precarietà e ristrutturazione del settore tessile a Como

Publie le sabato 16 aprile 2005 par Open-Publishing

Alle R.S.U.

Siamo delegati di aziende in cui per l’ennesima volta si stanno licenziando dei lavoratori.

Alla Ratti, dopo 2 anni dagli ultimi licenziamenti, ne vogliono cacciare 100, alla Pecco & Malinverno 10, alla Mantero già si vocifera di 120/150 persone e così via.
Chi viene espulso fa sempre più fatica a trovare un altro lavoro.

Se sei fortunato e trovi un posto a tempo indeterminato è per lo più a condizioni peggiori, sia in termini di salario che in termini di carichi di lavoro.

Molti finiscono in aziende più piccole dove i diritti sindacali non sanno neanche cosa siano.

Altri invece finiscono direttamente nelle grinfie delle agenzie interinali dove ti fanno lavorare qualche mese all’anno, ti possono togliere il lavoro in qualsiasi momento e dunque sei molto più ricattabile in termini di rinuncia ai tuoi diritti.

Per chi rimane in azienda la richiesta è quella di essere sempre più flessibili, peggiorando così le condizioni dei "fortunati" che non vengono espulsi.

Rimanere isolati nelle proprie aziende ci indebolisce! Queste sanno bene che se si mettessero tutte assieme a licenziare provocherebbero, loro stesse, una reazione più forte e unitaria dei lavoratori. Crediamo quindi che gestire le ristrutturazioni in tempi diversi sia una precisa strategia dell’Unione Industriali. Da qualche anno succede con la Ratti e la Mantero, prima una poi l’altra e alla fine le espulsioni vanno avanti.

Per questi motivi riteniamo utile e importante tentare di organizzare una riunione dove, partendo dalle proprie singole esperienze, si discuta e si lavori per attuare iniziative di contrasto a questi progetti.

Vogliamo rivendicare una maggior salvaguardia dei posti di lavoro messi in discussione, pretendendo anche la disponibilità di un lavoro con le stesse caratteristiche di tutela e salario.

Per dare forza alle nostre rivendicazioni e quindi avere anche un peso maggiore di trattativa in ogni singola azienda, proponiamo di ricorrere ad iniziative e mobilitazioni che prevedano anche uno specifico sciopero unitario.

Invitiamo dunque a contattarci ai numeri:

Ivano (delegato Ratti) 3475108830

Antonio (delegato Pecco & Malinverno) 3284516136

*******************************

Comunicato di Lavoro e Società - CGIL di Como

Due delegati di aziende che hanno avviato le procedure per espellere complessivamente circa 120 lavoratori hanno richiesto alla Filtea-CGIL la lista delle fabbriche tessili della provincia di Como che si trovano nella stessa situazione, al fine di tentare di avviare un confronto tra le varie RSU per verificare la possibilità di coordinare delle azioni di lotta comune. La Filtea ha opposto a tale richiesta uno sconcertante rifiuto, che dietro improbabili motivazioni - si è arrivati persino ad invocare la privacy! - lascia trasparire un pericoloso rigurgito di concezioni organizzative che sembravano definitivamente sommerse sotto le macerie del muro diroccato nel 1989.

Evidentemente senza che ce ne fossimo resi conto il muro è stato notte tempo eretto di nuovo e qualche dirigente sindacale è tornato a considerare il proprio ruolo non più come rappresentante dei lavoratori che lo hanno eletto, ma come tenutario di un qualche astruso potere, e dato che la conoscenza è potere cerca di conservare per sé anche la conoscenza delle fabbriche in crisi e i nominativi dei delegati che vi lavorano e che stanno rischiando il posto di lavoro, il salario e, spesso, la possibilità di sopravvivere con un minimo di decenza.

Su questo episodio ci sarebbe da aprire una profonda riflessione non solo sul piano politico, ma persino su quello morale.

Non sappiamo se nei vertici della CGIL ci sia ancora voglia di confrontarsi con spirito sincero sui limiti che evidenzia quell’organizzazione che ricorre a tali meschini mezzi per impedire che dei suoi iscritti, dei suoi militanti, eletti nelle sue liste, possano conoscersi e confrontarsi tra di loro. Eppure dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che un sindacato, tanto più se grande come la CGIL, può fondare la sua forza solo su un consenso reale, acquisito in un confronto politico trasparente. Non c’è confronto politico trasparente laddove si impedisce ai suoi iscritti di incontrarsi nelle loro sedi naturali. E non si invochi burocraticamente una qualche norma statutaria perché nessuno statuto può vietare di considerare sede naturale l’incontro di delegati di aziende in crisi!

Non ci nascondiamo dietro una foglia di fico. Sappiamo bene che la questione è politica ed affermiamo senza infingimenti di condividere le preoccupazioni dei due delegati. Hanno ragione a temere che la CGIL e gli altri sindacati stiano affrontando la questione degli esuberi nel settore tessile in modo assolutamente inadeguato.

Circoscrivere la trattativa azienda per azienda è un metodo perdente perché favorisce in pieno il progetto padronale e di Berlusconi-Maroni di espellere lavoratori dai luoghi in cui hanno una discreta difesa sindacale per precipitarli in un mercato del lavoro senza regole e garanzie.

Con questo metodo è ora di finirla, ci perdono i lavoratori e ci perde la CGIL, perché dimostra una ben scarsa coerenza con le sue critiche alla legge Maroni sulla flessibilità.

Chiediamo, dunque, che si permetta ai delegati delle aziende tessili in crisi di conoscersi tra di loro, di confrontarsi democraticamente e, se del caso, di esprimere in piena libertà le loro eventuali critiche, o i loro suggerimenti, alla CGIL e agli altri sindacati.

Ed esigiamo che la CGIL passi, finalmente, a una azione incisiva per impedire che i lavoratori precipitino nel baratro del ricatto e della flessibilità, e che dia corpo e sostanza alle sue critiche alla legge 30.

Lavoro e Società - CGIL Como