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Luglio caldo per sinistra rimasta fuori dal Parlamento
Publie le giovedì 26 giugno 2008 par Open-Publishing1 commento
ROMA (Reuters) - di Massimiliano Di Giorgio
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Rimasti fuori due mesi fa dalle ultime elezioni politiche, dopo la caduta del governo Prodi e la rottura col Pd, i partiti di sinistra affrontano quattro settimane cruciali, da oggi a fine luglio.
Tramontata la veloce esperienza della Sinistra arcobaleno - che ad aprile ha preso solo il 3%, perdendo circa tre quarti dei voti che avevano raccolto complessivamente nel 2006 i partiti fondatori - Il Prc cerca il vero successore di Fausto Bertinotti e rischia addirittura la scissione mentre i Verdi inaugurano il dopo-Pecoraro Scanio.
Sinistra democratica rilancia la classica "unità della sinistra" mentre il Pdci si accontenterebbe almeno di quella dei comunisti.
Il Partito socialista, infine, che ha corso in solitudine alle Politiche, vive anche una divisione di sesso nella sfida tra un candidato sostenuto da molti leader del vecchio Psi e una candidata supportata da due ex Ds e dai giovani socialisti.
Ma radicale o riformista che sia, la sinistra "extraparlamentare" non può fare a meno di guardare al Partito democratico, che dopo la sconfitta elettorale ha deciso di lanciare proprio a luglio il suo tesseramento e che ora, dopo la rottura nel centrosinistra, torna di parlare di alleanze e rilancia il bipolarismo.
Ed è proprio molto spesso nel rapporto col Pd che si giocano gli scontri interni. Che, per alcuni osservatori impietosi, somigliano a "regolamenti" di conti tra gruppi dirigenti sconfitti.
Sullo sfondo, le elezioni europee del 2009, che si terranno col sistema proporzionale - a meno di modifiche alla legge, possibili ma non considerate probabili - e dunque daranno la possibilità ai piccoli partiti di tornare ad avere una rappresentanza istituzionale. Anche se a Strasburgo e non a Roma.
UNIRE LA SINISTRA. NO, UNIRE I COMUNISTI
La prima assise sarà quella di Sd, che si riunisce a Chianciano da oggi al 29 giugno. Il movimento dell’ex ministro dell’Università Fabio Mussi, composto in gran parte di ex diessini contrari alla nascita del Pd, è ora guidato da Claudio Fava, giornalista, eurodeputato e figlio di una vittima illustre della mafia, lo scrittore e intellettuale Pippo Fava.
Al centro della discussione di Sd - che ha partecipato anch’essa al fallito esperimento elettorale della Sinistra arcobaleno, definita ora più "un residuo del passato che... una speranza per il futuro" - la "Costituente della sinistra" che dovrebbe fare riferimento al Partito socialista europeo e dialogare col Pd.
Un progetto molto diverso, quello di Sd, dalla proposta della maggioranza del Pdci, intitolata "Ricostruire la sinistra. Comuniste e comunisti, cominciamo noi", che punta all’unità coi fratelli-nemici del Prc, a 10 anni dalla scissione provocata dalla sfiducia di Bertinotti contro il primo governo Prodi.
Ora, però, dice il documento firmato dal segretario Oliviero Dilberto, "la svolta reazionaria" imposta dal governo di Silvio Berlusconi , bisogna ricostruire la sinistra, che però non sia "indistinta" o subalterna al Partito democratico (accusa rivolta sia a Sd che a un parte di Rifondazione). Il Pd, infatti, va sfidato per svelarne "la linea conservatrice".
Contro Diliberto si muove invece la seconda mozione presentata al congresso del 18-20 luglio a Salsomaggiore, quello dell’ex ministro del governo D’Alema Katia Belillo, che punta anch’essa a unire la sinistra ma che contesta soprattutto la leadership del piccolo partito comunista, accusata di essere troppo autoritaria e "giacobina".
LA BATTAGLIA DI RIFONDAZIONE.VERDI AL DOPO-PECORARO
Il partito più lacerato dal fallimento di Sa è però certamente Rifondazione comunista, che pure è stato il principale motore del cartello elettorale. Conclusasi la transizione affidata a Franco Giordano, ora il partito è drammaticamente diviso tra il presidente della Puglia Nichi Vendola - considerato l’erede di Bertinotti - e l’ex ministro delle Politiche sociali Paolo Ferrero.
Ferrero, ministro di culto valdese e proveniente da un partito di estrema sinistra (Democrazia Proletaria) è più forte nelle regioni del nord, Vendola - che invece viene dal Pci - può contare su un forte sostegno nel sud.
I due fronti in questi mesi si sono scontrati duramente su tutto: il numero degli iscritti, la regolarità dei congressi locali, il rapporto col partito di Veltroni (Vendola è apertamente sostenuto dalla sinistra del Pd) e ovviamente la prospettiva politica.
Vendola accusa la prima mozione - quella di Ferrero - di combattere una battaglia solo di conservazione dell’identità. Gli avversari replicano al presidente della Puglia - cattolico e gay dichiarato - di voler ripetere la fallimentare esperienza della Sinistra Arcobaleno e di guardare troppo al Pd.
L’ultimo incontro tra i rappresentanti delle due mozioni si è svolto lunedì scorso, e per Liberazione - il quotidiano del partito - si è concluso con una tregua, anche se resta lo scontro sul regolamento e sul tesseramento, con i ferrariani che accusano in buona sostanza i vendoliani di registrare iscritti di comodo.
Fino al congresso di Chianciano - che apre il 24 luglio - è difficile che le ostilità tra i due fronti si trasformino in guerra. Ma quando bisognerà scegliere il nuovo segretario, è possibile, dicono gli osservatori che tornino ad affacciarsi i rischi di una nuova scissione, dopo le emorragie più o meno grandi subite dal Prc a partire da metà anni 90. L’ultima, con l’uscita dei trotskisti di Sinistra Critica che ora - col piccolo Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando - aspettano di godere eventuali frutti elettorali alle Europee del 2009.
A Chianciano si riunirà anche l’assemblea dei Verdi, una settimana prima del Prc. Sarà il congresso dell’addio di Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente da alcuni mesi indagato per corruzione. Ma la sua maggioranza c’è ancora, riunita attorno alla mozione firmata da un’esponente storica dell’ambientalismo come Grazia Francescato e dall’ex capogruppo alla Camera Angelo Bonelli, ma anche dalla sinistra interna di Paolo Cento.
Tra i firmatari della mozione c’è un Pecoraro Scanio: Marco, fratello del ministro e anche lui finito nell’inchiesta della procura di Potenza.
In sostanza, la prima mozione verde recita il mea culpa su Sinistra Arcobaleno, dice che bisogna "tornare alle origini" e attuare una "autoriforma" con la convocazione degli "Stati generali dell’ambientalismo", rinunciando al "meccanismo delle tessere" che pure aveva fatto la fortuna dell’ex leader. E dice anche che bisogna rilanciare il rapporto col Pd.
Tra le altre mozioni presentate, quella più forte è "Per un nuovo inizio", primo firmatario Maurizio Pieroni, ispirata da Marco Boato, altro esponente storico del Sole-Che-Ride. La mozione, di orientamento sostiene un "ecologismo libertario non giustizialista" e condiziona le alleanze "alle affinità con quelle scelte politiche".
I SOCIALISTI RIPARTONO DALL’1%
I socialisti, che si riuniscono a Montecatini dal 4 al 6 luglio, dovranno scegliere tra due candidati alla segreteria che era di Enrico Boselli: il presidente del Consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini e l’europarlamentare Pia Locatelli.
Per Nencini il Ps - che alle politiche ha preso l’1% dei voti e dopo 116 anni è sparito dal Parlamento italiano - deve costruire una "sinistra riformista credibile", deve essere "il partito dell’inclusione sociale" e incalzare il Pd, perché "non è stato in grado di rappresentare quella alternativa al centrodestra che veniva auspicata".
A sostenere Nencini sono alcuni dei dirigenti più noti del vecchio Psi come Gianni De Michelis e lo stesso figlio di Bettino Craxi, Bobo, insieme a ex dalemiani come Gavino Angius.
Per la mozione di Locatelli - sostenuta da due ex Ds come Franco Grillini e Lanfranco Turci - invece, serve una "Epinay italiana" (a Epinay nel 1971 partì la riunificazione dei socialisti francesi guidata da François Mitterand), mentre è un errore "arrendersi al Pd", e i socialisti devono avere una linea "autonomista e corsara".
Messaggi
1. Luglio caldo per sinistra rimasta fuori dal Parlamento, 28 giugno 2008, 22:23, di paolina
non sono d’accordo: sono appena tornata dal congresso del circolo di Rifondazione a cui mi sono iscritta un paio di settimane fa: discussioni accese, piene di passione, autocritica, critiche, proposte, compagni e compagne ad avercene così!! la sinistra ci riserverà ancora qualche inaspettata sorpresa..