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Luisa Morgantini : esecuzione sommaria di una bambina di 13 anni a Gaza
Publie le mercoledì 13 ottobre 2004 par Open-PublishingCare tutte e tutti,
l’orrore quotidiano continua in Palestina. Ci fa impazzire di dolore la notizia dell’uccisione di una bambina palestinese di 13 anni, Iman Alhamas, lo scorso martedi’ 5 ottobre nei pressi di Rafah, nella Striscia di Gaza. In realtà Iman era già stata ferita, mentre andava a scuola con due compagne, quando un soldato israeliano avvicinandosi al suo corpo steso a terra, l’ha freddata, scaricandole una raffica di proiettili alla testa.
L’uccisione della bambina é stata giustificata dall’esercito con il fatto che i soldati che hanno sparato credevano che si trattasse di una giovane terrorista che portava dell’esplosivo nello zainetto. Si é poi scoperto che nello zaino c’erano solo libri e quaderni di scuola.
"Errori" di questo genere non possono rimanere nel silenzio, e tantomeno la violenza con cui il soldato si é scagliato con più di 20 colpi contro il corpo inerme di una bambina, stesa a terra e già morente.
Le inquisizioni dell’esercito, e l’ammissione di colpevolezza per l’utilizzo di "procedure non proprio ortodosse" non sono sufficienti a colmare la vergogna di azioni di questo genere, che ormai si ripetono nell’impunità più assoluta. Non sarà la punizione di quel singolo ufficiale a cambiare le sorti del popolo palestinese, e sebbene perseguire atti turpi di questo genere sia fondamentale per ristabilire almeno un’apparente legalità e rispetto delle regole, credo che sia quanto mai importante far sentire il nostro dissenso, anche se un’inchiesta é già stata aperta per indagare sullo svolgimento dei fatti.
Non possiamo rimanere in silenzio davanti a questa ennesima violenza: mandiamo lettere di protesta all’ambasciata israeliana (info-coor@roma.mfa.gov.il), alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Europei (fax n. 003222857397) ed al nostro Ministro degli Esteri (fax n.06.3236210), affinché il nostro governo prenda una posizione netta non solo contro questi atti vergognosi, ma contro questa occupazione che continua a mietere vittime civili, affossando sempre di più le sorti del popolo palestinese, e allontanando le prospettive di una pace sostenibile e duratura.
Lo stesso osservatore permanente per la Palestina alle Nazioni Unite il 7 ottobre ha inviato a Kofi Annan ed al Presidente del Consiglio di Sicurezza una lettera di sdegno con questi toni:
"(...) la brutale uccisione di Iman Samir Al-Hams, di 13 anni, colpita a morte dalle forze di occupazione israeliane mentre martedi’ 5 ottobre andava a scuola nella zona di Rafa. La bambina, che indossava il grembiule di scuola e portava lo zainetto stava camminando con due compagne, quando ha sentito gli spari ha cercato di ripararsi, ma é stata colpita dalle forze di occupazione; (...) il suo corpo é stato lasciato a terra per circa due ore, finché l’esercito ha permesso al personale palestinese di emergenza di avvicinarsi a lei; trovando il suo corpo trafitto da più di 20 proiettili".
Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato oggi un articolo sull’accaduto, dal titolo:
"l’IDF lancia un’inchiesta per verificare l’avvenuta sparatoria su una bambina di Gaza già ferita" che Giulia Franchi ha tradotto e sintetizzato:
(...)l’avvocato militare Generale Avihai Mandelblit ha ordinato l’apertura di un inchiesta sull’uccisione di una bambina palestinese di 13 anni, Iman Alhamas, lo scorso martedi’ 5 ottobre nei pressi di Rafah.
(...)Secondo testimoni militari, il comandante in carica del plotone schierato nella zona, si é "assicurato dell’uccisione" della bambina, con un procedimento contrario alle formali regole d’ingaggio nell’IDF. In termini militari, "assicurarsi dell’uccisione" di qualcuno significa fare fuoco da vicino sull’obiettivo, dopo che questo é stato già colpito e giace a terra, in senso stretto per assicurarsi che non presenti più alcuna minaccia, in senso lato per accertarsi della sua morte, pratica contraria alle regolamentazioni ufficiali dell’IDF.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano Yedioth Ahronoth dai militari della Brigata Givati, schierata presso l’avamposto militare di Girit ad ovest di Rafah, dove é stata uccisa la bambina, il loro comandante che aveva partecipato alla sparatoria da lontano, si é poi avvicinato al corpo e si é "assicurato" della sua morte scaricandole una raffica di proiettili alla testa.
Ma Sharon, continua impunemente a portare avanti la sua politica aggressiva nei confronti della popolazione Palestinese, incurante del crescente numero di vittime tra i civili. Neppure i suggerimenti dei suoi stessi generali siano più attendibili per il Primo Ministro. Infatti sempre Haaretz riporta oggi un articolo particolarmente significativo: "Il primo Ministro ignora le richieste dell’Israeli Defence Force di concludere le operazioni militari a Jabalia"
L’operazione, iniziata lo scorso 30 settembre e denominata ’i giorni della Penitenza’, continuerà, nonostante i crescenti dubbi espressi dai comandanti in carica dei plotoni dispiegati nella zona di Jabalia(...).
(...)Dall’inizio dell’operazione, avviata in seguito all’uccisione di due bambini israeliani nel villaggio di Sderot a causa del lancio di un missile Qassam, 114 Palestinesi sono stati uccisi, di cui 39 sono stati ufficialmente riconosciuti come civili(...).
(...)Il proseguimento dell’operazione, ormai giunta alla sua seconda settimana, sta suscitando pero’ i dubbi dello stesso esercito, che ha preso in considerazione l’ipotesi di concluderla e ridurre il numero dei contingenti militari schierati nella zona.
I generali dell’esercito hanno infatti sottolineato che rimanere in un campo cosi’ densamente popolato come quello di Jabalia, aumenta i rischi delle truppe, considerato anche il fatto che gli avamposti di lancio dei Qassam sono oramai stati spostati al di fuori del campo, in altre zone della Striscia(...).
(...)Sharon ha deciso di ignorare questi suggetrimenti, ed ha ordinato ai generali di mantenere l’attuale schieramento, continuando a fare pressione sulla popolazione Palestinese di Jabalia, e di provvedere ad ulteriori dispiegamenti di truppe nelle altre zone da cui sono lanciati i missili.
Sembra che Sharon voglia attendere l’attivazione di un nuovo sistema di sicurezza a Sderot, messo a punto per garantire almeno 20 o 30 secondi di margine prima del lancio dei missili, dando almeno l’impressione di una maggiore garanzia di protezione alla città(...).
Se volete leggere le versioni integrali degli articoli vi consiglio di collegarvi al sito del giornale: www.haaretz.com.
Un abbraccio, Luisa Morgantini




