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Lutto a casa Pink Floyd Richard Wright se ne è andato (per sempre)
Publie le mercoledì 17 settembre 2008 par Open-PublishingLutto a casa Pink Floyd Richard Wright se ne è andato (per sempre)
di Sandro Podda
Se ne è andato definitivamente dai Pink Floyd. Nessuna reunion possibile questa volta per lui che nonostante i dissidi aveva partecipato a tutti i live della band. Ieri, a 65 anni, è morto Richard Wright, pianista e tastierista che partecipò insieme ai compagni di scuola a Cambridge ai Sigma 6 e con cui ben presto fondò una tra le band che maggiormente a influenzato il rock a venire.
Chi fossero i suoi compagni di scuola è noto a tutti: il compianto Syd Barrett, Roger Waters, David Gilmour e Nick Mason. Con Mason (che sconta il fatto di essere un batterista), Wright condivide la relativa minore fama di chi si trova in gruppo con tre figure eccezionalmente carismatiche e prolifiche come Barrett, Waters e Gilmour. Di sicuro tutti insieme diedero vita a musiche ed atmosfere riconoscibili fin dalla prima battuta partendo da solide basi come il blues. Non poco per chi, come diceva Waters, non sapeva suonare ad eccezione di Barrett ben presto portato via mentalmente dai suoi demoni e scomparso fisicamente da due anni. Richard Wright se ne è andato dopo aver, come si dice in questi casi, "combattuto una breve battaglia contro il cancro".
Aveva cominciato a suonare da autodidatta. Non si tratta di una circostanza di poco conto. Forse sono state proprio quelle origini non "classiche" a costringerlo ad inventare un suono, o meglio di un’idea da rendere suono. Che è quello che del resto hanno fatto i Pink Floyd fin quando l’ispirazione e l’unione è durata. Unione che nel suo caso si è ufficialmente e malamente interrotta la prima volta durante le session dell’album più conosciuto e celebrato dei Pink Floyd, The Wall .
I contrasti con Roger Waters, che di quel disco è la mente visionaria e autobiografica, furono talmente forti da costringerlo a rassegnare le dimissioni dal gruppo. Tali che Waters minacciò di non fare uscire il disco se Wright non se ne fosse andato. Il tastierista rimase come turnista seppure non membro ufficiale del gruppo nella costosa e spettacolare promozione live del disco (paradossalmente, visto che il live era costoso, fu quello a guadagnarne di più visto che era "salariato" e non fu esposto al rischio imprenditoriale). Rimase perché le sue tastiere erano indispensabili, almeno quanto lo fu il suo contributo compositivo. Fondamentale e poco riconosciuto, se non bistrattato.
Aveva segnato album fondamentali a partire da The Piper at the Gates of Dawn , dove canta non accreditato in "Astronomy Domine" o "Matilda Mother". Wright mise ben presto da parte le velleità compositive spesso frustrate da Waters-Gilmour dedicandosi a raffinare un suono texturale o a volte invece sinfonico che farà scuola tra le nuove generazioni di musicisti. Se si parla anche di progressive nella musica dei Pink Floyd oltre che di psichedelia lo si deve a lui. Di certo però non portò mai il suono della band di Cambridge negli algidi territori in cui spesso si avventura il prog.
Non parteciperà a The Final Cut , ultimo album con cui Waters dichiarerà finita l’esperienza Pink Floyd che andranno avanti guidati dal "rivale" Gilmour. Collaborazioni e una non fortunata avventura solista, fino all’incisione dell’ultimo album in studio dei Pink Floyd dimezzati, The Division Bell . Ma ormai, come diceva Waters in Confortably Numb, «the dream is gone». Il sogno è andato da tempo e ora anche Wright lo ha raggiunto.