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Ma l’Europa resterà laica
• da La Repubblica del 22 aprile 2005, pag. 1
di Timothy Garton Ash
Gli atei dovrebbero accogliere con soddisfazione l’elezione di Papa Benedetto XVI. Perché questo teologo bavarese anziano, erudito, conservatore, non carismatico, di certo accelererà proprio il processo di decristianizzazione dell’Europa che si propone d’invertire.
Al termine del suo papato l’Europa sarà forse non cristiana quanto lo era ai tempi in cui San Benedetto, uno dei santi patroni d’Europa, fondò il suo antesignano ordine monastico, quello dei benedettini, quindici secoli fa. Europa cristiana: da Benedetto a Benedetto. Rip (Riposa in pace, ndt).
L’Europa è oggi il continente più laico della terra. Il fenomeno dcll’ultimo Papa ha mascherato la tendenza di base. Abbiamo visto le enormi folle di giovani entusiasti a Piazza San Pietro o in occasione delle messe all’aperto celebrate nei suoi molti viaggi e semi dimenticato le cifre in caduta libera relative ai fedeli praticanti e ai nuovi sacerdoti. Il sito web d’un missionario battista americano offre una visione prospettica. "L’Europa occidentale - riporta - è una delle terre di missione più difficili. Gran parte degli esperti la paragona al medio Oriente, roccaforte musulmana, relativamente alla risposta all’annuncio del Vangelo".Voltaire sarebbe orgoglioso di noi.
Questa affermazione era un tempo meno valida nell’Europa dell’Est, ove la pressione esercitata dal comunismo contribuiva a mantenere forti le chiese. Ma un aspetto ironico del pontificato di Giovanni Paolo II sta nel fatto che, affrettando la fine del comunismo, egli collaborò a scatenare le forze della modernizzazione capitalista che contribuirono alla laicizzazione dell’Europa occidentale. Nel frattempo, sia l’immigrazione che la prospettiva dell’allargamento dell’Ue, stanno rendendo l’Islam la fede più dinamica in Europa, quella che registra la crescita maggiore. A Berlino a esempio i musulmani sono già la seconda maggiore confessione attiva, dopo i protestanti, ma prima dei cattolici.
Tutti continuano a ripetere che i papi anziani possono sorprendere, come fece Giovanni XXIII convocando il Concilio vaticano secondo, latoredi riforme. Ma non vedo nulla nella personalità, nella biografia, nei principi o nella strategia di Benedetto XVI che indichi egli sia in grado di invertire queste tendenze.
Ratzinger possiede tuttolo spirito conservatore di Wojtyla sen za aver nulla del suo carisma. Sa essere affascinante, brillante e persuasivo nel dibattito intellettuale, come ha dimostrato scontrandosi con il filosofo tedesco Habermas, un po’ come Benedetto XIV si scontrò con Voltaire nel XVIII secolo. Ma per un pubblico più ampio, il suo eloquio pacato e puntiglioso, l’atteggiamento lievemente professorale, l’incertezza nel gesto di saluto, non possono reggere il confronto con le doti di comunicazione del grande attore che è stato il suo predecessore. Nè reggono il confronto con il potenziale fascino di alcuni dei candidati alternativi, uomini più giovani provenienti dall’America Latina che avrebbero potuto credibilmente rendere la chiesa cattolica una delle voci più forti a favore dei poveri del mondo. Paradossalmente un papa latino americano avrebbe potuto avere più fascino agli occhi dei giovani europei rispetto a questo papa europeo.
In che modo potrebbe ispirare i giovani? Lo scrittore cattolico Daniel Johnson sostiene sul Times di Londra che Benedetto XVI possiede la cultura e l’intelligenza per riuscire a trasmettere ai giovani le entusiasmanti reinterpretazioni offerte dall’ultimo papa delle antiche dottrine. "In particolare - scrive - la teologia del corpo, che vede la sessualità come emanazione dell’amore divino, ha in sé un enorme potenzia le irrealizzato di entusiasmare i giovani". Bene, staremo a vedere.
Questo teologo bavarese non solo è anziano, ma all’antica. Al pari di vari professori tedeschi della sua generazione pare sia stato traumatizzato dalla contestazione siudentesca del 1968, guidata da personaggi come Schroeder e Fischer. Il giorno dell’elezione di Ratzinger, il cancelliere Schroeder ha educatamente espresso orgoglio patriottico per l’elezione di un papa tedesco, ma posso immaginare quale sia stata la sua vera reazione. E’ stato impressionante passare dalla televisione polacca, ancora in lutto per il più grande polacco della storia, alla tv tedcsca, che salutava il compatriota con fiacchi elogi e pungenti interrogativi.
Per quanto sia sleale biasimarlo per essere stato iscritto, come d’obbligo, alla gioventù hitleriana la biografia di Ratzinger non è certo ricca quanto quella di Wojtyla. E non solo nella versione estrema presentata dal tabloid britannico Sun, che ha acclamato l’elezione con il memorabile titolo "Dalla gioventù hitleriana a... Papa Ratzi", descrivendo Ratzinger come un "ex sololato nemico della II guerra mondiale".
I suoi principi sono molto simili a quelli del suo predecessore. Sarebbe irragionevole attendersi che li cambi. La chiesa cattolica non è un partito politico, che adatta la sua linea per raccogliere voti. La forza di una roccia sta nel non essere sabbia. Ciò nonostante ci sono un paio di importanti aggiustamenti che un nuovo pontefice potrebbe introdurre senza minacciare il nucleo centrale del dogma cattolico. Uno sarebbe consentire eccezionalmente l’uso del preservativo per impedire che nascano bimbi affetti da Hiv/Aids. Questa decisione avrebbe conseguenze importanti nell’ottica di salvare vite nel mondo in via di sviluppo, ma ancheun impatto positivo sull’opinione pubblica in Europa. In secondo luogo il papa potrebbe consentire ai preti cattolici di sposarsi. Forse Benedetto XVI può ancora sorprenderci sul primo tema. Sarebbe un miracolo se cambiasse posizione sul secondo.
Poi c’e la sua strategia. Giovanni Paolo II era un papa aperto, ecumenico, da grandi manifestazioni. Agli occhi di Benedetto XVI, se un ridimensionamento è il prezzo da pagare perché la chiesa cattolica resti fedele ai suoi fondamentali principi, così sia, la chiesa sarà più piccola, ma più pura. Klein aber fein, come si dice nella sua lingua natia.
L’omelia che ha tenuto nella basilica di San Pietro prima che i cardinali entrassero in conclave, ha chiarito che egli intende contrastare energicamente il laicismo, il lassismo morale e il consumismo dell’Europa contemporanea. Ha definito l’omosessualità una tendenza verso un "male morale intrinseco". Rimase scioccato quando il cattolico osservante Rocco Buttiglione venne bocciato come commissario europeo. Inveisce contro la "dittatura del relativismo".
Il laicismo dilagante non è l’unico pericolo che egli individua. Questo papa ha anche delle opinioni decisamente vecchio stampo sull’Islam. In un sermone tenuto a Regensburg nel 2003, attaccò aspramente l’allora presidente tedesco per aver affermato che nella vita pubblica europea c’è poco spazio tanto per l’abito monastico che per il velo islamico. Ha citato, approvandola, la risposta di un teologo tedesco secondo cui "l’Europa dopo tutto non è stata costruita tramite il Corano ma tramite le sacre scritture dell’antica e della nuova alleanza" (includendo così il giudaismo al pari del cristianesimo). "Non impedirei a nessuna donna musulmana (Moslemfrau) d’indossare il velo” - ha generosamente dichiarato Ratzinger - ma tanto meno permetteremo che sia bandita la croce, simbolo pubblico di una di riconciliazione!".
Identificando l’Europa con il cristianesimo egli non vede alcuno spazio per la Turchia nell’Unione europea. In un’intervista a Le Figaro nell’agosto scorso, ha parlato dell’Europa come d’un continente"culturale" più che semplicemente geografico affermando che la Turchia ha "sempre rappresentatoun altro continente (culturale) nel corso della storia, in permanente contrasto con l’Europa". La Turchia potrebbe, ha indicato, "cercare di costituire un continente culturale assieme ai paesi arabi confinanti e divenire protagonista di una cultura con identità propria".
Il 265° pontefice si sta già definendo una figura "di transizione". Ma per quanto ne sappiamo egli non è affetto da nessuno dei gravi problemi di salute di Giovanni Paolo II e, con le migliori cure della moderna scienza medica potrebbe benissimo vivere altri dieci anni. Vale a dire, potrebbe riuscire a vedere l’Ue del 2015. È probabile che quell’Europa sia più islamica rispetto ad oggi nelle sue componenti più povere, e più laica che mai in quelle più ricche. Sarà anche un’Europa migliore? I ’interrogativo merita un altro articolo.
Traduzione di Emilia Benghi
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