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MAI PIU’ IN TRINCEA!

Publie le martedì 4 novembre 2008 par Open-Publishing
1 commento

Il Film di Rosi Uomini contro è tratto dal romanzo autobiografico di Emilio Lussu "Un anno sull’Altopiano".

In merito all’autore è interessante notare come egli fu interventista come tutti gli universitari e i giovani studenti dell’epoca, che imboniti dalla retorica patriottarda della Istituzione Scuola e dalla società nel suo complesso, partirono per soffrire e morire contro gli Imperi Centrali.
Partì per una sporca guerra, che ora vogliono far entrare nel mito non si capisce bene di che cosa: della disfatta?, partì con la Brigata Sassari e lì sul fronte si confrontò con la realtà.
Sul fronte capì che lui e i giovani come lui erano stati ingannati dalla menzogna, capì che i pastori e i contadini sardi analfabeti erano carne da macello.Dimostrò quello che i soldati vivevano realmente e le puttanate che il potere e la casta dei militari raccontavano al popolo bue.Descrisse come fosse inumana la disciplina militare. Descrisse la paura della morte, sopratutto la paura di morire per qualcosa che non avevi scelto consapevolmente.
Quello che colpisce sia nel romanzo che nel film è il rapporto con la trincea.

La trincea che è in realtà un cunicolo, una tomba in cui sei seppellito già da vivo, diventa il rifugio di una certezza effimera rispetto alla morte sicura che trovi fuori.

Una metafora illuminante che non vale solo per la guerra.

Ora, lo sappiamo, dopo la guerra di Spagna e la seconda guerra mondiale la guerra guerreggiata, quella militare non si fa più in trincea.

Ma quante trincee, non solo militari ,rinserrano le nostre vite?
Ci sono le trincee fisiche i cunicoli del lavoro o delle mille istituzioni e sottoistituzioni, e ci sono le trincee mentali quelle che nascono dalle paure instillate dalla propaganda di regime.
Così , massimo dell’assurdità, un mondo che apparentemente sembra diventare sempre più globale in realtà si sostanzia in tante singole individualità chiuse nella proprie trincee di paura, di insicurezza, di timore per il futuro, di timore dell’altro, del diverso, delle etnie, delle categorie, delle corporazioni, delle specificità... di tutto quello che può togliere la falsa sicurezza del cunicolo: le paure si sommano alle paure e la trincea, la tomba dei morti viventi diventa l’alibi di una sicurezza precaria.

Giovani che siete usciti dalla trincea della Scuola
CE N’EST PAS QUE UN DEBUT!
Continuate le vostre lezioni nelle piazze e nelle strade!
E che gli operai lascino le loro trincee di morte.
Che i corpi invadano le strade del mondo ad incontrare i corpi che arrivano da lontano, che i suoni e le voci si mischino.
Quando i liberi corpi non saranno più rinchiusi nelle trincee quale RE potrà dichiarai guerra? quale esercito avrà?

http://www.youtube.com/watch?v=6rXSZIzGS2Y

http://www.youtube.com/watch?v=zTmDrugdcDk&feature=related

vittoria oliva
L’Avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org

Messaggi

  • mio nonno era tenente nella 1^ guerra mondiale e raccontava sempre a mio padre dell’inutilità di quella guerra, dell’impreparazione degli ufficiali ( basti pensare che tutti i laureati come lui erano ufficiali come se una laurea in filosofia od in arte potesse formare un ufficiale), della "casta" che sognava gloriose cariche all’arma bianca come se fossimo nelle guerre napoleoniche, di reparti interi mandati contro le mitragliatrici allo scoperto, di fango e topi, dei pochi metri conquistati al prezzo del 10 o del 20% degli effettivi talvolta persino il 50% del battaglione(una volta fu quasi fucilato perchè si era rifiutato di mandare i suoi uomini contro un nido di mitragliatrici che li avrebbero falciati tutti entro 50 metri), di armi che si inceppavano quando meno te lo aspettavi, di cibo schifoso e poco nutriente( si ammalarono quasi tutti), i carabinieri che fucilavano chi si ritirava.Ma la cosa grave è che l’Austria aveva offerto Trieste e Trento in cambio della neutralità ma la casta militare sognava gloria e medaglie e si entrò in guerra del tutto impreparati: non c’erano armi e quelle poche erano antiquate, non c’erano divise, non c’erano strade e ferrovie per spostare rapidamente i soldati dove servivano, non c’erano informazioni ma la per la "casta" tutto ciò non importava, bisognava essere al tavolo dei vincitori per contare di più( un sogno tragico che accecherà anche Mussolini pochi anni dopo). I morti per loro erano fiches da giocare al tavolo di chemin de fer!Una tragedia, ma rievocarla ora con toni trionfalistici a chi giova?