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MAI PIU’ THYSSENKRUPP. INIZIO DI UN LUNGO CAMMINO DI GIUSTIZIA
Publie le venerdì 16 gennaio 2009 par Open-PublishingIeri a Torino è iniziato il lungo cammino del processo sulla strage alla ThyssenKrupp. Esentandomi dal compito di fare cronaca, la leggerete sicuramente sui quotidiani, vorrei fare nella veste di partecipante alle udienze delle considerazioni su diversi aspetti di questo atteso inizio di quello che potrebbe diventare un processo storico sulle responsabilità di un sistema economico produttivo.
Ovviamente si processano delle singole persone ma resta difficile non tener contro del contesto dentro il quale questa strage, come tante altre e come tutti i singoli infortuni e morti quotidiani, quel contesto determinato da scelte industriali e politiche che non prevedono che la sicurezza della persona dipendente e produttore sia primaria sulla quantità del prodotto fautore di profitto aziendale, nonché di ricchezza nazionale.
Cominciamo dalla mattina alle 8,30 davanti al palazzo di giustizia; mi guardo attorno e scorgo solamente il noto striscione rosso degli operai e nulla piu’. Passa mezz’ora di desolazione freddo pungente ed ecco arrivare schiere di carabinieri e poliziotti infreddoliti che si dislocano ai lati dell’entrata e subito mi chiedo il perché di tale prova di forza. Contro chi, contro masse di operai comunisti incazzati perché non sono mai stati presi in considerazione, e io tra questi, quando hanno chiesto, e proposto, misure preventive contri i rischi sul lavoro? Contro cosa, contro l’idea antagonista a questo sistema padronale di produrre e di relazionare con la forza produttrice? Bene, anzi male, ieri non sussisteva nessuno di questi pericoli atti a sovvertire l’incostituzionale “ordine costituito”, sono finti da decenni le mobilitazioni delle grandi organizzazioni sindacali anche di fronte all’aumento della benzina.
Entriamo - noi di Medicina Democratica, parte civile nel processo - in aula e verifichiamo nell’arco di due ore che lo storico processo comincia proprio male, chissà perché. Forse perché ha una lettura inconfutabile, forse maliziosa, chi di noi presenti, in attesa dell’entrata della Corte, non crede alla fortuità del caso che ha visto tre giudici popolari insidiati, giornalisticamente parlando, da un redattore de La Stampa di Torino?
Ci diciamo, passi per la superficialità del redattore, forse poco esperto delle cose e desideroso di emergere, ma possibile, perbacco, che un direttore esperto e preparato come Anselmi non abbia guardato quel pezzo prima della pubblicazione? Fossi stato io al suo posto non avrei avuto dubbi: quell’intervista a genuini cittadini non rispettava né l’etica giornalistica e né il corretto inizio del processo contro, di fatto, il sistema industriale. Ma non sono io a dirigere il giornale della Fiat e quindi il segnale di disturbo è partito e se fosse andato a segno compiutamente avrebbe dato un fenomenale assist agli esperti, e agguerriti, avvocati della Thyssen.
Finalmente si inizia dopo il lungo lavorio della Presidente per sostituire i tre giurati popolari che, consci della leggerezza alla quale sono stati indotti, hanno chiesto di essere sostituiti.
Che dire ancora? Nient’altro se non sulla decisione sulle riprese televisive, un formale confronto per l’inconfutabile rilevanza sociale, ovviamente osteggiata dalla difesa degli imputati, che ha avuto un momento di scadimento quando l’avvocato della Provincia di Torino ha disegnato un amaro sorriso sulle labbra di tanti presenti con un avvertimento fuori luogo, e fuori contesto sociale, chiedendo che le riprese televisive siano subordinate al corretto svolgimento delle udienze. Mah, forse confonde questo processo con quello di Cogne, dispensatore di morbosità e becerità mediatica.
Mentre tutti stavamo uscendo è circolata la notizia di corridoio in merito alla volontà degli imputati di chiedere l’estromissione di tutte le parti civili ad impronta sociale, dai sindacati a Medicina Democratica, altro amaro sorriso si è stampato sul nostro viso. Il vero inizio sarà il 22 cm.
franco cilenti