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MARRAZZO INVESTI SUL PIGNETO PER UNA CITTA’ INCLUSIVA

Publie le venerdì 6 giugno 2008 par Open-Publishing

MARRAZZO INVESTI SUL PIGNETO PER UNA CITTA’ INCLUSIVA

UNA CITTA’ INCLUSIVA CHE SUPERI LA DIVISIONE TRA “CENTRO” E “PERIFERIA”

di Don Roberto Sardelli e Andrea Del Monaco

L’aggressione nel Pigneto ai danni della comunità bengalese ci riporta alla necessità della programmazione della spesa pubblica e al problema della periferia romana: esso esplose a partire dagli anni ‘50 e coincise con il problema della casa. Alla massiccia migrazione interna che portava a Roma una gran massa di edili non fu data una risposta al relativo desiderio della casa. Nacquero così le baracche e le borgate con le cosiddette “case della domenica”. La periferia diventò simbolo di

baraccati, emarginati, proletariato urbano, immigrati. Dopo 15-20 anni di lotte che partirono dal diritto di cittadinanza (erano tutti clandestini) si approdò al “risanamento” delle borgate, e, finalmente, i baraccati diventarono assegnatari di una casa. Ma la situazione abitativa si aggravò subito con l’avvento della nuova immigrazione proveniente dall’estero. Nella periferia nascevano le periferie, le baracche si trasformavano in capanne e i problemi quintuplicavano. Come per la prima volta, anche allora la politica sembrò colta di sorpresa e incapace di soddisfare il primo e più elementare bisogno: la casa.

Come allora, non si capì che l’abitazione richiamava un altro concetto, quello dell’habitat. “Risanamento” non era solo mura domestiche, non era solo infrastrutture, ma servizi scolastici e sociali, decentramento amministrativo, lavoro, presidi sanitari, urbanistica a misura d’uomo e non a misura dei centri commerciali. Ecco, ora bisogna impedire che il “centro” diventi la riserva delle istituzioni nazionali e internazionali, e restituirlo alla gente. La casa deve diventare un punto della qualità della vita e così superare la divisione tra “centro” e “periferia” per costruire una città inclusiva. In tutta Roma ci sono molti immobili abbandonati (con migliaglia di appartamenti) in paziente e rassegnata attesa della tagliola delle rapine internazionali. Ebbene, ripopolare il centro, significa riappriopriarsi di questo immenso patrimonio, sottrarlo alla speculazione, e ripristinare un tessuto umano senza il quale il centro muore nella solitudine di un museo.

Il rispristino e il restauro abitativo, la calmierizzazione del mercato dell’affitto, sono una “grande opera”, e le fonti della spesa sono reperibili in quelle pieghe di bilancio non pubblicizzate adeguatamente. Ma sappiamo quanto i costruttori siano interessati alla sterilizzazione e a tutto quello che ne consegue. Lunedì 26 maggio al Pigneto il presidente della Regione Lazio Marrazzo e il presidente del sesto municipio Palmieri si sono impegnati ad aprire un tavolo per gestire unitariamente (con comitato di quartiere, centro sociale ex Snia e associazionismo di base) le politiche di inclusione sociale del quartiere. Per evitare guerre tra poveri e tensioni etniche è necessario soddisfare il diritto all’abitare e includere gli immigrati. In un quartiere dove un posto letto costa anche 400 euro al mese le istituzioni coerentemente impegnate possono investire adeguatamente. Ormai la spesa ordinaria degli enti pubblici serve al pagamento degli stipendi dei dipendenti.

Per gli interventi politici rimane la spesa aggiuntiva dei fondi europei e nazionali. La Regione Lazio per il 2007/2013 ha a disposizione 753 milioni di euro nel Por (Programma Operativo Regionale) Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), 736 milioni nel Por Fse (Fondo Sociale Europeo) e, secondo la delibera Cipe del 21 dicembre 2007, 944 milioni di euro di Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate); l’aggressione di sabato 24 maggio può divenire l’occasione per riprogrammare efficacemente la spesa pubblica nel sesto municipio e farne un paradigma positivo di comunità solidale. Marrazzo e Palmieri potrebbero avviare con 40 milioni un programma integrato di “politiche abitative sociali” basato sulle seguenti azioni:

1) la riqualificazione materiale di stabili pubblici sfitti in disuso ed in degrado per dedurne neo-unità abitative: è un’ipotesi (sulla spesa del Fas) avanzata nel maggio 2006 da un documento dei professori Tosi, Balducci e Rabaiotti (Politecnico di Milano, dipartimento di Architettura e Pianificazione); con 20 milioni di euro si possono riqualificare 500 appartamenti da circa 80 mq;

2) la risocializzazione dei neo-abitanti delle neo-unità abitative: il target sociale interessato è quello dei cittadini in emergenza abitativa e a rischio di emarginazione sociale da inserire in un programma innovativo di presa in carico da parte dei servizi sociali.

L’azione deve includere corsi di italiano per immigrati, il sostegno dei non autosufficienti residenti, il sostegno all’autoimprenditorialità per disoccupati; 3) riutilizzando l’area Atac Porta Maggiore (22mila mq dove vi sono alcune opere di archeologia industriale da recuperare) la creazione della “Città dell’artigianato”: una struttura produttiva che recuperi la tradizione artigianale locale in esaurimento, e, divenga, con l’innesto delle conoscenze artigianali multietniche notevolmente presenti nel quartiere, un polo di sperimentazione, produzione, commercializzazione e studio in tema di artigianato; ovviamente il luogo potrebbe essere anche sede di scuole, convegni, corsi di formazione. Concretamente è necessaria l’approvazione di un Accordo di Programma Quadro tra regione e municipio sesto del valore di 40 milioni di euro che veda l’allocazione di 20 milioni di euro del Fas regionale per l’azione numero 1, e, 10 milioni di euro del Fse e del Fesr regionali per l’azione numero 2 e 3.

Per evitare nuovi raid verso gli immigrati e non essere sconfitto dalle destre alle regionali del 2010 Marrazzo può ripensare alle periferie e investire nell’inclusione sociale. Il Pigneto può essere un progetto pilota per tutta Roma.