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Madoff, miliardari della finanza truffati da una catena di S. Antonio
Publie le martedì 16 dicembre 2008 par Open-PublishingMadoff, miliardari della finanza truffati da una catena di S. Antonio
di Claudio Jampaglia, Milano
Denunciato dai figli. Il più grande crack finanziario con frode sembra un’opera, una moderna tragedia greca. Con al centro un uomo potente, potentissimo, un filantropo che sedeva in università ed enti benefici della comunità ebraica statunitense. Uno a cui avevano affidato i loro soldi la Fondazione Wiesel, senatori, star del cinema come Spielberg, migliaia di ricchi nel mondo e soprattutto decine di banche internazionali, (e forse governi). Perché Bernard Madoff, ex-presidente della società Nasdaq (quella dell’omonimo listino a Wall Street) era un investimento sicuro. E adesso è un appestato. Anche per i suoi figli. Senza che nessuno - banche, concorrenti, organi di controllo - si sia accorto in tempo che alla base del suo inarrestabile successo c’era una volgare catena di Sant’Antonio.
Così altri 50 miliardi di dollari non ci sono più. Sfumati. E la crisi del nuovo secolo avrà anche trovato un capro espiatorio ma si dovrebbe guardare allo specchio. Perché il "sistema Madoff" era davvero banale. Tanta fama, rendimenti truccati e una raccolta esponenziale di "investimenti" per pagare i clienti più anziani con i soldi degli ultimi arrivati. Come le piramidi del crack albanese dei primi anni ’90. Solo che qui siamo nel cuore della finanza mondiale. E ci sono rimasti fregati tutti. Nessuno ha storto il naso per i soldi che finivano direttamente alla società e non presso una banca depositaria terza (una regola di garanzia basica). Nessuno ha detto "che strano" per i rendimenti sempre attorno al 10% anche quando in borsa era profondo rosso. Madoff era sempre stabile. Come avere un conto in banca. E poi pagava, sull’unghia. Chi voleva recuperare i soldi era accontentato subito. La ciliegina sulla truffa. E c’era la fila per accedere. Era uno status symbol: "Io sto con Madoff", "Fortunato te". Finché le richieste di rimborsi non sono salite ai fantasmagorici 7 miliardi. Ed è finita. Di soldi non ce n’erano più. E la piramide è crollata.
Ora il tribunale dovrà stabilire quando Madoff è tecnicamente fallito e da quel momento registrare i creditori. Anche quelli che hanno già riavuto indietro i loro soldi. E poi dividere le perdite. Tra tutti. Saranno battaglie legali epocali. Ma il punto è un altro e lo scrive il fondo Fairfield Greenwich (14 miliardi di "investimenti" e 7,5 nelle mani di Madoff) ai suoi clienti: "Siamo scioccati... Abbiamo lavorato 20 anni con Madoff... Non avevamo indizi di essere vittime di una frode così altamente sofisticata e massiccia". Massiccia di sicuro. Sofisticata proprio no. E questo è il miglior ritratto dell’incoscienza del "sistema finanziario". Ora diranno che solo "uno così" poteva causare questo cataclisma. Ma tutti gli operatori possono fare cose simili. Perché in Usa gli hedge funds non hanno regole. L’unica "consolazione" è che stavolta pagano i ricchi: investitori privati e altri hedge funds. Ma anche banche e governi (di questo nessuno riesce ancora a capire granché).
E se l’epicentro è sempre americano, il resto del mondo non sta meglio. In Europa i più esposti sono gli spagnoli, finora "al riparo" dalla crisi: quasi 3 miliardi di perdite (2,3 solo del Banco Santander). Un miliardo di dollari per l’inglese Hsbc e 460 milioni di euro per Royal Bank of Scotland. Ma anche 850 milioni per la svizzera Union Bancaire Privèe. E ancora 450 milioni per la francese Nitixis, mentre Bnp Paribas annuncia rischi per 350 milioni (e Axa un massimo di 100). In Giappone Nomura è fuori di 225 milioni. Agli italiani, in confronto, sembra andare meglio. Unicredit ieri ha dichiarato un’esposizione "propria" per 75 milioni di euro. Ma quella "impropria" passa dalla Pioneer Investment una finanziaria della banca e in particolare dal fondo Primeo Select i cui 280 milioni di dollari sono interamente investiti sui fondi di Madoff. Non ci sarebbero privati italiani coinvolti. Ma banche e enti pubblici? Il Banco Popolare sembra essere nella stessa situazione con una sua partecipata la Aletti Gestielle Alternative. Generali e Intesa San Paolo dicono di non aver alcun rischio.
Sarà meglio aspettare.
Perché tra fondi e istituti bancari siamo a 15 miliardi. Ne mancano all’appello ancora 35, in gran parte a carico di fondi privati come Ascot Partners, Access advisors o King Gate (più di 7 miliardi di attività ormai in forse). Parte di questi soldi sarebbero anche di "clienti" italiani. Ma ancora ne mancano... Ieri le Borse sono state fredde e altalenanti. Stanno tutti aspettando. Nessuno sa valutare. Nel 2005 gli 8mila hedge registrati capitalizzavano 1,8 trilioni di dollari raccolti. Un valore spaventoso solo per chi non conosce i volumi della finanza globale (che vale 10 volte). Ma erano loro a fare il 40-50% dei volumi di scambio giornalieri a Wall Street o a Londra. Erano l’anello speculativo per le grandi ricchezze. E ora tutti si chiedono se il "caso Madoff" sia poi così isolato?