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Maggio in rosso Calano gli ordinativi e il fatturato

Publie le lunedì 21 luglio 2008 par Open-Publishing

Maggio in rosso Calano gli ordinativi e il fatturato

di Maurizio Galvani

Brutta sorpresa per l’industria italiana: gli ordinativi e il fatturato sono crollati in maggio rispettivamente a livello del 3,1 (che su base annua vuol dire un meno 5,3%), mentre il fatturato ha perso in un solo mese l’1,7%, che è pari ad un calo del 2,7% per questo anno. Peggio per l’industria è andato, indubbiamente, il comparto degli ordinativi. Questa flessione non si registrava da gennaio 2004, quando il decremento era stato dell’ordine del 6,2%; in particolare si evidenzia un pesante calo del made in Italy pari a meno 6,2% in un anno. Si è assistito contemporaneamente alla caduta della domanda e dei consumi interni che hanno provocato un calo degli ordinativi del 3,6% contro la caduta del 2% registrata sul mercato mondiale, sempre in quest’ultimo mese.

Basta prendere in considerazione che due settori guida del modello italiano delle esportazioni, ovvero il settore delle calzature e della produzione del mobilio, presentano entrambi uno scivolone rispettivamente del 19,3% e del 11,3%. In un altro settore all’avaguardia della nostra produzione, ovvero quello delle macchine utensili e della piccola elettronica, il calo subito è stato pari al 10,9%. Per quanto riguarda, invece, la voce del fatturato, lo scivolone è soprattutto dipeso dalla flessione della produzione dei beni di consumo durevoli (il calo ha registrato una calo dell’11,4%) e la brusca caduta del settore dei beni intermedi (meno 6,5%) e di quelli strumentali (meno 4,1%). Viceversa, a maggio, è cresciuto il fatturato delle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco: a più 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2007. In questi primi cinque mesi dell’anno 2008, il fatturato del settore alimentare è balzato del 7,9%.

La conferma di questi dati è che la crescita del paese rimane debole (lo steso Fondo monetario giovedì ha ripetuto che siamo il fanalino di coda dello sviluppo dei paesi industrializzati) e, pertanto, aumentano le preoccupazioni relative al paese. Il ministro Giulio Tremonti rivendica come misura l’adozione sia dei sacrifici che del protezionismo mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, auspica «un intervento per il rilancio sia dei consumi che degli investimenti». La debolezza dell’economia non è, però, un fatto solo italiano ma generale ed europeo. Ancora ieri, il presidente dela Bce Jean-Claude Trichet ha delineato «un rallentamento dei paesi dell’eurozona nel corso del secondo e terzo trimestre dell’anno, per poi risalire a fine anno». Non ha parlato di misure da prendere (magari sui tassi di interesse) da parte della Bce. La sua politica immobilista trova consenso anche presso il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che a Dublino ha sostenuto di appoggiare «la posizione della Bce in materia di politica monetaria e di controllo del costo del denaro».

Mario Draghi ha parlato, in modo contraddittorio, «di un aumento temporaneo dell’inflazione comunque più persistente rispetto alle attese della vigilia». «Le violente correzioni fatte in passato - ha aggiunto il governatore di Bankitalia - rispetto a quelle fatte in molti paesi sono risultate errate». Ha anche detto che il prezzo del petrolio (ieri in recupero a 136 dollari a barile dopo che, in quattro sedute, ha perduto 16 dollari a barile) «sta producendo un choc meno forte ripetto a quello di 30 anni fa». Nessun ritocco ai tassi per ora è in vista per l’Europa. Semmai ha ripetuto che le banche centrali si dovrebbero adoperare di più per correggere il mercato e controllare la stabilità finanziaria del sistema.

su Il Manifesto del 19/07/2008