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Managua : Decreto di Stato d’Emergenza

Publie le martedì 31 maggio 2005 par Open-Publishing

Managua, ore 12 di lunedì 30 maggio

Il Presidente della Repubblica, Enrique Bolaños, ha convocato d’urgenza il Consiglio dei Ministri con la presenza anche del Capo della Polizia e del Capo dell’Esercito ed ha pubblicamente decretato lo Stato d’Emergenza Economico, sospendendo per 180 giorni gli articoli 32, 45 e 52 della Costituzione Politica del paese.
Secondo il Decreto di Stato d’Emergenza, questa misura è dovuta alla crisi energetica che sta vivendo il paese e all’inizio di una serie di misure di razionamento del flusso elettrico in varie parti del paese.

Il conflitto generatosi tra le imprese private generatrici di energia elettrica (Coastal Power e Enron Nicaragua) e la multinazionale spagnola Union Fenosa che gestisce la distribuzione dell’energia, ha portato alla sospensione del flusso d’energia da parte delle imprese generatrici che vantano crediti milionari con Union Fenosa.
Secondo il Presidente Bolaños, per poter impedire razionamenti d’energia e per poter proteggere i settori più poveri dai futuri aumenti del costo dell’energia elettrica, ha dovuto emettere questo decreto che in pratica, attraverso due altri decreti, gli darà la facoltà di decidere i prezzi per la vendita e la somministrazione di energia elettrica, togliendo alle imprese la facoltà di ricorrere in tribunale e di protestare contro tali misure.

In modo particolare, i tre articoli sospesi dicono che:

Art. 32 Nessuna persona è obbligata a fare ciò che la legge non dispone, nè impedita a fare ciò che la legge non proibisce.

Art. 45 La persona i cui diritti costituzionali sono stati violati o che sono in pericolo di essere violati può presentare un Ricorso di Difesa (Amparo) in base al caso e alla Legge di Difesa (Amparo).

Art. 52 I cittadini hanno il diritto di fare petizioni, denunciare anomalie e fare critiche costruttive in forma individuale e collettiva ai Poteri dello Stato o a qualsiasi autorità, di ottenere una veloce risoluzione o risposta e che gli si comunichi quanto deciso nei tempi decisi dalla Legge.

Nonostante Bolaños abbia più volte ripetuto che la sospensione degli articoli della Costituzione riguardano solo l’aspetto economico e quindi la possibilità di imporre tariffe alle imprese generatrici e distributrici di energia elettrica (ha già annunciato che non ci saranno aumenti per chi consuma fino a 150 Kw al mese - il 75% della popolazione, mentre per gli altri l’aumento sarà del 11,82%), la cosa desta molta preoccupazione in vista del fatto che, comunque, gli articoli restano sospesi e applicabili a qualsiasi altra soluzione.

Lo Stato d’Emergenza dovrà comunque essere inviato entro le prossime 72 ore alla Asamblea Nacional che dovrà ratificare o respingere il decreto stesso.
Durante la riunione, il Vicepresidente della Repubblica, Josè Rizo Castellòn, ha abbandonato la sala e si è rifiutato di firmare il Decreto considerandolo un atto politico e non una misura dettata dalla crisi economica.

In effetti è difficile non pensare che questa misura estrema, che se approvata dai deputati mette il Presidente nella possibilità di poter compiere atti che la legge proibirebbe (art. 32), di non poter essere bloccato nella sua azione da ricorsi in tribunale (art. 45) e ancora peggio, potrà reprimere e impedire qualsiasi atto di protesta contro il suo operato (art. 52), abbia a che fare con la profonda crisi istituzionale che sta vivendo il Nicaragua.

La rottura, apparentemente insanabile, tra Potere Esecutivo e gli altri Poteri dello Stato (soprattutto il Legislativo), avrebbe toccato il suo apice nei prossimi giorni quando il Parlamento avrebbe dovuto nominare le nuove autorità dell’Impresa dei Servizi Pubblici e dell’Istituto della Proprietà (istituti sorti con le riforme costituzionali e le leggi approvate dal Parlamento e mai riconosciute da Bolaños a cui veniva tolto il controllo su questi settori).

E’ quindi da attendere la reazione dei deputati a questa nuova mossa del Presidente Bolaños, ma già da più parti si stanno alzando le critiche per una misura che non ha precedenti in Nicaragua.

(Comunicato Giorgio Trucchi)

La beffa di un’Istruzione gia’ in piena crisi

Dal 1990 ad oggi hanno dissanguato il Ministero dell’Educazione in Nicaragua

Secondo le analisi dell’economista indipendente Adolfo Acevedo Vogl, "800 mila minorenni restano ogni anno fuori dalle aule scolastiche. Sei di ogni dieci giovani in età per frequentare le superiori, due di ogni dieci in età da scuola elementare e sette di ogni dieci in età da scuola materna.
Il 76% delle scuole non hanno i requisiti minimi per funzionare.
In base a dati della Banca Mondiale, gli indicatori dell’istruzione in Nicaragua sono simili o inferiori a quelli dei paesi con minori ingressi dell’intero pianeta (inferiore di circa il 45%).
Alcuni esempi.

Kenia e Lesotho hanno ingressi pro capite inferiori del 50% e del 13% rispettivamente, ma la spesa per l’istruzione è superiore del 105% (Kenia) e del 177% (Lesotho).
Lo stesso accade con il Malawi (reddito pro capite inferiore del 75%, ma spesa per l’istruzione superiore del 51%) e la Mongolia (reddito inferiore del 40% e spesa per l’istruzione superiore del 100%).
Un altro dato lo si può rilevare dalla Spesa per Alunno.
In Nicaragua tale spesa resta inferiore del 60% da quella della Mongolia e di circa la metà rispetto ad altri paesi centroamericani come Honduras, Salvador e Guatemala. Rispetto al Costarica la differenza è del 900%".

Secondo queste analisi, quindi, i governi che si sono succeduti dal 1990 ad oggi hanno praticamente portato il settore dell’istruzione sull’orlo del collasso, con un’immensa quantità di giovani che non trovano accesso all’istruzione basica, con una qualità d’insegnamento molto scarsa, con gli indici di analfabetismo che hanno nuovamente raggiunto livelli preoccupanti (si parla ormai di un 35%) e con investimenti assolutamente insufficienti per coprire il fabbisogno delle enorme masse di giovani, per fornire scuole ed attrezzature che abbiano i requisiti minimi e per dare ai maestri degli stipendi che permettano loro almeno di sopravvivere (ci sono volute lunghe giornate di lotta per strappare un accordo per aumentare i miseri salari che non coprono nemmeno la metà del valore del Paniere).
A questa drammatica situazione, si aggiunge oggi un nuovo scandalo che alcuni sindacati dei maestri avevano da sempre denunciato, ma che nessuno aveva mai voluto o potuto ascoltare.

Giorno dopo giorno sta venendo alla luce, anche grazie alla fermezza del sindacato dei maestri ANDEN e all’attuale Ministro dell’educazione, Miguel Angel Garcìa, una fitta rete di corruzione, clientelismi, falsificazione di dati, omertà e complicità che coinvolge l’intero apparato del Ministero dell’Educazione, sia a livello centrale che dipartimentale, che in tutti questi anni ha dissanguato le già poche risorse di cui dispone il settore scuola in Nicaragua.

Il Segretario generale di ANDEN, Josè Antonio Zepeda, ha rivelato come, ad esempio, i sindacati legati al governo ("Bloque Democratico") e sorti con l’unico obiettivo di contrastare le azioni di ANDEN, abbiano ricevuto circa un milione e mezzo di cordobas all’anno (circa 100 mila dollari) e questi dati sono già stati confermati dall’attuale ministro.
Le indagini che si stanno svolgendo su tutto il suolo nazionale stanno portando alla luce situazioni drammatiche.
Scuole mai esistite o "fantasma" che per anni hanno ricevuto i versamenti dallo Stato per il loro funzionamento.

Maestri "fantasma" che da tempo hanno abbandonato l’insegnamento, ma per i quali lo Stato continua a versare gli stipendi.
Maestri che insegnano o che sono passati a scuole private, ma che vengono pagati ancora dallo Stato in quanto risultano ancora come insegnanti di scuole pubbliche.
Scuole con un elenco di alunni "gonfiati" per ricevere più soldi.
Assegni emessi per corsi di formazione o per attività pedagogiche per maestri e che venivano deviati e fatti sparire.

I primi dati di una fitta indagine sembrano indicare che dei circa tre mila maestri di scuole pubbliche registrati al Ministero dell’educazione (MECD), quelli veramente presenti non raggiungano nemmeno le due mila unità.
Del milione e 600 mila alunni riportati quest’anno nel sistema scolastico, sembra che almeno centomila non esistano.

A detta del leader sindacale di Anden, ma anche dello stesso Ministro Garcìa, le indagini vanno a rilento in quanto i vari delegati dipartimentali del MECD stanno facendo di tutto per impedirle o rallentarle, in quanto sono molto probabilmente i principali responsabili di questa situazione
Il Ministro Garcìa ha detto che "queste scoperte non mi sorprendono. Sono prodotto di molti anni di mancanza di insegnamento di valori morali...si sono persi e oggi la gente vuole farsi ricca in poco tempo e si dimentica di chi sono questi soldi e li prendono per fini personali".

Zepeda ha aggiunto che "sono anni che denunciamo queste cose, ma senza aver mai avuto una risposta da parte del Ministro dell’educazione. I Ministri che sono passati dal 1990 ad oggi devono rendere conto alle autorità, perché sono quelli che hanno maneggiato i soldi pubblici consegnati dal MECD e non hanno mai detto nulla su quanto oggi sta venendo finalmente alla luce. Quello che stiamo scoprendo sono le conseguenze delle politiche impostate da Humberto Belli agli inizi degli anni 90".
Humberto Belli fu Ministro dell’educazione durante il governo di Violeta Chamorro e parte del governo Alemàn e fu la persona che bruciò pubblicamente i libri di testo utilizzati durante il governo sandinista e che iniziò una feroce repressione contro tutti i maestri organizzati in sindacati di tendenza sandinista.

Attualmente sono già 87 i delegati dipartimentali licenziati, alcuni dei quali hanno fatto ricorso contro il Ministro, ma è probabile che si sia solo all’inizio di uno scandalo che ha saccheggiato un settore così importante e fondamentale come quello dell’istruzione.

(Foto e testo Giorgio Trucchi)