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Mantovani: «Occasione persa per il Prc la verifica di gennaio potevamo farla ieri»
Publie le lunedì 3 dicembre 2007 par Open-Publishing2 commenti
Intervista al deputato di Rifondazione: «La fiducia ha rotto il rapporto con i precari
Al congresso dovremo discutere di questa nostra esperienza di governo. E degli errori»
Ramon Mantovani, martedì nella riunione del gruppo del Prc, dopo la relazione del segretario Franco Giordano, hai chiesto di parlare per primo e hai fatto mettere ai voti la richiesta di voto contrario alla fiducia al governo. Ci riassumi le tue motivazioni?
Intanto, l’atto del governo è di definitiva rottura con una parte importante del Paese e in particolare con milioni di precari. Poi, questo atto è profondamente antidemocratico perché umilia il Parlamento. Infine, il non rispetto del programma e soprattutto delle promesse fatte dallo stesso Prodi nell’intera campagna elettorale sulla lotta alla precarietà alimenta e aggrava la crisi della politica, presentandola come un imbroglio.
E cosa sarebbe successo se si fosse votato contro la fiducia?
La mia proposta non aveva il senso di esprimere solo un malessere, era una proposta politica. Se fosse stata accettata, il solo annuncio del voto contrario del Prc avrebbe provocato la vera verifica: ciò che si vorrebbe fare in gennaio si poteva fare ieri. E se vale per ieri lo spauracchio di Berlusconi, varrebbe ancor di più in gennaio. Insomma: anche una crisi di governo avrebbe potuto risolversi con un impegno al rispetto del programma. Mentre chi avesse voluto non rispettare il programma avrebbe avuta intera la responsabilità delle conseguenze. Credevo avessimo imparato che nei rapporti con Prodi e con il Pd non c’è trattativa seria che non preveda anche la rottura.
E’ stata data per il sì deciso a maggioranza la motivazione del «vincolo sociale», vista l’alternativa dell’entrata in vigore dello scalone Maroni: non ti convince?
Se una crisi si fosse risolta con un rilancio sulla base del programma, ciò non sarebbe stato vero. In ogni caso, mi pare che far passare invece un accordo neo-corporativo sulla precarietà che rilancia lo spirito della legge 30 abbia conseguenze sociali ben più gravi dello stesso scalone.
C’è chi pensa che a sinistra si voglia anche guadagnare tempo, per recuperare un margine d’autonomia strategica, vista la discussione sulla riforma della legge elettorale: sarebbe sbagliato?
I tempi in politica sono importantissimi. Io mi sono attenuto alla linea che avevamo scelto e che ci ha portato a votare tante cose che non condividevamo in attesa dello scontro sociale che abbiamo sempre considerato la chiave di volta della possibilità di fare una buona politica di governo. Perciò avevamo deciso di collocare in questo autunno una consultazione di massa sulla presenza o meno nel governo: che non per caso non si è fatta. Adesso e solo adesso si doveva trarre un bilancio. Capisco le preoccupazioni sulla questione delle riforme elettorali e istituzionali ma temo che l’essere stati umiliati sul terreno sociale sia un indebolimento anche della nostra capacità di pesare su queste scelte. Comunque, ai milioni di precari schiaffeggiati dal governo non si può dire «abbiate pazienza ma dobbiamo fare la legge elettorale»: questa è proprio la separatezza della politica dalla società che abbiamo sempre detto di combattere.
Voto favorevole, dunque, solo per disciplina collettiva?
Ho sempre pensato che i voti in Aula debbano esprimere la volontà della maggioranza del collettivo. Sono contrario alle testimonianze individualiste. Del resto mi sono battuto contro Vendola e Crucianelli quando ruppero la disciplina di gruppo sul governo Dini, come contro Cossutta e Diliberto che lo fecero sulla fiducia a Prodi nel 1998. Proprio per questo sono stato io a chiedere che fosse garantito un comportamento univoco, altrimenti anch’io mi sarei sentito libero di votare contro la fiducia.
Come si mette, ora, per il Prc?
Mi batterò perché continui il progetto di tutti questi anni, che ha sempre contemplato la possibilità della rottura con il governo. Credo che il congresso debba discutere approfonditamente di questa esperienza, di quanto ci sta cambiando, di quali errori abbiamo commesso. Discutere di unità della sinistra con una formula ambigua che pretende di contenere tutto, dal partito unico all’unità d’azione, impedisce agli iscritti di poter veramente decidere sul proprio futuro. Io sono per l’unità della sinistra, ma non per qualsiasi unità. E temo che le scelte di questi giorni e il non avere fatto la consultazione siano anche il frutto della paura di far saltare i rapporti con gli altri partiti della sinistra: che hanno esplicitamente l’obiettivo di costruire una sinistra alleata del Pd e di governo.
A. D’A. L.
Messaggi
1. Mantovani: «Occasione persa per il Prc la verifica di gennaio potevamo farla ieri», 4 dicembre 2007, 12:44
Mantovani ha perfettamente ragione !! No ha alcun senso rinviare la verifica a gennaio, se non quello di temporeggiare per tirare a campare e tenersi strette le poltrone parlamentari !! Se non si fa la crisi di governo è solo per non andare a casa e continuare a spartirsi i privilegi di "casta" : del lavoro e dei lavoratori non gliene può fregare di meno !!!
MaxVinella
1. Mantovani: «Occasione persa per il Prc la verifica di gennaio potevamo farla ieri», 4 dicembre 2007, 23:22
Impossibile non essere d’accordo con Max
K.