Home > Marrazzo - Il dovere della verità
La versione ufficiale, per il momento, è questa: quattro carabinieri infedeli incastrano Piero Marrazzo in visita da un transessuale. Lo filmano. Lo ricattano. Il governatore paga il prezzo dell’estorsione. Marrazzo ammette dinanzi al pubblico ministero, che lo ascolta come vittima e testimone, di aver frequentato il transessuale.
Ma quel che appare grave nel suo comportamento è quel che non dice, non ha detto e sembra di non voler dire. Il governatore del Lazio non ha detto di essere stato ricattato né tantomeno ha denunciato l’estorsione, come avrebbe dovuto fare. Non ha detto di aver firmato - ai carabinieri che lo minacciavano - degli assegni per evitare che scoppiasse uno scandalo.
Ora che lo scandalo è esploso, non dice che cosa è accaduto e non sembra disposto ad ammettere le sue responsabilità. Marrazzo sembra non comprendere che gli scandali sono lotte per il potere proprio perché mettono in gioco la reputazione personale di chi governa e la fiducia di chi è governato. Quanto è affidabile oggi il governatore? Si può avere fiducia in lui? Marrazzo si protegge da ogni interrogativo agitando le ragioni della privacy. Come se questa formula magica - la mia privacy - potesse evitargli quella che, altrove, chiamano "valutazione di vulnerabilità": quanto le sue decisioni possono essere libere dalle pressioni o dai ricatti ai quali lo espone la sua scapestrata vita privata? Nel pasticcio in cui si è cacciato, il governatore ha solo una strada davanti a sé. Obbligata ed esclusiva: assumersi la responsabilità della verità. Non c’è e non può essercene un’altra, meno che mai il farfuglio di mezze verità e menzogne intere che ieri Marrazzo ha sfoggiato.
È nell’ordine delle cose che ora si voglia - in buona o mala fede, non importa - apparentare lo scandalo di minorenni e prostitute che scuote Silvio Berlusconi con quel che accade a Marrazzo. È forse utile chiarire che i due affari non hanno la stessa natura anche se un identico valore pubblico. È sufficiente ricordare i fatti. È stato Berlusconi a trasformare la sua crisi coniugale e la sua avventata vita privata in affare pubblico. "Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire", dice Silvio Berlusconi (Porta a Porta, 5 maggio). Va allora dato atto al premier che, all’inizio dello scandalo che lo chiama in causa, è consapevole che in gioco ci sia il significato etico e politico di accountability e quindi del rendiconto di quel che si fa, della censurabilità delle condotte riprovevoli - anche private - perché è chiaro a tutti (e anche a quel Berlusconi) che non ci può essere una radicale contrapposizione "tra il modo in cui un uomo di potere tratta coloro che gli sono vicini (la sua morale) e il modo in cui governa i cittadini (la sua politica)". Nel corso del tempo, il capo del governo dimenticherà queste premesse e rifiuterà di assumersi la responsabilità della verità, ma questa è un’altra storia.
Qui importa soltanto dire che, consapevole dell’obbligo alla trasparenza per chi ha una responsabilità di governo, è Berlusconi a sollevare dinanzi all’opinione pubblica lo scandalo che ancora oggi lo stringe.
Non accade così per il governatore del Lazio. Dal 2006, Piero Marrazzo è il bersaglio di una deliberata azione di killeraggio politico. Alla vigilia del voto regionale di tre anni fa, un paio di 007 privati, con la collaborazione di due marescialli della Guardia di Finanza, vanno a caccia di informazioni distruttive che lo liquidino dalla corsa elettorale. Gli spioni prelevano informazioni dagli archivi del Viminale e dell’anagrafe tributaria. Scrutano le dichiarazioni dei redditi, le disponibilità patrimoniali, i contratti immobiliari. Filmano e pedinano il futuro governatore, sua moglie, il suo staff. È un lavoro che consente di ricostruire con le documentazioni delle carte di credito, i tabulati telefonici, le destinazioni e le spese di viaggio, la vita privata e pubblica di Marrazzo. In quell’occasione, le intrusioni o i pedinamenti devono svelare anche la segreta debolezza del governatore per i trans se i due spioni, Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo, reclutano un viado per incastrare il candidato del centrosinistra alla Regione.
L’operazione salta nel 2006 perché le manette arrivano prima dello scandalo. Che riaffiora oggi. Una "segnalazione" dà l’imbeccata a due carabinieri che in un monolocale della Cassia c’è una carico di cocaina. Nell’appartamentino, trovano Marrazzo in compagnia del trans. Sarà interessante accertare da dove - e per volontà di chi - è partita quella "segnalazione". È un fatto, tuttavia, che già in settembre una fonte vicina agli ambienti del governo (oggi chiede l’anonimato) avverte più d’un giornalista che "sta per uscire un filmatino con Marrazzo che sniffa con due trans. Vedrete che lo butteranno su Internet, magari in qualche sito minore, domiciliato all’estero, perché è difficile che un qualche giornale possa fare un’operazione del genere". È ragionevole pensare allora che, almeno da un mese, c’era chi prossimo al governo sapeva del guaio in cui s’era cacciato Piero Marrazzo. Questo, come è ovvio, non vuol dire che ci sia stato qualcuno nell’esecutivo a pilotare lo scandalo contro il governatore. Vuol dire soltanto che, per quel che è accaduto tre anni fa e ancora con le indiscrezioni diffuse alla fine dell’estate, l’affare appare più fangoso di quanto dica la ricostruzione ufficiale: quattro carabinieri infedeli che vogliono lucrare qualche euro da una minaccia estorsiva.
Però, quale che sia la natura del ricatto e il volto dei ricattatori, sia l’affare frutto di casualità o di black propaganda, le difficoltà e i doveri pubblici di Piero Marrazzo non mutano. È vero, non ha deciso di mettere in piazza la sua vita privata come ha fatto Berlusconi in maggio, ma - anche se strattonato e forse incastrato - le sue debolezze sono ora lì, nude, sotto gli occhi di tutti e il governatore ha l’obbligo di affrontarle, in pubblico e a viso aperto. Anche per lui, come per il capo del governo, deve valere un codice di trasparenza, l’impegno a dichiararsi, un’assunzione di responsabilità che è piena soltanto se si è in grado di raccontare la verità, anche sulle abitudini private. Se è in grado di farlo, il governatore può rimanere al suo posto. Se non può assumersi la responsabilità della verità, farebbe meglio a dimettersi, e presto.
(24 ottobre 2009)
Messaggi
1. Marrazzo - Il dovere della verità, 24 ottobre 2009, 13:21, di lu
c’è appena stato uno sciopero con manifestazione del sindacalismo di base... e via che l’agenda chiede di parlare di altro... avanti pure con la questione morale... e la pancia vuota la lasciamo alla demagogia della lega!
1. Marrazzo - Il dovere della verità, 24 ottobre 2009, 14:36
Io quello sciopero l’ho fatto, ho partecipato al corteo di Roma e soprattutto porto avanti tutti i giorni, nel posto di lavoro, in quartiere e pure sul web, le istanze del sindacalismo di base ed alternativo.
Ciononostante, penso che anche la vicenda Marrazzo, così come quella Berlusconi/escort e dintorni, ci riguardi molto da vicino ....
Lo scontro feroce per il potere in Italia ( ma con forti implicazioni anche "globali") - anche se portato avanti a forza di gossip e di scandalismo anche di altra natura - sta comunque trasformando questo Paese in un regime di tipo sudamericano.
Con quello che tutto ciò significa anche e soprattutto rispetto alla condizione degli oppressi e degli sfruttati.
E senza che esista un minimo di opposizione parlamentare, anche meramente di pura difesa degli spazi di democrazia formale.
Siamo l’unico paese europeo, almeno tra quelli cosiddetti "sviluppati", dove non esiste una rappresentanza parlamentare non dico "comunista" ma nemmeno di tipo socialdemocratico.
E dove, in assenza di un quadro politico nemmeno minimamente "di sinistra", nato e cresciuto nelle lotte sociali, le candidature per i posti che contano ( e la Regione Lazio qualcosa conta) si vanno a scegliere nella cosiddetta "società civile" borghese, che spesso e volentieri non è affatto migliore del ceto politico tradizionale e comunque tende, una volta arrivata a posti di potere, ad adeguarsi immediatamente ....
E questo pesa anche sul "sociale", anche sullo sciopero di ieri .... non sono cose così separate come si tende a credere ....
K.
2. Marrazzo - Il dovere della verità, 24 ottobre 2009, 15:01, di pietro ancona
E’ snagliato contrapporre sciopero a questione Marrazzo. Sono la stessa cosa. Lo sciopero di ieri avrebbe ben altri esiti da quelli del silenzio e dell’indifferenza della classe dirigente se questa non fosse marcia e corrotta fino al midollo delle ossa. la cronaca politica sta diventando cronaca nera: vicenda Mastella, dell’Utri in Tribunale, Marrazzo che va a transessuali, etcc..etc...
L’Italia affonda nella merda bipartisan!!
E’ sconcertante come tutto il gruppo dirigente PD difenda Marrazzo mentre dimentica in carcere Luca Bianchini che magari è innocente....