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Matteo Salvini, FAcebook, e il senso del ridicolo

Publie le mercoledì 10 dicembre 2008 par Open-Publishing

Dunque il leghista Matteo Salvini ha vinto la sua battaglia, ed è stato riammesso in Facebook. Non s’era rassegnato a passare le vacanze natalizie senza i suoi “amici” di rete, così, scambiando la Camera dei deputati per un ufficio lamentele, aveva depositato un’interrogazione al Ministro delle comunicazioni, invocando l’intromissione del Governo nelle politiche aziendali di una società privata che offre un servizio gratuito cui si può liberamente accedere sottoscrivendo alcune clausole, tra le quali quella che impegna gli utenti a non darsi allo spamming e a non sovraccaricare il server. Salvini, che deve aver preso i social network per un qualcosa che ti ordina il dottore o l’ufficio anagrafe, aveva appunto placidamente ammesso di aver trascorso 5 ore (tra l’altro durante una seduta parlamentare) a smanettare sul PC coi suoi 2000 contatti, salvo poi lamentarsi che la disattivazione dell’account fosse sopraggiunta senza nemmeno un preavviso - proprio lui, che sogna di “rispedire a casa sua” ogni immigrato irregolare senza neanche dargli la possibilità di impugnare in sede giudiziaria il decreto di espulsione.

Tuttavia, riattivato l’account l’interrogazione parlamentare resta, poiché il Nostro ritiene si debba indagare “su dove risultino le sedi operative del social network in questione e chi ne siano i legali rappresentanti”. Perché per chi si muove nella rete come un sub senza respiratore e senza pinne, desta troppi sospetti un’email ricevuta da “un non meglio precisato Facebook team” scritta, pensa un po’, in inglese. Ma come? Uno accede ad internet in Italia, dall’Italia, con un PC che sta in Italia, per inoltrare una email di protesta ai gestori di un servizio i cui pulsanti di navigazione sono in italiano, e quelli ti rispondono in una lingua straniera? Davvero una faccenda poco chiara. Come non mettere sotto inchiesta, quindi, una società, fondata negli Stati Uniti e la cui sede operativa per l’Europa sta in Irlanda, che usa pronunciarsi in inglese e non in dialetto lombardo o nel più internazionale celtico antico? E’ già ammirevole che Salvini non abbia ancora pensato di avvisare i servizi di intelligence riguardo a “strane” testate giornalistiche, come il New York Times o il Washington Post, che, seppur raggiungibili dal territorio italiano, si ostinano ad esprimersi secondo un incomprensibile idioma.

Comunque è in fondo rassicurante sapere che il Francesco Caruso in camicia verde impieghi il proprio tempo così che non in questioni ben più serie. Anzi, visto che come gli altri deputati e senatori leghisti è stato mandato in Parlamento anche per combattere ogni privilegio e non per farsi privilegiato a sua volta, gli si dovrebbe chiedere di farsi carico pure delle segnalazioni degli utenti ordinari della rete, magari sfruttando l’indirizzo email che egli stesso rende pubblico sul suo sito (sito è una parola grossa…) proprio al fine di ricevere segnalazioni e suggerimenti. Chissà che un giorno non lo vedremo quindi chiedere lumi al Ministro delle comunicazioni su presunti voti di scambio in OkNotizie, o sulla sospetta pratica di alcuni blogger di linkarsi a vicenda al fine di mantenersi in testa nella classifica di Blogbabel, o, ancora, sulle oscure fluttuazioni dei valori di Authority e di Pagerank in Technorati. Qualora dovesse invece sollecitare il Ministero delle pari opportunità affinché venga messa fine alle continue vessazioni del Mac guy su quello PC, per una volta rischierebbe di ricevere il sostegno dell’AntiComunitarista.

Daniele Sensi

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