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Mazze, catene, teste rasate e croci celtiche

Publie le giovedì 30 ottobre 2008 par Open-Publishing

Mazze, catene, teste rasate e croci celtiche

di Franco Calabretta

Mazze, catene, teste rasate e croci celtiche. Forse il suggerimento di Francesco Cossiga, alla fine, è stato ascoltato: «Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto», aveva infatti consigliato l’ex presidente della Repubblica e, soprattutto, "indimenticabile" ministro degli Interni negli anni’70.

E ieri, a Roma, a piazza Navona, è accaduto proprio questo. Il sit-in organizzato dagli studenti delle scuole medie superiori contro il decreto Gelmini è stato infatti terra di conquista di Blocco studentesco, la formazione dell’estrema destra romana - quella di Casapound tanto per intenderci, il centro sociale dichiaratamente neofascista - che ha provato in tutti i modi a prendersi la testa della protesta. Cinquanta ragazzotti, teste resate e bastoni alla mano, che minacciavano e colpivano chiunque volesse mettere in discussione la loro presenza in quella piazza.
E’ la polizia? Di fronte alle continue provocazioni dei fascisti del terzo millennio, come amano definirsi i ragazzi del Blocco, la polizia di Stato che faceva? Nulla, assolutamente nulla. Celerini e carabinieri si preoccupavano soltanto di difendere Palazzo Madama - difendere non si sa bene da cosa - sede del Senato dove in quelle stesse ore si stava consumando l’atto finale di questa riforma. «Di fronte all’immobilismo delle forze dell’ordine - spiegava infatti Marco, del Liceo Benedetto da Norcia - l’unica cosa da fare era difendersi da soli. Respingere le continue violenze di questi fascisti».

E così è stato. Intorno a mezzogiorno un gruppo di ragazzi ha preso l’iniziativa ed ha cacciato dalla piazza i ragazzi di Blocco. Uno scontro a tratti cruento che ha registrato due feriti nel campo degli studenti e due in quello di Blocco studentesco. Per lo più, ferite giudicate guaribili in pochi giorni. Solo a quel punto c’è stato l’intervento della polizia che fermava una ventina di militanti della destra ed una decina studenti del movimento.
A questo punto, il timore dei ragazzi è che, come è spesso accaduto, si torni a parlare solo di violenza. Il timore è che la protesta contro il decreto Gelmini venga oscurata da episodi di provocazione costruiti ad arte. Per questo, nel corso dell’assemblea di ieri, gli studenti hanno scandito a chiare lettere quale sarà il loro atteggiamento futuro: «Nessuno scontro tra studenti di destra e studenti di sinistra, quella di ieri è stata soltanto legittima difesa», spiegava infatti Luca, portavoce degli universitari romani. «Non può esserci nessuno spazio per chi viene con i bastoni ai cortei, nessuno spazio per i violenti, gli xenofobi ed i razzisti». Ed ancora: «A chi spera che da oggi noi parleremo di queste cose gli diciamo che si sbaglia di grosso. Noi non ci occuperemo di questi quaranta imbecilli, noi abbiamo altro da fare».

Insomma, per chi in questi giorni ha seguito le mobilitazioni di Blocco studentesco la situazione è piuttosto chiara. I ragazzi dell’estrema destra romana provano infatti da giorni a infiltrarsi nei cortei studenteschi. A infiltrarsi sotto l’occhio permissivo delle forze dell’ordine e con un uso esplicito della violenza. Violenza verbale, certo, ma anche violenza fisica. Fino ad oggi si è trattato "solo" di qualche schiaffone, ma ieri, bastoni dipinti di tricolore alla mano, la destra ha alzato il livello dello scontro consapevole del fatto che la piazza aveva iniziato a reagire, a denunciare questa presenza ingombrante e consapevole, soprattutto, dello strano lassismo delle forze dell’ordine. «Ho provato a denunciare il comportamento dei ragazzi di destra alla polizia - racconta un’insegnante presente ieri a piazza Navona - ma il funzionario mi ha risposto che mi sbagliavo, che quei ragazzi con le teste rasate e la celtica al collo erano militanti di sinistra».

In ogni caso, gli obiettivi di Blocco studentesco sono fin troppo chiari: propaganda, arruolamento e provocazione. Un mix che gli riesce piuttosto bene se consideriamo che le autogestioni di almeno tre scuole romane sono gestite direttamente da loro. Del resto sono proprio le scuole medie superiori il loro bacino preferito. «I ragazzi di blocco - racconta un ragazzo di un liceo di Roma Nord che preferisce restare anonimo - arrivano a scuola, prendono i ragazzi, per lo più ignari di cosa si nasconda dietro i loro slogan, e li portano nella piazze a sfilare dietro i loro striscioni».

Per quanto riguarda le vicende di ieri, Rifondazione comunista, per voce di Fabio de Nardis, denuncia «l’infiltrazione fascista nel corteo degli studenti» e attacca la la polizia che «ha consentito a un gruppo di cinquanta fascisti armati di spranghe, catene, bottiglie, caschi e cinghie, di infiltrarsi nel presidio democratico degli studenti in movimento a piazza Navona e massacrare per un’ora, indisturbato, studenti e studentesse di quindici e sedici anni». Poi la richiesta del rilascio di alcuni giovani militanti di rifondazione, «uno dei quali, Yassir Goretz, è al momento in stato di arresto solo per aver cercato di garantire l’agibilità democratica della piazza».