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"Mi hanno spruzzato vernice in faccia dormivo sulla panchina, poi le fiamme"

Publie le lunedì 2 febbraio 2009 par Open-Publishing

"Mi hanno spruzzato vernice in faccia dormivo sulla panchina, poi le fiamme"

di Paolo G. Brera

Il racconto dell´indiano: è grave ma per ora non in pericolo di vita. Sul collo le ustione più gravi

«Stavo dormendo su una panchina, qualcuno mi ha spruzzato in faccia della vernice spry. Non capivo cosa stesse succedendo. Mentre cercavo di alzarmi mi hanno spaccato una bottiglia in testa, e un ragazzo mi stava versando addosso una tanica di benzina. Poi ha dato fuoco». Navtej Singh Sidhu, indiano di 35 anni, ha ustioni di terzo grado sul 41 per cento del corpo: è gravissimo, ma riesce a parlare, a raccontare la sua notte orribile, il terrore che ancora non lo abbandona: «Il fuoco gli ha bruciato le terminazioni nervose, e coi farmaci che gli somministriamo non sente dolore», spiegano i medici del Sant´Eugenio di Roma, dove lotta per sopravvivere. È in prognosi riservata, ma per fortuna «non in immediato pericolo», e il primario è «assai cautamente ottimista» sulla possibilità di salvarlo.

«Vengo da Moga, nel Punjab. Cinque anni fa sono arrivato in Italia», ha raccontato ai medici e ai rappresentanti dell´ambasciata e della comunità indiana della capitale. «Lavoravo come muratore, a Lavinio. Ero qui da solo, senza documenti. Non ho moglie né figli, e non ho più nemmeno i genitori». In India ha solo una zia, che l´ambasciata sta cercando di contattare. «Quattro o cinque mesi fa ho perso il lavoro, e mi sono ritrovato senza più soldi per pagare un posto in cui dormire. Sono finito alla stazione Termini, a Roma. Dormivo lì, ma mi disturbavano in continuazione: venivano a svegliarci per mandarci via. Due notti fa avevo preso il treno per Nettuno. Mi sembrava un posto tranquillo, e finalmente ero riuscito a dormire un po´. Così ci sono ritornato. Ho dormito in treno, poi sono venuti a pulirlo e mi sono nascosto. Sono sceso a prendere una boccata d´aria, mi sono sdraiato su una panchina per continuare a dormire. Erano quasi le quattro».

È ancora molto spaventato, raccontano i medici che gli hanno affiancato una terapia psicologica. «Mentre cercavo di riaddormentarmi mi sono passati accanto tre ragazzi, mi hanno detto qualcosa che non ho capito e se ne sono andati. Finalmente mi sono riaddormentato, ma dopo un po´ sono tornati a darmi fuoco». Le prossime 48 ore saranno decisive, per Navtej: dovrà lottare con «le inevitabili infezioni», poi i medici cominceranno ad asportargli la pelle e la carne devastata dalle fiamme, cospargendolo con una pomata speciale di ultima generazione per preparare un successivo impianto della pelle prelevata da altre regioni del corpo.

«Avevo le gambe che bruciavano, e con la vernice in faccia non ci vedevo. Mi sono spogliato nudo, ho strappato via i pantaloni infuocati, urlando per il dolore». Anche quelle, ora, sono ustionate. «Per fortuna un signore, un passante, mi ha sentito. E ha chiesto aiuto».