Home > Migranti, cittadini d’Europa

Migranti, cittadini d’Europa

Publie le sabato 5 novembre 2005 par Open-Publishing

di Giulietto Chiesa

Questa settimana, per la prima volta da quando sono parlamentare europeo - in un Parlamento che sempre più chiaramente si configura come di centrodestra - ho provato un certo sollievo. Due volte di seguito, per giunta.

La prima è stata quando ho assistito, in un’aula del Parlamento di Strasburgo gremita in ogni ordine di posti, all’audizione di Fabrizio Gatti e alla proiezione del film di Mauro Parissone. L’argomento era il Cpt di Lampedusa, prima e dopo la visita, lo scorso settembre, di una delegazione ufficiale del Parlamento europeo, commissione per le Libertà civili.

Due casi di giornalismo d’eccellenza che hanno fatto onore all’Italia e alla professione, mentre gran parte della stessa è ormai annegata nella censura, nell’ignavia e nell’autocensura. Oltreché nell’immondizia quotidiana della televisione, delle televisioni.

Ma la ragione del sollievo non era quella dell’onore del giornalismo italiano, salvato da persone perbene, che lavorano e pensano secondo le categorie della dignità umana, oltre che della verità fattuale. La ragione è stata che, insieme alle centinaia di persone che guardavano e ascoltavano, commosse e indignate, quello che nel centro di detenzione di Lampedusa altri italiani hanno inflitto agli immigrati, era seduto il presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles. Richiesta unanime di deputati e deputate europei presenti: che il ministro degli Interni italiano, Pisanu, venga convocato al Parlamento europeo a spiegare chi è stato ad avere organizzato non solo il maltrattamento dei poveri disgraziati approdati sulle coste dell’isola, ma anche la vergognosa messa in scena che ha fatto trovare ai parlamentari europei solo undici “detenuti” - poi rivelatisi tutti informatori della polizia e dei carabinieri, collaboratori di giustizia, come si usa dire - mentre solo qualche giorno prima dell’arrivo dei deputati a Lampedusa ne risultavano “ospitati” oltre 1300.

Non so se Pisanu verrà a Bruxelles, e ne dubito. Ma a quanto si sa Borrell è deciso a convocarlo, ed è già molto, moltissimo, perché non c’è sussidiarietà che tenga di fronte alla violazione patente e clamorosa dei diritti umani e allo sputo in faccia con cui le autorità italiane hanno accolto una delegazione parlamentare europea.

Pensavo, di fronte a quello spettacolo e a quella situazione, che se non ci fosse l’Europa, noi italiani saremmo del tutto indifesi di fronte a un regime di prevaricazione, che non si riesce a schiodare dalla sua tetragona prepotenza nemmeno quando le sue responsabilità sono evidenti. Nemmeno quando il torto è plateale e l’inganno è già stato scoperto.

Pensavo all’indegnità con cui le autorità nascondono le responsabilità di Genova 2001, della caserma di Bolzaneto, della Diaz, della morte di Carlo Giuliani, attribuita a un magico, nella sua impossibilità, sasso volante. Sesquipedali cialtroni che non arretrano di fronte a nulla, lanzichenecchi dai quali dobbiamo aspettarci di tutto.

Invece c’è l’Europa, di sinistra, di centro e perfino di destra, che non li protegge e della quale hanno paura.

Per questo provavo un certo sollievo, come chi, trovandosi senza possibilità di giustizia, scopre all’improvviso che ancora esiste un tribunale capace di vedere la verità, e i pericoli che tutti corrono, anche loro, se lasceranno che il bubbone Italia si allarghi.

E poi c’è stato un altro motivo di sollievo, e perfino di orgoglio. Quando, il giorno successivo, il Parlamento europeo, a larga maggioranza, ha approvato una risoluzione che - udite, udite - concede agli immigrati che abbiano vissuto e lavorato per cinque anni nella Ue, in un qualunque paese dei 25 europei, il diritto di votare nelle elezioni amministrative locali del paese in cui si trovano e lavorano, e di votare nelle elezioni politiche parlamentari europee.

Sì, avete letto bene: nelle elezioni politiche europee.

Che equivale a sancire il diritto di cittadinanza europea, anche per coloro che non hanno ottenuto la cittadinanza in nessuno dei singoli Stati dell’Unione. Pensate bene, ancora una volta, a questo dato. Finisce, in linea di principio, il concetto spregiativo di extracomunitario. Pensate a Bossi, a Calderoli, e al liquame che da questa gente emanerà non appena se ne accorgeranno.

Naturalmente la materia è ancora soggetta al principio che a Bruxelles chiamano di sussidiarietà. Spetta cioè a ogni singolo paese stabilire le norme in materia di diritto elettorale, e non sarà né facile, né automatico che questo principio, in tempi brevi, possa diventare pratica comune.
Ma il principio è stato stabilito. Ed è gigantesco.

So bene che non tutti i deputati, neppure tra coloro che hanno votato a favore del provvedimento, erano consapevoli della sua portata epocale. Molti non si sono nemmeno accorti che, in un provvedimento più vasto, come una perla dentro una conchiglia, era nascosto questo immenso progresso culturale, politico, morale. Ma molti altri l’hanno assai bene compreso e approvato. E hanno approvato anche quei conservatori intelligenti che hanno capito che non sono barbari - ha ragione Celentano, qui - quelli che stanno arrivando, sempre più numerosi. E hanno approvato anche quelli che hanno capito che noi abbiamo bisogno di loro e che loro, ogni giorno che passa, sono un’opportunità per noi. Preziosa, se sapremo accoglierli senza pretendere di “assimilarli”.

Per questo mi sono sentito sollevato. Spero anche voi.