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Milano, Alfio Nicotra: «C’è l’affare Expo 2015 dietro la rottura col Prc»
Publie le giovedì 28 agosto 2008 par Open-PublishingDunque anche a Milano, il piddì sembra aver scelto la rottura a sinistra
Dunque anche a Milano, il piddì sembra aver scelto la rottura a sinistra. In vista delle provinciali della prossima primavera, Penati ed il suo partito hanno detto chiaramente che vogliono tagliare Rifondazione, che pure sostiene la sua giunta, ed allearsi con l’Udc. Il tutto, naturalmente, dentro quella politica di apertura a Formigoni, che ha portato i democratici a votare il nuovo Statuto della Lombardia. Ne parliamo con Alfio Nicotra, segretario regionale del Prc.
Che sta accadendo a Milano?
Lì, dalla Provincia, arriva un bruttissimo segnale di rottura. Un segnale che rischia di avere ripercussioni su tutte le altre amministrazioni, in molte delle quali noi governiamo assieme al piddì.
Ma perché è accaduto?
All’inizio, all’epoca delle prime uscite bonapartiste di Penati...
Ti riferisci alle multe ai musulmani che pregavano in strada?
A quella e a tante altre sortite del presidente. Sparate su temi che non sono di competenza della Provincia. Comunque, all’inizio sembrava che i democratici volessero prendere le distanze da quegli atteggiamenti. Sembrava che nel piddì, tanto più dopo la batosta alle politiche, potesse aprirsi una vera dialettica, mettendo a confronto strategie diverse. Ma poi, piano piano, la filosofia dettata da Penati, è diventata maggioranza. Da qui l’idea di una nuova coalizione, che lavori a distruggere l’unità della sinistra e isoli Rifondazione.
Ma se Penati è il presidente di cui parli, perché la sinistra ha interesse a continuare ad avere un rapporto col suo partito?
Vedi, alla provincia di Milano, la sinistra è la secondo forza della giunta e della maggioranza. Una forza che è riuscita a riequilibrare le sbandate del Presidente. Così, a conti fatti, il bilancio dell’amministrazione è tutt’altro che negativo. Ci sono risultati. Che in qualche modo "pareggiano" le sparate oltranziste di Penati. Il problema è che ora il piddì punta ad altro: ha un dialogo aperto con la Lega a Roma, e qui a Milano ha deciso di fare da stampella a quella brutta idea di federalismo iper-egoista che sta alla base dello Statuto.
Prima parlavi del tentativo di divisione a sinistra. A cosa ti riferisci?
Non è un mistero che il piddì ma anche, purtroppo, la sinistra democratica hanno parlato dell’impossibilità a stabilire un rapporto con Rifondazione, perché al nostro congresso ha prevalso la prima mozione che, a loro dire, significherebbe una scelta di autoisolamento. La segretaria di Sd ha spiegato che in ogni caso, per lei, la sinistra deve essere organicamente alleata dei democratici.
Dichiarazione strumentali, solo strumentali. Non pensi?
Sì, francamente lo penso anch’io. Tutti sanno come io mi sono espresso...
Prima mozione, Ferrero...
Sì. Però devo dire la verità: i più critici verso Penati sono stati proprio gli esponenti della seconda mozione. E soprattutto, Rifondazione unitariamente, ha votato un documento dove si chiede immediatamente una verifica nella maggioranza di centrosinistra alla Provincia. Verifica che comincerà all’inizio di settembre.
Ma come spieghi l’atteggiamento di Sinistra dmeocratica?
Una cosa innanzitutto: non sarebbe la prima volta che la segretaria milanese, Chiara Cremonesi viene poi smentita dalla sua base. Sì, perché a Milano, sinistra democratica è una forza vera, reale. Che conta quadri, iscritti. Che ha le sue sedi. E dovunque, si lavora e si costruisce insieme. E’ una scelta che credo e spero sia corretta. Perché, ti ripeto, l’unità della sinistra qui ha dato risultati. Disperdere questo patrimonio sarebbe drammatico. Se poi mi chiedi il perché di quella posizione, dovrei risponderti che forse c’è un po’ di nervosismo perché qualcuno aveva sperato di accelerare in vista di una nuova formazione. Gli iscritti di Rifondazione hanno invece deciso che debba restare in campo una forza autonoma, il Prc. Ma tutto questo riaprirebbe la diatriba congressuale che invece francamente vogliamo metterci alle spalle.
L’ultima cosa: secondo te che convenienza ha il piddì a rompere con la sinistra?
Ci sono ragioni che riguardano la politica nazionale, ma ci sono anche molte ragioni locali.
Quali?
Nessuno mi toglie dalla testa che in questa rottura a freddo c’entri il gran boccone dell’Expo 2015, che si porta dietro progetti di cementificazione del parco sud. Migliaia di ettari sotto attacco della speculazione. E stiamo parlando di personaggi come Ligresti. Forze che sono riuscite a creare uno schieramento bipartisan a loro sostegno. Insomma, qui più che altrove, ci sarebbe necessità di una politica di sinistra, che salvi il territorio, che eviti le speculazioni. Il piddì invece ha scelto di andare dall’altra parte. Sarebbe gravissimo.
s.b.