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Milano, il corteo nazionale dei centri sociali

Publie le domenica 1 marzo 2009 par Open-Publishing

Milano, centri sociali in corteo da tutta Italia contro gli «attacchi» agli spazi occupati

di Pink Panther

Il corteo nazionale dei centri sociali, indetto contro «le logiche securitarie, per l’autogestione e gli spazi sociali» si è aperto da un piccolo spezzone composto solo da donne. All’interno del serpentone presenti anche una delegazione di operai dell’azienda metalmeccanica milanese Innse (che da mesi lottano contro la chiusura e lo smantellamento dell’attività) e diverse sigle dei partiti della sinistra radicale. A fine manifestazione il corteo si è ricompattato in attesa di notizie da Bergamo, dove sono stati manganellati e fermati 40 giovani dei centri sociali. Il resoconto da Milano di Pink Panther Strategy (libera associazione di progetti politici e socio-culturali) che si è mobilitata fin dal sgombero di Cox18 e Archivio Primo Moroni.

Milano sta morendo. Soffocata dalla speculazione edilizia e dall’ignoranza. Colpita al cuore dalla crisi economica e dalla paura. Il cuore di Milano è malato, malato di precarietà e infelicità, infettato da De Corato e dalla giunta Moratti. E con Milano muore tutta l’area del suo hinterland, stritolato dal mostro Fiera-Expo. Ma una zampata rosa ha attraversato in questi giorni Milano. E’ quella della Pink Panther Strategy un’insieme di iniziative d’avvicinamento alla manifestazione nazionale di ieri, in difesa del Centro Sociale Cox18, per gli spazi sociali, contro le logiche securitarie. E’ un alito di vita e di creatività in questa città morente.

Tutto si è svolto in pochi giorni. Ieri Pero si è svegliata "cantierizzata": visibili nastri rossi e bianchi delimitano intere porzioni di territorio comunale, impedendo ai cittadini di accedervi. Questi "lavori in corso" rappresentano i cantieri della città-vetrina di Expo 2015, una nuova grande sciagura per gli abitanti di questo territorio. Nella stessa notte alcuni valenti attacchinatori hanno affisso alcuni manifesti sull’impalcatura dei restauri al monumento a Sandro Pertini nella centralissima Via Manzoni di Milano. I manifesti non sono originali ma sicuramente veritieri quanto quelli d’autore. Con i vigili sorpresi che chiamavano la Centrale per sapere se erano veri o falsi. «Un po’ di colore in questo grigiore» ha esclamato un’arzilla signora.

In una città che per tradizione è stata antifascista, tollerante, aperta ma che ora è divenuta chiusa e meschina, la Pantera Rosa ha voluto sottolineare che chiudere, da un giorno all’altro, un monumento che racconta Pertini, presidente partigiano, con lo scopo di ricavarne una postazione pubblicitaria, rappresenti involontariamente una visione d’insieme dei valori, delle priorità, dei riferimenti (della paranoia) di questa Milano decadente. A Monza, invece, sono apparsi 3 striscioni in tre punti caldi della città. Dalle vecchie mura dell’ex Macello è calato lo striscione "I’m closed", decretando il fallimento del progetto di riqualificazione dell’area ideato da questa giunta.

Sul Re de Sass , stanco di essere video-sorvegliato 24h su 24, è stato appeso lo striscione "I’m prisoner", in protesta contro le esorbitanti spese dell’amministrazione negli impianti di video-sorveglianza. Infine, di fronte allo sportello Politiche Giovanili del Comune di Monza è apparso lo striscione "I’m precario", per deunciare le condizioni di ricattabilità e subordinazione della condizione lavoratica di oggi. Dulcis in fundo, ieri mattina il monumento simbolo della (supposta) laboriosità milanese, la statua dell’ago e filo di P.za Cadorna, è stata coperta da un lungo manifesto che denunciava le carenze di lavoro, reddito, welfare e autonomia della cultura in questa città, una città che, tuttavia, sperpera 300 milioni di euro per le attività speculative sui derivati dei titoli pubblici e più di 4 miliardi di euro per la sperimentazione fallimentare degli sportelli Biagi. La Pantera Rosa agisce e domani agirà ancora di più.