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Milosevic a Bologna e la quarta onda che arriva
Publie le mercoledì 26 ottobre 2005 par Open-PublishingQuel che è accaduto ieri a Bologna dobbiamo leggerlo in un contesto che è in rapidissima trasformazione ed ha due facce: la prima faccia è la campagna elettorale più drammatica della storia italiana. La seconda faccia è l’emergere di un movimento studentesco che contiene i germi dell’insorgere dell’intelligenza collettiva contro il regime dell’ignoranza.
Paradosso Bologna: è qui che il centrosinistra ha trovato la sua formula, è qui che nasce il progetto vincente di Prodi. E’ qui che le primarie registrano il livello più alto di partecipazione. Ed è qui che il centrosinistra sta rischiando di perdere le elezioni.
La politica di Cofferati rischia nei prossimi mesi di offrire alla destra l’argomento decisivo:
che la sinistra perseguita il dissenso e lo stalinismo è ancora in agguato.
Ci si è chiesti chi è Cofferati. Ecco qui una nota biografica interessante
Da piccolo, Cofferati era militante del movimento studentesco della Statale di Milano. Non molti ricordano cosa era il movimento studentesco della statale. Era l’organizzazione di ispirazione dichiaratamente stalinista degli studenti della borghesia milanese, formazione militarmente agguerrita sia contro la polizia che contro i dissidenti interni al movimento. Il movimento studentesco si distinse per aggressioni feroci contro i giovani anarchici (famoso fu il pestaggio dell’anarchico Joe Fallisi), ma anche contro gli operai di Lotta continua che vennero cacciati dalla Statale in malo modo, e più tardi contro i giovani proletari dell’autonomia. Il giovane Cofferati è dunque un picchiatore stalinista. Dopo di che è andato alla Pirelli a fare il tempista col cronometro in tasca, quello che taglia il tempo agli operai, in poche parole il kapò.
Stufo di giocare con gli orologi, ma con lo stesso spirito, si è poi messo a fare il sindacalista. Infatti fu il principale responsabile dell’accordo del 30 luglio 1993, che è costato ai lavoratori dieci anni di concertazione e di riduzione sistematica del salario.
E chi è Cofferati oggi? Sono stati avanzati paragoni con Peron e così via. Ma il paragone più adeguato è quello di Milosevic. Nel 1989, quando era evidente che il potere della burocrazia titoista stava crollando, mentre la dittatura social-autoritaria stava crollando in tutto l’est europeo, Milosevic ebbe un colpo di genio. Lui, che era stato leader comunista riconfigurò la sua immagine trasformandosi in un leader nazionalista. Andò a Kosovo Polje, nel luglio di quell’anno, e fece un discorso di eccitazione dell’identità serba contro le altre identità jugoslave. Gridò ai suoi ascoltatori serbi: "non permetterò a nessuno di alzare la mano contro di voi." Milosevic aizzò l’odio interetnico che non esisteva ancora, perché aveva intuito che il suo potere, declinante nell’identità comunista, poteva riaffermarsi nell’identità nazionalista e securitaria. Fu quello il vero inizio della guerra civile jugoslava (a cui naturalmente diede poi un contributo il leader nazionalista croato, Franjo Tudjman, e le potenze straniere (Germania e Vaticano in prima fila) che fomentarono la carneficina.
Nel suo piccolo Cofferati sta facendo una cosa simile. Sta cercando di aizzare la paura e l’odio, vuole provocare una divisione profonda nella popolazione cittadina, e creare così un modello da imporre a livello nazionale. Il modello è quello dell’unità nazionale contro le minoranze, contro i diversi, contro i dissidenti. Per questo i più entusiasti sostenitori di Cofferati sono oggi i fascisti di AN e i razzisti della Lega.
Il governo Berlusconi negli anni passati ha portato all’Italia disgrazie, corruzione, miseria e servilismo. Ma almeno una cosa, se si eccettua il caso enorme di Genova, ce l’ha risparmiata: la violenza repressiva contro il dissenso.
Dopo l’89, coloro che hanno Stalin nel loro DNA culturale si sono rapidamente convertiti al neoliberismo, sono diventati i più accesi sostenitori della privatizzazione e della libertà di impresa. Ma il loro odio contro la società reale, contro il dissenso intellettuale, contro le minoranze non è mutato. Putin, Karimov, Kouchma, Lukashenko, Hua Kuo Feng, Li Peng, D’Alema o Violante.
Zelatori fanatici del profitto d’impresa, persecutori violenti della libertà.
Peggiori dei peggiori.
E’ questa la politica che il centrosinistra promette al paese? E’ questo il clima sociale che vogliono instaurare in Italia?
Il partito di Milosevic-Cofferati si prepara ad usare il pugno di ferro. Fedeli al neoliberismo in economia, autoritari e violenti nella vita civile. Eccoli quelli che vogliono andare al governo con Prodi.
E’ urgente che Prodi si liberi di loro.
NELLA STESSA CITTA’ MA IN UN ALTRO MONDO vediamo emergere forse un movimento.
A Bologna sono occupate tutte le scuole superiori e tre facoltà universitarie. Al momento non possiamo sapere se le agitazioni sono l’annuncio di un movimento vero, di lungo periodo, di un movimento innovatore capace di aprire nuove prospettive alla prima generazione videoelettronica. Io ho cercato di ascoltare molto, sono andato nelle facoltà e nelle scuole per capire, per sentire il sound dell’anima di questa agitazione, e la mia sensazione è che questa sia la quarta onda.
Le onde precedenti, quella del ’68, quella del ’77, quella del ’90 produssero ciascuna un mutamento enorme del quadro sociale, delle attese culturali, delle scelte esistenziali. Nelle parole e soprattutto nei balbettii che ho sentito nelle assemble di questi giorni riconosco la traccia dell’emergere della quarta onda.
Attenzione, quello che accade è importantissimo. La prima generazione videolettronica comincia a formulare le parole gli stili i gesti della sua emergenza consapevole.
La percezione del carattere catastrofico dell’orizzonte presente.
La percezione della potenza infinita del lavoro cognitivo e della miseria deprimente delle condizioni sociali precarie e subalterne in cui il lavoro cognitivo è costretto a vivere.
La percezione della miseria psichica e relazionale in cui la prima generazione videoelettronica è cresciuta, la solitudine e l’angoscia che si dissipano non appena la collettività felice si riunisce, non appena all’isolamento succede il movimento.
La sinistra è terrorizzata non meno della destra da questo movimento. Nella loro campagna elettorale, fatta di promesse bugiarde, di insinuazioni mafiose e di risse ignobili, i torvi funzionari del potere sanno benissimo che un movimento giovane e felice sarebbe il fattore imprevisto che cambia completamente il gioco.