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Milziade Caprili: perché restiamo nel Prc

Publie le domenica 11 gennaio 2009 par Open-Publishing
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Milziade Caprili: perché restiamo nel Prc

di Alessandro Cardulli

Già vicepresidente del Senato, ha sottoscritto il documento “Continuare il cammino per la Rifondazione della sinistra”. Sabato la riunione degli esponenti che continueranno la militanza nel partito. Il pretesto Liberazione.

“Abbiamo pensato, ognuno in modo autonomo, di continuare a portare avanti le posizioni politiche portate al Congresso di Chianciano, rimanendo dentro al partito”.

Parole chiare e nette pronunciate da Milziade Caprili, già vicepresidente del Senato, uno fra i più autorevoli esponenti di Rifondazione comunista, firmatario della mozione con cui Nichi Vendola si era presentato al confronto congressuale. Fa parte di un gruppo di dirigenti, a vari livelli, che sabato si riuniranno sulla base di un documento dal titolo significativo, “ Continuare il cammino per la Rifondazione della sinistra.” “Non ci siamo mai visti prima d’ora, questo è l’incontro, diciamo così, ufficiale che segna la nostra collocazione nel partito – afferma Caprili – che resta quella con la quale abbiamo condotto la battaglia congressuale. Il nostro obiettivo era quello di costruire una sinistra più larga, plurale.

E questo non si fa in pochi mesi quanti sono quelli che ci separano dal congresso di luglio. Non riteniamo utile un abbandono del Partito come invece , così sembra stante le dichiarazioni di questi giorni, lo ritengono compagne e compagni che hanno deciso, di fatto, di andarsene e devono solo stabilire la data”. Caprili ci chiede di non domandargli quanto saranno i presenti alla riunione che si svolgerà nella Sala Libertini, presso la Direzione del Prc. “ Noi, noi la “ mozione Vendola”, il congresso l’abbiamo perso, siamo minoranza, anche se consistente- afferma l’ex vicepresidente del Senato- c’è una maggioranza molto composita.

Non è il caso ora di affrontare questi problemi ma avvertiamo che c’è uno spazio per difendere le motivazioni che abbiamo portato al congresso e per ottenere risultati positivi per il partito e per la sinistra”. Non la pensano così fra gli altri l’ex segretario Franco Giordano, Gennaro Migliore, già capogruppo alla Camera, Patrizia Sentinelli, che ha ricoperto l’incarico di viceministro nel governo Prodi. Hanno preso le mosse dalla tormentata vicenda legata al quotidiano del Partito e Liberazione è diventato motivo di possibile scissione.

E’ stato Franco Giordano a inviare a Paolo Ferrero, segretario del Prc, una specie di ultimatum: “Se verrà mantenuta la decisione di sostituire il direttore del quotidiano e la Direzione del partito che si riunirà lunedì nominerà un nuovo direttore” - dice Giordano - “ un attimo dopo lasceremo la Direzione”. Ancora non è una dichiarazione di abbandono, ma poco ci manca.. Anche perché sia Vendola, sia Giordano puntano tutto su una “ lista unitaria” per le prossime elezioni europee. Di fatto un alleanza con Sinistra democratica , un – come si dice in gergo “andare oltre”Rifondazione.

Come accade sempre quando si dichiara una guerra le motivazioni non sono quelle reali, c’è un testo da mettere in campo per nascondere il vero obiettivo. Così accade che il pomo della discordia sia la direzione di un giornale. Agli organismi sindacali e alla redazione Paolo Ferrero ha formalizzato la decisione che porterà alla riunione delle Direzione: il nuovo direttore dovrebbe essere un sindacalista della Cgil, che ricopriva l’incarico di segretario della Camera del Lavoro di Brescia, non iscritto al partito.

Si tratta di Dino Greco il quale si è riservato di dare una risposta che, quasi certamente, dovrebbe essere positiva. Resta in piedi anche tutto il percorso futuro del giornale per il quale ci sono due offerte, una delle quali da parte dell’editore di Left che ha presentato proposte, per quanto se ne sa dai giornali che ne hanno parlato, a dir poco stravaganti. Il quotidiano verrebbe diviso in due parti: alcune pagine dovrebbero essere gestite dal direttore nominato dal partito ( un “fondo”, le lettere, le iniziative del Prc) e tutto il resto dal direttore nominato dal nuovo editore.

Una formula non solo stravagante ma unica, crediamo nel mondo dell’informazione. Un giornale diviso à metà rappresenta una vera “innovazione”. Data questa situazione è chiaro che Liberazione è solo la punta di un iceberg che rappresenta la divisione, forse insanabile, determinatasi nell’ultimo congresso.

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