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Missione Afganistan: questo è il testo che ho inviato ai miei compagni di partito di Reggio Emilia
Publie le domenica 2 luglio 2006 par Open-Publishingdi Andrea Anselmi: PRC circolo di Correggio
Io parlavo sul serio quando dicevo basta guerra senza se e senza ma,
quando lo ripetevo nelle manifestazioni e nelle riunioni di movimento e
di partito. Adesso proprio non ce la faccio a convincermi che i senatori
e deputati di PRC ,(che mi rappresentano al parlamento), votando a
favore del rifinanziamento della missione in Afganistan contribuirebbero
ad una "riduzione del danno" intrinseco a questa azione di guerra. Non
vedo neanche lo spazio per monitorare e controllare gli interventi
armati dei nostri soldati, i nostri soldati sono la sotto il comando USA
e in ogni caso gli scopi della missione sono rimasti gli stessi.
Ma poi cosa dovremmo ridurre? Il numero delle/dei morti? Il numero
delle distruzioni di case o i bombardamenti? Esiste forse una guerra
meno dolorosa di un’altra? Su un tema come la guerra non credo che
questo tipo di mediazioni siano valide.
Quando la maggioranza del nostro partito ha deciso di entrare
nell’Unione tutti sapevamo che saremmo arrivati a questo punto, cioè ai
ferri corti con i moderati sul tema della guerra umanitaria, quindi
consapevolmente oggi dovremmo essere pronti a rivendicare un scelta di
vita per noi fondamentale. Io non credo sia possibile confermare questa
scelta votando sì alla continuazione della missione a meno che non sia
presente un chiaro piano di ritiro dall’Afganistan.
Vorrei che fosse chiaro che il ricatto, o per alcuni la condizione,
della caduta del Governo in caso di mancanza dei voti dei senatori
pacifisti, per me è secondario rispetto alla difesa della scelta del
ripudio della guerra. Se questo Governo continua la strada del
precedente nel non rispettare l’articolo 11 della costituzione non deve
avere il nostro appoggio, ed una eventuale caduta (che non è poi così
automatica) a quel punto non aggraverebbe la situazione già deleteria di
per sé.
Se non riusciamo a rispettare questi principi adesso non ci riusciremo
neanche continuando a stare dentro ad una istituzione che di fatto
massacra ogni possibilità sia pratica che ideale di vivere senza guerra.
Contrasto fortemente con l’idea di Sansonetti che essere dentro alle
istituzioni corrisponda a fare una politica alta, ritengo che l’altezza
della politica sia indipendente da dove la si fa e rifiuto l’accusa di
ragionare solo di principi e intenzioni, tutt’altro le persone che in
questi ultimi cinque anni si sono opposte alla guerra
preventiva-giusta-dipace-divina-umanitaria lo hanno fatto spesso con
l’azione quotidiana, con lo stile di vita, di modello di decrescita, di
incontro, di lavoro comune, di impegno sociale, di presa in carico dei
problemi, con le azioni dirette.
Lo slogan "BASTA GUERRA SENZA SE E SENZA MA" non è solo un enunciazione
di principio è una scelta di vita!