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Mobilitazione in oltre 50 carceri

Publie le martedì 19 ottobre 2004 par Open-Publishing
1 commento

Mobilitazione pacifica dei detenuti di oltre 50 istituti di pena: scioperi
della fame e altre iniziative. Sollecitata pure l’applicazione dei benefici
previsti dalla legge Gozzini.

ROMA - Dalle 21 di ieri i detenuti di oltre cinquanta carceri italiane hanno
cominciato la mobilitazione pacifica - battitura delle sbarre, scioperi
della fame e altre iniziative - per protestare contro il sovraffollamento,
la malasanità e per l’applicazione dei benefici previsti dalla legge
Gozzini. L’associazione di detenuti del carcere romano di Rebibbia,
"Papillon", tra i principali promotori della mobilitazione, spiega che un
ulteriore obiettivo è sollecitare parlamentari e amministratori locali a
presentare proposte di legge contenenti un «reale» provvedimento di indulto
e amnistia.

Oltre alla battitura delle inferriate, gruppi di sette-otto detenuti, si
alterneranno ogni settimana in uno sciopero della fame e mobilitazione a
rotazione (sciopero dei carrelli, cioè il rifiuto del vitto
dell’amministrazione, il prolungamento di 15 minuti e lo sciopero dei
lavoranti). «Uno schema che vuol permettere - spiega Vittorio Antonini,
coordinatore di "Papillon" - anche al carcere più sperduto di aggregarsi
alla protesta». «A Regina Coeli la protesta proseguirà finché i detenuti non
avranno risposte» ha detto il presidente della Consulta per i problemi
penitenziari del Comune di Roma, Lillo De Mauro, che ieri ha incontrato una
delegazione di quindici detenuti del carcere romano.

De Mauro ha
sottolineato che da agosto - quando i detenuti attuarono una rivolta che
comportò seri danni - la piattaforma delle richieste dei detenuti è rimasta
la stessa (indulto generalizzato contro il sovraffollamento e riduzione
della carcerazione preventiva). I detenuti lamentano che da agosto «a parte
le tante passeggiate di politici» che hanno visitato il carcere, non è
cambiato nulla. A Rebibbia anche questa volta «le più determinate sono le
donne, sia della sezione normale sia di quella speciale» che chiedono con
forza la possibilità di accudire meglio i loro figli. La protesta dei
detenuti ha trovato il sostegno di parlamentari, sindacati e associazioni.
Laura Cima (Verdi) chiede al governo di non fare «orecchie da mercante» di
fronte alle richieste dei reclusi sulle condizioni di vita nelle carceri e,
in un’interrogazione al ministro della Giustizia, Roberto Castelli,
sollecita interventi per affrontare la situazione.

«I detenuti sollevano un
allarme forte e giustificato su questioni riguardanti il codice penale e
nodi fondamentali per il funzionamento di uno stato che possa definirsi di
diritto», afferma Graziella Mascia, vicepresidente del Gruppo di
Rifondazione Comunista alla Camera. La protesta «progettuale e non violenta»
dei detenuti rappresenta - dice la deputata - «un monito a quelle forze
politiche che, per giustizialismo o per facili consensi elettorali, stanno
bloccando ogni atto legislativo che intervenga sulla condizione carceraria».
Proteste «sacrosante» le definisce Fabrizio Rossetti (Cgil Fp settore
penitenziario), il quale chiede l’apertura di «un immediato confronto che si
ponga come obiettivo quello di riportare il sistema carcerario quanto meno a
una situazione di normalità.

Un primo segnale può essere l’immediata
modifica del disegno di legge Finanziaria 2005: che si riportino i bilanci
del Dap almeno alle stesse quantità del 2001». Dell’avvio della protesta non
sapevano nulla, invece, i detenuti del carcere bolognese della Dozza. Lo ha
scoperto la delegazione di parlamentari e rappresentanti dell’associazione
«Antigone» che ieri mattina è andata in visita nell’istituto dove nel 2004
ci sono stati tre casi di tubercolosi nel 2004 e molti reclusi da tempo non
riescono a richiedere i benefici penitenziari per mancanza di educatori a
fare da tramite.

Gazzetta del Sud del 19/10/2004

Messaggi

  • Gent. Lettore
    Condivido quanto ascolto e leggo, per cio’ che concerne una eventuale Amnistia e indulto, vivo all’Estero anche per motivi di Giustizia, cio’ che non condivido, è ne ho vissuto l’esperienza in prima Persona è , a mio Personale parere, gli art. " POMPOSI" n° 3 - 4 - e 27 della Costituzione que"st’ultimo, cita le testuali parole " Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di UMANITa’ è devono tendere alla RIEDUCAZIONE del Condannato", ora chiedo e gradirei moltissimo una risposta in merito!! come ed in che senso viene applicato quest’ultimo articolo, purtroppo sino ad oggi, nessuno è stato in grado di darmene una risposta logica è Costituzionalmente coeerente. Mi auguro che quanto oggi avviene nelle Prigioni, possa come dire, svegliare il Mondo Politico, sulle condizioni DISUMANE in cui vivono i Reclusi al fine di Fare Veramente Qualcosa per alleviare quel Mondo da Tutti DIMENTICATO. In quanto ai vari Benpensanti ed Oppositori ( vedi Lega, AN ed Altri ), a Loro chiederei in un senso di VERA Giustizia, si’ di opporsi secondo Loro Coscienza, ma di Rinunciare, oltresi’, alla Loro Immunità Parlamentare è forse si potrà parlare di Vera e Sacrosanta Giustizia. Con quale coraggio parlano di " senso di Umanità" e "Rieducazione" vedendo cio’ che accade oggi nelle carceri è sopratutto, quanti sono in Prigione Innocenti?? sicuramente Qualcuno ci sarà!! ma per la gioia dei Benpensanti tutto cio’ non fà testo, sono solo dei NUMERI allora dico , è ribadisco a titolo Personale, visto chè vogliono rifare la Costituzione, almeno tolgano questi TRE art., che a mio avviso, sono un "PRENDI IN GIRO" il Poveraccio che ci "Casca". Auguri ai Detenuti, di qualsiasi ceto Sociale siano, in fin dei conti sono anch’Essi esseri Umani, che sicuramente avranno sbagliato, ma, a volte, l’arma del Perdono è sicuramente piu’ efficace.
    Francesco