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Morale Rivoluzionaria

Publie le venerdì 27 ottobre 2006 par Open-Publishing

di Ron Ridenour tradotto da Gianluca Bifolchi

“Questo paese può autodistruggersi; questa Rivoluzione può disfare sé stessa, ma loro [gli USA] non ci distruggeranno mai; noi possiamo autodistruggerci, e sarebbe solo colpa nostra."

Nel suo discorso del 17 Novembre, 2005 — per il 60mo anniversario della sua iscrizione all’Università dell’Avana — Fidel si è riferito per la prima volta pubblicamente alle conseguenze definitive di un mancato sforzo di costruire una coscienza rivoluzionaria in tutta la popolazione.

Una popolazione disillusa, mossa da avidità personale e consumismo, può distruggere il "progetto" della rivoluzione cubana, mentre il nemico non può farlo. Questo significherebbe che l’obiettivo principale, nel motto del Che — "La definitiva e più importante aspirazione rivoluzionaria: vedere l’uomo liberato dalla sua alienazione" — non ha fatto sufficienti progressi.

Che il Lider Maximo renda pubblica questa riflessione è un’enorme ammissione della più grande sfida attuale di questa rivoluzione umanistica. La radice etica di questo dilemma — egoismo contro olismo — è, infatti, l’essenza dell’esistenza della razza umana e del pianeta.

Noi lettori rivoluzionari progressisti e sostenitori di Cuba non dobbiamo evitare questa questione decisiva. Un popolo unito e consapevole può resistere al nemico più potente anche quando è affamato — come fecero i Vietnamiti con la Cina, la Francia e gli Stati Uniti — ma un popolo moralmente disilluso non può farlo, neanche a stomaco pieno.

La polarizzazione, o come i capitalisti borghesi le chiamano, le libertà democratiche, si basano su un’appello all’individualismo, nascosto dietro supposizioni rinunciatarie che il genere umano è nato nel peccato, è colpevole, è avido, egoista, e persino malvagio.

Il meglio che si può dire di noi è che siamo nati neutri e con una buona educazione possiamo trasformarci in una razza affettuosa, e dunque pacifica ed aperta.

Come un sostenitore e in qualche caso partecipante della rivoluzione socialista, io, insieme a molti Cubani, lavoro per lo sviluppo della razza umana in ciò che il Che chiamava l’"uomo nuovo", o nell’essere umano che ama il suo prossimo secondo il precetto evangelico. Noi speriamo che non troppi Cubani sprofondino nel pantano dell’individualismo, nel "Sogno Americano" dell’opportunità data ad ognuno di arricchirsi.

L’ideologia del sogno americano è un’arma potente per il capitalismo imperialista, come lo è la loro violenza politico-militare. Ha fatto presa sulla maggioranza della classe operaia nella maggior parte dei paesi.

Da una parte, il popolo cubano ha affrontato con coraggio i rigori dell’imperialismo americano, è riuscito a venir fuori dai giorni più neri della caduta del socialismo di stato europeo, ha continuato a sviluppare la rete di solidarietà tra tutti i suoi membri, continua ad offrire "capitale umano" a paesi più poveri.

D’altro canto, manca di alleati e il Periodo Speciale di riforme ha anche fatto sì che molte persone mettessero da parte l’etica rivoluzionaria, soprattutto, ma non esclusivamente, nel settore dei nuovi ricchi.

Come mi è stato spesso detto da numerosi Cubani nel corso di quest’anno: "Non possiamo mangiare etica".

L’intellettuale marxista Heinz Dieterich ha scritto in questi termini sulla straordinaria sopravvivenza di Cuba e della coscienza rivoluzionaria: "Durante la fase eroica della Rivoluzione, la stragrande maggioranza della popolazione si è identificata a pieno con il processo. Ma questa identificazione è molto più qualificata oggi che nella fase eroica, per diverse ragioni:

"Cambio generazionale, caduta dell’URSS, la rivoluzione scientifica e tecnologica, con il conseguente processo dell’accumulazione intensiva e della globalizzazione, e gli effetti ostacolanti dell’aggressione imperialista sullo sviluppo endogeno dell’economia e della politica cubana".

I critici di sinistra di quelli che apertamente sostengono che ci sono mancanze interne affermano che queste critiche sono un tradimento. Sottolineano la necessità vitale di creare e mantenere l’unità — qualcosa che i leader cubani hanno sempre sottolineato — contro la possibilità opposta — la polarizzazione — per dividere il popolo e dunque permettere al nemico di avere la meglio su di loro.

Eppure, se noi ignoriamo la realtà del disincanto, non facciamo niente per evitare le sue consequenze. Dovremmo già aver imparato questo, specialmente con la caduta del socialismo di stato — realizzatasi senza quasi un mugugno. In breve, la classe operaia ha perso la sua etica rivoluzionaria ed ha voltato le spalle al cosiddetto socialismo.

La rivoluzione Cubana deve aver successo, non solo per gli 11 milioni di Cubani ma come nostro faro per un mondo migliore. Se Cuba si "autodistrugge", centinaia di milioni di persone sprofonderanno nella depressione. Il mostro del mondo realizza questo. E’ questa la ragione perché è così imperativo per lui distruggere il "cattivo esempio del buon esempio". E questa è la ragione per cui dobbiamo affrontare i nostri difetti. Come Dieterich ha chiesto, per quale altra ragione Fidel sente il bisogno di discutere la reversibilità della Rivoluzione?

Dunque, guardiamo al problema

Quando il Periodo Speciale in Tempo di Pace fu lanciato nel Settembre del 1990, ed accelerato la dichiarazione della "doppia economia" nel solenne discorso di Fidel del 26 Luglio 2003, ebbi timore che le ineguaglianze avrebbero portato solo a nuovi ricchi, se non ad una società classista. Cominciai a scrivere di questa preoccupazione in qualche media di sinistra, ma Prensa Latina, dove io lavoravo, non pubblicava questi ragionamenti "sovversivi". Molti sostenitori stranieri di Cuba mi vedero come un "traditore" per queste espressioni.

Il 24 Novembre 2005 Fidel Castro disse per la prima volta pubblicamente: "Siamo tutti consapevoli che oggi c’è una nuova classe, in virtù del fenomeno che la Rivoluzione ha dovuto attraversare [il Periodo Speciale]..."

Uno dei possibili presidenti futuri, il Ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque, riprese il concetto in un discorso alle Nazioni Unite. Disse che il pericolo per Cuba è la creazione di una classe borghese. Questa classe può venire solo da piccoli agricoltori e sezioni della classe operaia, che si sforzano di uscire in un modo o in un altro da questa classe."

Nel discorso del 17 Novembre, Fidel asserì che la nuova classe non avrebbe vinto contro il socialismo.

"Posso assicurarvi con certezza assoluta che questa battaglia contro gli sprechi, il ladrocinio, la distrazione illegale di risorse ed altri vizi generalizzati è stata vinta in anticipo..."

Fidel ha lodato gli sforzi rivoluzionari delle organizzazioni di massa e le nuove brigate giovanili — operatori sociali — ha stabilito di tenere sotto controllo i furti da parte della classe operaia e della piccola borghesia. Migliaia di studenti hanno sostituito i dipendenti di pompe di benzina.

Fidel ha spiegato: "Certi vizi possono avere radici molto profonde. Partimmo con Pinar del Rio per accertare cosa stava accadendo nelle pompe di benzina dove si vendeva carburante per dollari. Abbiamo subito scoperto che c’era tanta benzina rubata quanta ne veniva venduta... in alcuni posti più della metà".

"Bene, cosa accade all’Avana? Troveranno un rimedio? Oh no, è tutto un ridere e scherzare".

"Nella provincia dell’Avana, la gente ruba da pazzi. Oggi gli operatori sociali sono nelle raffinerie; salgono a bordo di autocisterne che portano 20.000 o 30.000 litri e controllano, più o meno, dove quei camion vanno e quanto di quel carburante va in altre destinazioni. Hanno scoperto pompe di benzina private rifornite con carburante proveniente da questi camion".

Il giornalista e sociologo Danielle Bleitrach ha scritto un’analisi dell’importante discorso di Fidel del 17 Novembre (Vedi “Que pasa en Cuba”, www.rebelion.org , 18 Maggio 2006; per la versione inglese vedi www.walterlippmann.com nei suoi CubaNews@yahoogroups.com , 3 Luglio 2006).

Lei osservò alcuni dei risultati dell’iniziativa di Fidel assunti per combattere la corruzione endemica.

"Il colpo di ramazza è andato a fondo. Un numero aiuta a farsi un’idea: nel 2005, il partito si è liberato di 2.900 membri e diversi direttori di compagnia e ministri sono stati mandati via. Nelle assemblee dei lavoratori, i lavoratori sono stati invitati a riflettere su tutto, per immaginare i reali costi del "darsi dal fare" e delle ruberie. Le conseguenze potrebbero essere sanzioni ed espulsioni, ma anche galera o trasferimenti in settori meno sensibili. Alcuni casi sono stati resi pubblici, ma in generale le misure sono state prese discretamente sui posti di lavoro".

Lei definisce il discorso di Fidel come "in perfetta sintonia con la mentalità cubana. Il dibattito parte da un fatto concreto, come abbandonare il Periodo Speciale, e finisce con una ricerca sul socialismo e il futuro dell’umanità. Ora è centrato su cose concrete".

Nel discorso concreto (ed idealistico) di Fidel, egli si è anche riferito al fatto che persino prima del Periodo Speciale, sprechi sistematici delle risorse collettive da parte di molti [se non la maggior parte dei Cubani] stava distruggendo l’economia. Disse che era stata una "fortuna" che Cuba non aveva scoperto prima che c’era molto petrolio sul suo territorio e nelle sue acque, "perché sarebbe stato sprecato".

"La nostra nazione è una di quelle che spreca più combustibile al mondo".

Molto di questo spreco non è rubato, ma semplicemente sprecato dalla negligenza dei cittadini di spegnere la luce (e l’acqua e il gas) quando non viene usata. Anche lo stato è responsabile, dal momento che un obsoleto sistema di rete non è capace di spegnere le luci in strada durante il giorno.

Oltre alle guardie studentesche contro lo spreco e il furto, la stato ha di molto aumentato le sue forze di polizia. Molte persone hanno anche cani da guardia, un’indicazione che la gente ha abbastanza cibo— non è questo il problema.

Fidel e Roque sono per caso diventati sovversivi o stanno cercando di fermare la realtà sempre più negativa della loro nazione? Forse la "situazione finale di Cuba", come una volta Gabriel García Marquez ha detto, è che "Fidel è sia il capo del governo che il leader dell’opposizione"?

Non c’è dubbio, la storia certamente giudicherà Fidel come un supremo stratega rivoluzionario. E, e al contrario di ciò che i nemici del socialismo di stato di Cuba affermano, è un uomo gentile, non adatto ad indulgere nelle purghe tipicamente brutali che la maggior parte dei leader mondiali, se potessero, condurrebbero. Ma ha anche l’appoggio di "un’arte cubana di gestire i conflitti, per fermarli: è come una parola africana che significa, ’con fondamenta di tenerezza’", come Bleitrach espresso così appropriatamente.

Termino con una lunga citazione dalla fine del suo saggio.

"Dopo aver osservato la prima fase del processo [di autocritica], bisogna ammirare la maestria con cui è stato condotto, per quanto riguarda l’acquisizione del suo obiettivo primario, migliorare la vita dei Cubani, come per il fatto che non ci sono stati eccessi, nessun colpo propagandistico Il realismo cubano predomina e non cerca di dividere: il ’nemico interno’ è in ognuno e ognuno deve esaminare le proprie deficienze collettivamente. C’è in questo molta gentilezza e una grande conoscenza di cosa significhi essere umani, con le sue qualità e difetti, che non vengono combattuti con tendenze utopistiche, sapendo benissimo che è una dura battaglia.

Cuba, come abbiamo visto, è una società in armi, in una guerra imposta. Un esercito deve potersi nutrire ed equipaggiare, ma il fattore soggettivo è fondamentale per raggiungere la vittoria. Quando la battaglia è per l’intero continente, o per l’intero pianeta, il popolo all’avanguardia ha una nuova missione: quella di opporsi all’imperialismo — cercando nel frattempo di distruggere il ’darsi da fare’. L’obiettivo concreto e i mezzi per raggiungerlo sono soggetti ad un dibattito permanente. Nel suo discorso, Fidel ha affermato la preoccupazione che i comunisti non possono ricorrere a mezzi immorali per raggiungere un obiettivo, ed ha menzionato il patto sovietico-tedesco come esempio di ciò che i Comunisti non possono fare, perché pagato con una perdita di reputazione.

Uno dei poteri della rivoluzione cubana, dei suoi leaders e Fidel in particolare, è questa rivendicazione dell’etica politica, condivisa dalla popolazione. A questa guerra senza limiti, al potere dell’Impero senza apparente rivale, solo la resistenza del popolo può dare scacco e forse distruggerlo. Cuba applica la strategia di Sun Tzu, vincere la guerra senza doverla combattere."

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