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Muore Giorgio Lotti Compagno pacifista

Publie le domenica 2 luglio 2006 par Open-Publishing
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Addio “compagno”. Giorgio Lotti, popolare militante di Rifondazione comunista, ex maestro di scuola elementare, si è spento ieri mattina, poco dopo le 8, 65enne, nella casa di cura di Villa Serena dov’era ricoverato da qualche tempo.

Con lui se ne va una delle figure più popolari e sincere della scena politica cittadina. Militante a tutto tondo, comunista e profondamente pacifista, al punto da rischiare in prima persona per darne testimonianza.

Eloquenti le immagini di questo signore, all’apparenza più anziano della sua età effettiva, sempre con l’immancabile sigaretta in bocca, che entra - forse l’unico in quel momento - per qualche secondo nella famigerata “zona rossa” durante il blindato G8 di Genova nel 2001, oppure abbraccia Arafat, assediato da mesi dall’esercito israeliano all’interno del suo fortino in Palestina.

O, ancora, cerca di varcare il confine dell’Iraq, prima di essere respinto a Damasco, per fare da scudo umano alle bombe degli aerei occidentali che vogliono piegare la resistenza di Saddam Hussein.

Un provocatore, in senso buono, e un idealista. “Una vita spesa per e in funzione dei suoi ideali comunisti - lo ricorda Tamara Piraccini, ex consigliere comunale di Rifondazione -. Una vita spesa in scioperi della fame contro le guerre e tutte le ingiustizie del mondo. Vissuta in linea con i suoi principi ed i suoi ideali. Un amico e compagno di lotte ineguagliabile”.

“Lotti si definiva togliattiano - lo ricorda l’assessore comunale all’ambiento Palmiro Capacci - perché aveva capito il grande ruolo del partito comunista nella storia del Paese. Era battitore libero, non sempre in sintonia con Rifondazione, dov’era entrato nei primi anni ’90. Personaggio prezioso, come ormai ce ne sono pochi, per la sua grande franchezza”.

Oggi la camera ardente a Villa Serena e poi, per volontà del defunto, la cremazione.

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Messaggi

  • Vi ringrazio per questo affettuoso ricordo di Giorgio Lotti. Ho saputo da poche ore della sua scomparsa, anche se ero a conoscenza della malattia.
    Vorrei ricordarlo brevemente. Quando avevo 14 anni, un decennio fa, Giorgio si presentava spesso a casa mia, a Limbiate, in provincia di Milano, con la sua immancabile bicicletta. Tutte le volte aveva un sacchetto della spesa pieno di libri, me ne regalava due o tre. Erano, di volta in volta, sulla vita del Che, su Castro, sulla caduta dell’Unione Sovietica. Posso dire di essermi formato su questi libri. Poi me ne sono distaccato, ma ogni volta che li guardavo e li sfogliavo provavo un grande affetto nel ricordare chi me li aveva portati. Mi trattava alla pari, andavamo a bere in un bar da quattro soldi e stavamo a parlare per ore. Deve essere stato il primo adulto ad andare oltre le domande di rito, interessato davvero alle mie opinioni. Spesso la mia famiglia lo ospitava a cena. A quel punto parlava e svelava episodi incredibili di altruismo e amore per l’umanità. Questa di Genova non la sapevo neppure, neanche quella dell’Iraq. Ma potrei raccontare molte altre storie. Avete ragione, era una persona sincera e popolare. Potrei aggiungere dolce, giusta, solidale. Sicuramente un sognatore. Da non dimenticare.

    Fabrizio Patti,
    Milano