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Mussolini, per ipoetesi: Piazzale Loreto...

Publie le martedì 8 settembre 2009 par Open-Publishing
3 commenti

Mussolini, per ipotesi: «Incidere nella toponomastica». Piazzale Loreto: « una occasione irripetibile», forse impossibile

anche i morti non saranno al sicuro dal nemico,
se egli vince.
Walter Benjamin

Ho letto con fastidio, ma senza sorpresa, le agenzie di domenica 6 settembre, che riferivano:

Alessandra Mussolini, deputata del Pdl, «suggerisce di dare il nome di Piazza Unità d’Italia a Piazzale Loreto a Milano. La proposta è stata avanzata a seguito dell’ipotesi del cambio della denominazione di Piazza Venezia a Roma. ’’Se per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia si è deciso di incidere nella toponomastica - afferma - penso che sia una occasione irripetibile per modificare la denominazione di Piazzale Loreto a Milano in Piazza dell’Unità d’Italia’’».

L’ «ipotesi di Mussolini » (junior) non brilla per originalità: di fatto non è altro che la riedizione, riadattata , in occasione delle celebrazioni dell’unità d’Italia, di una «idea » lanciata senza esito, nella tarda primavera del 2005 da Stefano Zecchi , assessore alla Cultura di Milano, il quale aveva proposto di "cambiare il nome di Piazzale Loreto in Piazzale della Concordia".

«L’idea può sembrare stramba, ma è di quelle interessanti. L’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Stefano Zecchi, propone di cambiare il nome di Piazzale Loreto in Piazzale della Concordia. Sarebbe un buon segnale di una volontà di superare la storia senza dimenticarla, di costruire un futuro condiviso sulla base di un passato comunemente riconosciuto. Le ragioni per dubitare, purtroppo, ci sono: e sono tutte legate al valore della memoria antifascista, elemento su cui la sinistra, impregnata di un comunismo che si ostina a non voler sottoporre al processo che la storia gli riserva, insiste da 60 anni per avocare a sé le ragioni della democrazia. L’esposizione da macelleria che il 29 aprile 1945 ebbe luogo in Piazzale Loreto segna uno spartiacque nella storia italiana, e purtroppo nel segno dell’inconciliabilità delle fazioni protagoniste della lotta di quegli anni decisivi a tutto vantaggio della resistenza di marca comunista ... Coloro che si autoproclamavano migliori di quelli che combattevano non si dimostrarono poi così diversi: preferirono una giustizia sommaria, una strage, al posto di una cattura con un conseguente regolare processo a carico del Duce e dei suoi sodali. Piazzale Loreto divenne così lo sconcio altare dell’ostensione dei macellati, luogo del rito macabro con cui si illudevano gli italiani della fine delle violenze e dei soprusi».

E’, questa, una prosa ormai talmente ricorrente da risultare monotona, con i suoi luoghi fissi, la sua retorica mesta e vittimistica e malcelatamente pretenziosa e offensiva, da non meritare altro commento che il rinvio a quanto sulla pacificazione, i revisionismi, il fascismo è stato pubblicato su incidenze. L’unico tratto notevole del brano citato è il titolo: « Piazzale Loreto: la concordia impossibile». Come se il consueto vittimismo fascista facesse capolino un briciolo di realismo.

Ma torniamo alla «ipotesi di Mussolini ». In base a quanto ha dichiarato quest’anno la deputata fascista in un’intervista a la Repubblica a ridosso del 25 aprile, il senso della sua [riedizione della] proposta di cancellare il nome di Piazzale Loreto ricalca la "fliosofia" di chi (con minori speranze) l’aveva preceduta:
«finché l’Italia non riconosce lo scempio di piazzale Loreto - ha sentenziato - non possiamo parlare di alcuna pacificazione, questa non potrà mai esserci. Altro che invocare la memoria condivisa. Quale esempio può esserci da lì per i giovani e per le generazioni future...».

Venendo al titolo dell’intervista alla Mussolini, esordiva con la frase «Piazzale Loreto: ferita aperta».

E qui sta il punto: per la Mussolini, la ferita aperta consiste nell’esposizione a Piazzale Loreto, dei corpi appesi per i piedi (al fine di esporli evitando il possibile scatenarsi sui cadaveri della furia della folla) di Mussolini, della sua amante Petacci e di alcuni gerarchi fascisti il 29 aprile 1945. Questa immagine, che ha avuto per anni un valore simbolico di monito e segno della disfatta e del la condanna irreversibile fascismo, diffusamente identificata nella memoria collettiva con Piazzale Loreto, ha iniziato, in epoca revisionistica, a essere riciclata nella vittimologia fascista (ben esemplificata dai brani sopra citati). Si spazia in campo che va da "i partigiani non erano migliori dei loro nemici" (i repubblichini (e, chissà, anche dei nazisti...) fino al "Mussolini martire - partigiani assassini"...

Ma così (re)interpretata, staccata, isolata dal contesto storico, l’immagine del Duce appeso per i piedi - per quanto vera - falsa il senso di Piazzale Loreto.

Perché, per chi conosce la storia della Resistenza, quell’episodio è soltanto l’epilogo, la storia di Piazzale Loreto non comincia lì.

Il 10 agosto del 1944, per rappresaglia contro un attentato a un camion nazista attribuito ai partigiani (un’attribuzione che Giovanni Pesce ha sempre contestato), 15 tra partigiani e antifascisti, prelevati dal carcere di san Vittore, vengono fucilati a Piazzale Loreto, e i loro corpi ammassati ed esposti in pubblico, con cartelli offensivi e sottoposti agli oltraggi dei fascisti.
Piazzale Loreto è innanzi tutto questo.

E’ questo - iscritto nella memoria e impresso nel cuore di migliaia di milanesi, di milioni di antifascisti - che si vorrebbe cancellare, cancellando il nome di un Piazzale che è un cardine della nostra storia.

E su questo, con gli eredi e gli epigoni del nazifascismo non abbiamo nessuna storia da condividere.

E nulla da spartire, niente da dimenticare.

[da incidenze]

Messaggi

  • purtroppo con questo articolo non si fa altro che confermare ciò che pensa la maggioranza degli Italiani: all’inciviltà dei fascisti si rispose con l’inciviltà degli antifascisti. Ma vi immaginate che ritorno di immagine avrebbero avuto gli antifascisti nei secoli a venire se Mussolini ed i suoi gragari fossero stati giudicati con un normale processo stile Norimberga come accadde ai gerarchi nazisti? Lì era palpabile la vittoria della civiltà sull’inciviltà, del diritto sulla negazione del diritto, della giustizia sull’ingiustizia. Capitolo a parte merita l’uccisione della Petacci: era veramente necessario farlo? Quali responsabilità politiche aveva? Tutto chiaro: era semplice esplosione di odio, un inutile sceneggiata all’italiana, o, meglio, una macelleria messicana.

    • L’unica cosa che avrei da rettificare nel mio articolo è un un banale errore di battitura nel titolo (una "e" in più, digitata per errore, nella parola "ipotesi").

      — -

      Quanto al resto, non sono interessato a polemizzare su questo piano: penso che non valga la pena di disputare con chi pretende equipare i combattenti per la libertà e gli oppressori.

      Il problema che pongo nell’articolo è a monte: Piazzale Loreto viene spesso ricordato esclusivamente per l’esposizione del corpi dei fascisti, l’uso che ne fanno i revisionisti, e le destre - anche ovviamente, neofasciste - implica la "dimenticanza" (l’occultamento) della fucilazione dei partigiani e degli antifascisti del 10 agosto 1944.

      Nel rifiuto dell’equiparazione tra partigiani e nazifascisti, mi ha confortato appredere della nitida presa di posizione del presidente dell’Anpi Lombardia, Antonio Pizzinato, in una intervista a Il Giorno (intervista che ho conosciuto grazie ad un commento inviato nel mio blog).

      Cito:

      "Credo che semplicemente pensare una cosa del genere, voglia dire offendere la Storia. In piazzale Loreto, furono i repubblichini su ordine dei nazisti ad assassinare 15 combattenti che organizzavano scioperi nelle fabbriche e si battevano per la libertà. Non si possono parificare dei martiri con degli assassini".

      E condivido pienamente,

      Rudy

    • Si, Piazzale Loreto fu la naturale risposta - fatta negli stessi precisi termini - all’esposizione ed al ludibrio dei corpi di 15 partigiani fucilati ad opera di nazisti e fascisti qualche tempo prima ....

      E’ troppo facili oggi atteggiarsi a "politically correct" ... quella era una guerra .... e gli odi alimentati dai lutti erano ovviamente feroci ....

      Sono invece d’accordo sulla inutilità della fucilazione della Petacci anche se alcuni storici si sono esercitati su un suo ruolo - più grande di quello che ufficialmente si sa - nelle scelte di Mussolini.

      Qualcuno è addirittura arrivato ad ipotizzare, discettando sugli stretti legami di alcuni membri della sua famiglia coi gerarchi nazisti, che la Petacci fosse persona di stretta fiducia di Hiltler infiltrata nell’entourage di Mussolini ...

      Non solo per spiare e riferire a Berlino ... ma soprattutto per condizionare .....

      K.