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NEL DECENNALE DELLA MORTE DI CRAXI

Publie le mercoledì 13 gennaio 2010 par Open-Publishing
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IL DECENNALE DELLA MORTE DI CRAXI
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Il 12 luglio del 1976 mi trovavo a Roma per una riunione della CGIL. Saputo che all’Albergo Midas era riunito il Comitato Centrale del PSI decisi di andarci. Nella Hall dell’albergo c’erano i socialisti che passeggiavano a gruppetti forse in una pausa dei lavoro. Solo, seduto su un divano, c’era Francesco De Martino
che rosicchiava nervosamente uno stecchino. Era di un pallore che tralignava nel giallo. I maggiorenti socialisti che fino a ieri si piegavano in due per ossequiarlo gli camminavano davanti come se fosse parte della tappezzeria. Mi fece davvero una fortissima impressione questa scena dal vivo di una congiura di palazzo con defenestrazione del Segretario del Partito.
Francesco De Martino aveva guidato il Partito con grande onestà personale ma altrettanta indolenza.
Era troppo uomo di studi per farsi assorbire completamente dai gravosi impegni della sua carica. Gli piaceva andare a caccia allevare canarini ed insegnare storia del diritto romano di cui era uno dei più grandi cultori.
Negli ultimi anni forse si era convinto della inutilità della esistenza di due partiti della sinistra, il grosso pci ed il nervoso psi. Forse si era convinto che il centro-sinistra fosse una esperienza in perdita a fronte della predominanza dc. Inoltre, il PCI e la DC tendevano a colloquiare " ad inciucire" come si direbbe oggi sulla testa dei socialisti. Credo che considerasse esaurita l’esperienza del PSI difronte alla notevole trasformazione in senso socialdemocratico del PCI. La parola d’ordine della sua ultima campagna elettorale fu: "mai più al governo senza i comunisti". Il PSI naturalmente perdette quote consistenti di elettorato riducendosi sotto il 10% soglia allora considera pericolosa per la sua stessa sopravvivenza. Rispetto al 68 il PSI perdeva quasi un terzo del suo elettorato.
Il putsh fu voluto da Giacomo Mancini ed ebbe come protagonisti Bettino Craxi, Claudio Signorile ed Enrico Manca. Tre giovani colonnelli. Signorile rappresentava l’ala sinistra del PSI, Craxi l’ala automista e Manca era Gano di Magonza, il demartiniano che pugnalava alla schiena il suo maestro e benefattore. Poi lo scoprimmo uomo della P2.
Al Congresso di Torino del 79, dove ebbi l’amarissima sorpresa di trovare il simbolo dei Partito (falce, martello, sole nascente e libro) sostituito dal funereo Garofano, Craxi si era giù liberato di Manca e si accingeva a governare da solo relegando Signorile al ruolo di capo della opposizione interna.
Aveva già le idee chiare sul da farsi. Prima di tutto liquefare il Partito con l’abolizione del Comitato Centrale che era un organismo di vero controllo e decisione a favore di un Consiglio Nazionale dove imbarcò molti cosidetti rappresentanti della società civile, una sorta di arca di noè di predisposti allo abbandono della nave in caso di pericolo ma di profittarne per saccheggiarne la cambusa ed i mari circostanti.
Cinque anni dopo, al Congresso di Verona trasformato in una sorta di corrida di pretendenti a tutto, alle cariche, alle ricchezze, ai posti, con una platea di fanatizzati che batteva minacciosamente i piedi su un tavolato che rimbombava sinistramente, attaccava il Parlamento come "parco buoi", fischiava Berlinguer, mandava oscuri e cifrati messaggi ai capi della DC, dava una rappresentazione della politica corsara di "Ghino di Tacco" il bandito malandrino che si appostava per derubare i passanti. Il Congresso era dominato da simboli massonici fin troppo eclatanti. Vi fece la comparsa anche la Piramide con Occhio in quello di Palermo.
Il glorioso partito socialista era finito forse per sempre. Sopravvivevano persone limpidissime come Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti. Altri erano stati cacciati via dopo essere stati insultati come "intellettuali dei miei stivali." La bellissima figura di Tristano Codignola ed i tanti come lui che davano lustro al socialismo italiano nella scuola e nella cultura venivano sbeffeggiati ed allontanati. I nuovi astri tutti personaggi interpreti di una politica senza valori e di mero potere come De Michelis, Martelli,la Ganga e tanti tanti altri. Lo stesso Signorile divenne la sinistra "ferroviaria" un modo per descrivere le sue prevalenti attenzioni correntizie. Le idee divennero un puro orpello.
L’ossessione del potere e dello "spazio vitale" dei socialisti divenne la paranoia prediminante nel Partito di Craxi. I risultati furono assai modesti. Non si recuperarono mai il 15% del 68. Il massimo fu un 14,2 che spingeva sempre di più il PSI nel vicolo cieco del partito indispensabile per fare maggioranza ma niente di più.
La cosa peggiore del suo governo fu la cancellazione del tratto laico del PSI. Rinnovò e peggiorò i patti lateranensi mal consigliato da Gennaro Acquaviva un uomo del Vaticano che esercitò una influenza nefasta su di lui e sul PSI. Gli accordi del 1984 hanno stabilizzato un dominio della Chiesa nelle cose italiane che durerà ancora per molto riducendo la sovranità dell’Italia a paese concordatario. Sono peggiorativi di quelli stipulati da Mussolini anche se la religione cattolica non è più ufficialmente religione dello Stato.
Il PSI fu rivoltato da Craxi come un calzino. Divenne un partito liquido controllato spesso dall’esterno da personaggi in alleanza trasversale con gruppi dei potere politico ed economico. Tutti i punti della riforma che Berlusconi vuole imporre all’Italia sono stati indicati da Craxi. L’assetto della Repubblica Presidenziale craxi-berlusconiana è naturalmente di destra, di una destra degradata più vicina alle esperienze delle repubbliche sudamericane di una volta che alla destra europea. Nella Repubblica di Craxi o di Berlusconi conta soltanto la volontà del Capo. La democrazia è una perdita di tempo.
Craxi ha distrutto il socialismo italiano. Mussolini ne fu espulso e, nonostante i venti anni della sua dittatura, dopo di lui il PSI è tornato primo partito dell’Italia moderna. Dopo Craxi il socialismo italiano non esiste più se non nella nostalgia di un reducismo patetico o incarnandosi profondamente nel berlusconismo ad opera di personaggi come Stefania, Boniver, Sacconi, Tremonti, ed altri.
Il socialismo italiano non tornerà mai più a vivere fino a quando non si sarà liberato del tutto della esperienza del quindicennio craxiano.
Le celebrazioni di questi giorni, ampiamente usate dal regime berlusconiano, si svolgono in un clima del tutto negativo per il PSI. Da un lato i berlusconiani celebrano in Craxi il loro Maestro e Martire, dall’altro i detrattori ne oscurano anche taluni degli aspetti positivi e recuperabili della sua politica quali
l’amicizia con Arafat ed i palestinesi, una malcelata insofferenza per il giogo statunitense.
Sarebbe stato meglio per la sua memoria e tutti noi se non si fosse insistito tanto nella forzatura di farne un martire a tutti i costi. Non era un martire. Il suo discorso alla Camera "siamo tutti colpevoli" non lo assolve.
Il socialismo italiano se vorrà tornare ad essere quello che era dovrà liberarsi del suo ricordo r rinunziare per sempre alla sua eredità. L’eredità di Craxi appartiene a Berlusconi e nell’ideologia e nel modo di gestire la politica. Le sue idee hanno infettato e contaminato il PCI oggi PD. Il leaderismo,
il partito liquido, la menzogna della fine della lotta di classe, l’accettazione del liberismo come dogma sostitutivo del comunismo, fanno del PD di oggi un Partito privo di anima e di identità.
Le idee di Craxi, sviluppate da Berlusconi, hanno dato vita ad una forte destra con forte identità. Accolte con invidia dal PCI lo hanno scompaginato e disorientato.
I socialisti dobbiamo riprendere da dove lui ha cominciato. Un metro prima da dove lui comincia.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

Messaggi

  • LA SINISTRA ITALIANA NON C’E’ PIU,’ GRAZIE A CRAXI E AI SUOI COMPARI MASSONI...

    • Beh, non darei solo a Craxi la colpa della "sparizione della sinistra" ...

      Più o meno questa "sparizione" è cominciata, nel momento di massima forza in Italia della sinistra politica e sociale, con la follia del "compromesso storico" in un epoca in cui il pur pessimo Craxi era ancora uno sconosciuto consigliere comunale in quel di Milano ...

      Diciamo che poi Craxi, che veramente di sinistra non era mai stato, ha perfidamente approfittato della situazione ...

      Così come del resto non si può certo attribuire a Craxi la scelta altrettanto folle della Bolognina, e poi il PdS, i Ds, il taglio definitivo della scala mobile nel 1992, il maggioritario, la bicamerale, la guerra in Jugoslavia, i provvedimenti antioperai dei vari governi di centrosinistra, il Pd, il "corro da solo" di Veltroni, l’altra follia della "sinistra arcobaleno" ecc. ecc. ecc.

      Le colpe di Craxi, morto da latitante condannato tre volte definitivamente e non certo da "esule", sono enormi ... ma quelle dei vari D’Alema, Veltroni, Fassino, Cofferati, Diliberto, Bertinotti ecc. ecc. non sono certo da meno ...
      e, prima di loro, non è che i Lama, i Berlinguer, gli Amendola, i Napolitano, i Trentin abbiano scherzato ....

      Radisol

    • CARO RADISOL, HAI RAGIONE IO INTENDEVO DIRE CHE CRAXI HA DATO L’ULTIMO COLPO FINALE...

    • Caro Radisol,

      condivido. ieri Fassino che era ancora costernato per la scomparsa di Craxi ha dato prova di quanto sia diventato qualunquista di destra l’apparato del vecchio PCI

    • Trionfo di ascolti, lunedì, per la telepompa funebre allestita in onore di Bottino Craxi ("Una storia italiana") dal suo pony express Gianni Minoli: lo share del 6% corrisponde più o meno alla percentuale che lo statista garofanato incassava sugli appalti.

      Chi eventualmente fosse sopravvissuto alla seratina votiva è stato poi letteralmente finito dall’intervista rilasciata ieri da Stefania Craxi ad Aldo Cazzullo del Pompiere della Sera: quella in cui l’equilibrata figlia d’arte sostiene che il padre "morì in povertà".

      In queste ininterrotte celebrazioni del noto erede di Turati, manca sempre un dettaglio: i verbali di Giorgio Tradati e di Maurizio Raggio, i due prestanome a cui Bottino aveva affidato i suoi tre conti svizzeri: Northern Holding, Constellation Financière e International Gold Coast.

      Qualcuno, dopo aver visto la minolata e letto la cazzullata, si sarà fatto l’idea che i due tizi fossero dei funzionari del Psi, visto che il massimo di critica consentito sulla stampa e la tv di regime è quella di una gestione un po’ distratta dei finanziamenti al partito ("il tesoro di Craxi è una maxiballa", sostiene la figlia, "non è mai esistito: esisteva il ‘tesoro’ del partito, i conti esteri del Psi, ma mio padre non se n’è mai occupato").

      Invece no: Tradati era un compagno di scuola di Craxi, Raggio era un ex barista di Portofino fidanzato della contessa Francesca Vacca Agusta, amica di Craxi. A che titolo quei due carneadi, estranei al Psi, gestivano i tre conti, se i tre conti erano del Psi?

      In realtà erano i conti di Craxi, che vi accumulò per 15 anni tangenti personali che usava per spese personali: le sentenze definitive parlano di "un appartamento a New York, due operazioni immobiliari a Milano, una a La Thuile, una a Madonna di Campiglio" (le nuove sedi del Psi?), "velivolo Sitation da 3 miliardi di lire", un villino "a Saint Tropez per il figlio Bobo" (anche lui, l’altra sera, pontificante in tv senza che nessuno gli chiedesse di quegli 80 milioni di lire tratti dai conti svizzeri del padre per garantirgli il dorato esilio in Costa Azzurra); una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio; "100 milioni al mese per l’acquisto di Roma Cine Tv", l’emittente di una della amanti: Anja Pieroni.

      Spese tipiche di un uomo "morto in povertà".

      E’ un vero peccato che Minoli, fra gli storici, i politici, i politologi, i nani e le ballerine intervistati, si sia scordato di quei due tipini che, da soli, avrebbero potuto lumeggiare la statura politica e morale del francescano di Hammamet. Ma, anche nel tentativo di incensarlo, Minoli gli ha reso un pessimo servizio.

      Craxi che dice "essere mio cognato ha danneggiato Pillitteri" e promette a De Mita la staffetta per poi rimangiarsela, ci svela da chi ha imparato a mentire il suo degno compare che l’ha sostituito a Palazzo Chigi. Napolitano che attacca Berlinguer sull’Unità perché ha osato invocare "la questione morale" ci spiega molte cose sull’attuale inquilino del Quirinale.
      Martelli che parla con la massima naturalezza di "flussi di finanziamenti da aziende pubbliche e private al Psi", come se quelli da aziende pubbliche non fossero vietati dalla legge che questi signori avevano approvato per poi violarla subito dopo, la dice lunga sulla doppia morale di quella (e di questa) classe politica.

      Non male il ricordo di Craxi incaricato dall’Onu di occuparsi del debito del Terzo mondo, dopo tutto quel che aveva fatto per il debito dell’Italia. Ma il punto più alto della telepompa funebre si raggiunge quando Minoli, con un lapsus freudiano, racconta: “Craxi entra a Palato Chigi”. Meravigliosa metafora orale di un’epoca: Bottino ci metteva il palato, Minoli la lingua.

      Marco Travaglio

      Da "Il Fatto Quotidiano" del 13 gennaio