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NELLA COSTITUZIONE LA STRADA MAESTRA PER L’ALTERNATIVA
Publie le lunedì 26 luglio 2004 par Open-Publishingdi Michele DI SCHIENA
La "Casa delle libertà" è affetta davvero da mali incurabili oramai in fase aggressiva che la condurranno presto ad una inevitabile fine? Oppure essa riuscirà a sopravvivere alle tante contraddizioni ed ai tanti errori portando alle estreme conseguenze il suo populismo (tagli delle tasse ed altri demagogici provvedimenti) con conseguenze nefaste per un Paese già così duramente provato? Cosa ci dobbiamo attendere per il prossimo autunno dai nervosismi della Lega, dalle tattiche di Fini e dalle strategie di Follini? Ha qualche possibilità di successo l’intenzione dei "centristi" di tentare la ricostruzione della vecchia DC per assumere un ruolo di guida con la riscoperta della politica "dei due forni"? E perché mai la sinistra non mette subito in campo idee ed iniziative capaci di dare a Berlusconi ed al suo governo una spallata definitiva per aprire al Paese prospettive di speranza e di ripresa?
Sono questi i temi del dibattito tra le diverse espressioni, politiche e culturali, del centrosinistra, un dibattito che si spinge talvolta fino a chiedere la rapida messa a punto di un programma chiaro ed essenziale ma che stenta, fatte salve alcune lodevoli eccezioni, ad andare oltre per affrontare il problema delle scelte di fondo e dei contenuti specifici che questo programma dovrebbe presentare per costituire la base di lancio di una credibile alternativa. Il fatto è che per elaborare un programma comune delle opposizioni occorre porsi alcune fondamentali domande dal momento che solo la sostanziale concordia delle relative risposte è la condizione indispensabile per il successo di un progetto di autentico rinnovamento. Occorre allora chiedersi se si è o no d’accordo nel considerare la crisi del berlusconismo non solo come il declino della fortunata avventura politica di un singolare personaggio ma anche e soprattutto come il significativo fallimento, in una delle sue espressioni più rozze, di quel neoliberismo capitalista che oggi è in grave affanno e sta provocando nell’intero pianeta crescenti moti di sdegno e di ripulsa. E occorre anche chiedersi come si vogliono contrastare le manovre rivolte ad emendare il berlusconismo dei suoi eccessi per riproporre gattopardescamente gli stessi obiettivi della rovinosa politica di questi anni. Così come è necessario domandarsi se si è orientati o meno a lavorare per dar vita ad un’alternativa che punti ad immettere nel nostro sistema elementi di solidarismo e - diciamolo pure con chiarezza - di socialismo per preparare assetti della nostra economia più a misura d’uomo, in linea peraltro con le tendenze che si stanno facendo strada in ogni parte del mondo.
E’ troppo sperare che possono essere date risposte positive e concordi a queste domande? No di certo se si è capaci di riscoprire lo spirito e le direttrici della Carta Costituzionale. Potrebbero così diventare norme-guida di condotta politica i principi fondamentali per i quali la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo; afferma il principio della pari dignità sociale dei cittadini con l’impegno di rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori alla "organizzazione" politica ed economica del Paese; sancisce il diritto al lavoro di tutti i cittadini impegnando le istituzioni a renderlo effettivo; tutela la salute come diritto "fondamentale" dell’individuo e interesse della collettività; attribuisce nel campo dell’istruzione un ruolo centrale alle scuole statali; disegna un sistema tributario informato a criteri di progressività; prescrive che la proprietà privata deve avere funzione sociale ed essere accessibile a tutti; stabilisce che l’iniziativa economica, pubblica e privata, deve essere "con programmi e controlli" opportunamente "indirizzata e coordinata" a fini sociali; ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
La via maestra per addivenire alla formulazione di un programma condiviso ed avanzato, tale da segnare un convincente cambiamento di rotta, è dunque quella di un ritorno alla "grande politica" disegnata dal messaggio costituzionale. Una politica che, in linea anche con le istanze delle più avvertite espressioni sindacali, dovrebbe prendere le mosse da una netta contrapposizione al federalismo frantumatore di Bossi, dalla predisposizione delle linee di una politica fiscale che non riduca le tasse ai più ricchi ma combatta l’evasione e ripristini il fiscal drag, dal rilancio dell’intervento pubblico vincendo vecchi e paralizzanti complessi, da un progetto di revisione della redistribuzione del reddito a vantaggio dei lavoratori per favorire la ripresa e lo sviluppo dell’economia, dalla messa a punto di interventi capaci di promuovere la formazione professionale dei lavoratori nonché la ricerca tecnologica e la produzione di qualità, dalla scelta di fare del nostro Paese una "grande potenza di pace". .
Brindisi, 22 luglio 2004
Liberazione