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NOI COMUNISTI, FONDAMENTALI PER LE LOTTE

Publie le martedì 14 ottobre 2008 par Open-Publishing

NOI COMUNISTI, FONDAMENTALI PER LE LOTTE

di Claudio Grassi

Dopo la manifestazione dell’11 Ottobre

Nessuno si sarebbe potuto aspettare di più: una presenza più imponente, un «sentimento collettivo» più travolgente, un messaggio più chiaro.
Almeno trecentomila persone hanno invaso Roma arrivando da tutto il Paese con centinaia di pullman, navi, treni speciali. Un fiume di compagne e compagni che, insieme, hanno dato prova di un fatto molto semplice ma che, nella fase drammatica che stiamo attraversando, risulta essere ossigeno puro: la sinistra e, in primo luogo, i comunisti hanno risposto positivamente.

Il governo delle destre, privo di opposizione nelle aule parlamentari, deve tornare a fare i conti con il popolo della sinistra, con il popolo comunista.
La manifestazione di sabato non è stata - al contrario di come alcuni preventivavano - né la «scimmiottatura» del 20 ottobre 2007 né un «momento di protesta inefficace» (fa effetto rileggere oggi, l’articolo di Maurizio Zipponi apparso su Liberazione lo scorso 23 settembre). Al contrario, è stata il battesimo del nostro nuovo protagonismo politico. L’irruzione sulla scena di una sinistra che, uscita a pezzi dalle ultime elezioni (e ulteriormente lacerata dai rispettivi congressi), oggi, grazie all’investimento di chi vi ha creduto e lavorato tenacemente, è di nuovo in piedi.

In grado di sfidare la censura a cui la condannano i mezzi di informazione e soprattutto in grado di sfidare il governo, raccordando in un unico grande corteo (e questa unità è l’ emblema perfetto della nostra proposta politica) le diverse soggettività e le diverse esperienze di lotta.
È come se, di colpo, ci fossimo ricordati di quale sia il nostro compito più urgente: riattivare il conflitto sociale e politico contro un governo che, in pochissimi mesi, ha già eroso alcuni pilastri fondamentali della nostra Costituzione materiale. Non occorre un lungo elenco, basta richiamare alcuni provvedimenti, dal pacchetto sicurezza al «lodo» Alfano, dalle manovre sul federalismo fiscale e sulla legge elettorale per le europee ai tagli all’editoria, dallo scempio contro la scuola pubblica e la ricerca all’attacco contro il contratto collettivo nazionale.

Nella manifestazione di sabato si è espressa con forza una opposizione intransigente contro questo progetto organico di «rivoluzione conservatrice», tanto più insostenibile perché accompagnato da una crisi economica i cui costi verranno scaricati, come sta già avvenendo negli Stati Uniti, sulle classi lavoratrici. E ora, grazie al grande successo di questa iniziativa, possiamo guardare con meno timore e più fiducia alle prossime scadenze d’autunno (dallo sciopero generale dei sindacati di base di venerdì prossimo, allo sciopero della scuola del 30 ottobre).

Perché se possiamo trarre una morale dalla manifestazione dell’11, è che oggi la sinistra italiana ha fatto un ulteriore passo verso la ricomposizione, nella lotta, dei movimenti e delle tante vertenze diffuse che, in quella piazza, si sono intrecciate e sovrapposte, cominciando a costruire un dialogo unitario senza il quale la sinistra, semplicemente, non può esistere.
Tutto questo acquista un valore ancora più straordinario se se ne interpreta con obiettività anche il corollario immediato: e cioè che la sinistra italiana (quella che oggi si rimette in cammino, ricominciando dall’opposizione) si regge in larga prevalenza sul ruolo e sull’iniziativa dei comunisti.

Quante bandiere rosse erano in piazza sabato scorso? Tantissime! Un mare rosso che dimostra che non sta nelle cose alcun processo di ricostruzione della sinistra che pretendesse di prescinderne, consegnando alla sfera astratta dei rapporti tra pezzi di ceto politico il compito di escogitare la formula magica per fare un salto in avanti. Quel lunghissimo corteo di bandiere rosse con la falce e martello indica ancora una volta, infine, che questo dato di realtà, oltre a non essere eluso, va preso molto sul serio, accantonando una volta per tutte la velleità controproducente, irragionevole dell’«andare oltre» e del costruire una «sinistra senza aggettivi».

Di quel popolo rosso è perno essenziale il nostro partito, Rifondazione Comunista, che ha concorso al successo della manifestazione con un encomiabile sforzo politico e organizzativo, profuso dal più piccolo circolo fino ai compagni e alle compagne dell’apparato centrale. A loro, a tutte le nostre compagne e a tutti i nostri compagni rivolgo un grazie di cuore, perché sono loro i primi protagonisti di questa grande festa di popolo.
E ora, compagne e compagni, al lavoro. Si riparte dall’opposizione al governo e a Confindustria e si riparte da noi, dalla nostra forza e dal nostro orgoglio, dalla nostra volontà di esserci.