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NON E’ FASCISTA CHI ACCOLTELLA IN STRADA ?

Publie le mercoledì 15 agosto 2007 par Open-Publishing
2 commenti

di Enrico Campofreda

Se nessun ergastolo restituirà a familiari e amici il sorriso di Renato Biagetti, i quindici anni in Primo grado con cui il Tribunale di Civitavecchia ha recentemente condannato Vittorio Emiliani per le coltellate omicide d’un anno fa rischiano in Appello di trasformarsi in un lustro o poco più. Tanto vale una vita per la nostra giustizia ed è proprio l’abitudine al disprezzo della vita, soprattutto altrui, uno degli sconcertanti comportamenti di quella che chiamiamo società civile. E’ su questa base che uno come Emiliani pensa che una coltellata sia l’equivalente d’un pugno? E per sentirsi più duro e vendicatore di fendenti ne scaglia otto, non fermandosi neppure di fronte al tanto sangue, come ha dichiarato chi lo ha visto e l’ha avuto sparso sul corpo. Non sappiamo se nei valori familiari (Emiliani padre è pur sempre un Carabiniere), fra gli amici e il gruppo di quartiere circolano penose nostalgie del Ventennio. Ma l’assassino aveva tatuata sulla pelle una croce celtica.

Ci si marchia quel simbolo per caso, solo perché il tattoo va di moda? La moda c’è. Peraltro tristemente omologante, fa tutti uguali come vestire, parlare, atteggiarsi a pseudodivi tivù. Ma tatuarsi quel simbolo vuol dire: o aderire a un’ideologia o avere una testa vuota senza idee dove tutto si somiglia e i valori sono relativi. E’ questa una tendenza del vivere odierno con una superficializzazione del significato dei simboli che tanto s’ostentano. Si può girare – lo fanno in parecchi – con maglie marcate di acronimi: Cia, Cccp, Kgb di cui non si sa né si chiede il significato. Ma nel caso dell’omicidio di Focene crediamo ad altro. Forse quella croce celtica sulla pelle più che sottovalutazione è sdoganamento. Come le bandiere della curva: l’aquila della Lazio e l’aquila nazista, la lupa della Roma e la svastica. L’ultimo quindicennio della politica nazionale ha attuato questo disegno: normalizzare quel mesto passato della storia italica chiamato fascismo. Un disegno voluto e praticato mica solo da Berlusconi e Fini. I Ds nella corsa smodata a una normalità “democratica” hanno cercato di riaccreditare il fascismo diventato post.

Ecco Violante cercare le ragioni dei “ragazzi di Salò” e D’Alema discettare sull’opportunità dell’esecuzione del Duce. Certi paletti che i padri costituenti avevano posto alla revanche nostalgica, per quanto aggirati per decenni dal neofascismo missino seduto in parlamento, rappresentano per tanta politica un peso da eliminare. Così prima di cancellare la XII disposizione finale della Costituzione - e riscrivere la Costituzione stessa come in tanti sognano di fare a destra e a sinistra - si rendono inefficaci leggi esistenti trasformando costumi e orientamenti comuni. Quale giudice potrà richiamarsi alla norma citata e sanzionare l’apologia di fascismo se sempre più il fascismo, coi feticci (i calendari mussoliniani venduti in edicola, le suonerie telefoniche dove trilla “Faccetta nera”) e i comportamenti squadristi, entra nel quotidiano? Come vengono accettati con indifferenza i cori, gli stendardi, i saluti alla Di Canio negli stadi cominciano a esserlo anche le aggressioni punitive e assassine modello villa Ada e Focene.

C’è un substrato “culturale” che normalizza il fascismo strisciante. Accanto alla pubblicistica faziosa che si fa spazio in molta editoria, lo offrono da anni tivù e radio pubbliche. La cameratizzazione della Rai coi fedelissimi finiani trasferiti da “Il Secolo” alla gestione dell’informazione nazionale produce non solo l’effetto lottizzatorio d’impianto demo-socialista e poi anche piccista, ma aggiunge un valore di propaganda che non a caso è stato definito da Minculpop. Con l’arietta ingenua del “si stava meglio quando si stava peggio” pseudogiornalisti del Tg2 “approfondiscono” la bontà delle battaglie del grano e di quelle d’Etiopia (tacendo naturalmente i gas e gli stermini di massa), gli eroismi dei Balbo e dei Graziani, trovando sostegno nel Cda aziendale che ha dato spazio agli eversivi “per bene” alla Veneziani. Fra una riscoperta di Evola, riletture marinettiane sulla guerra igiene del mondo, la tivù di Stato fa il verso al revisionismo dello storicismo editorialistico impegnato a spiegare quanto bene Mussolini fece alla nazione e quanto falsa fosse la Resistenza. E col Duce nel cuore e sulle braccia si va in giro a inneggiarlo.

C’entra questo con le coltellate a Renato? Secondo me c’entra perché nel migliore dei casi gente come Emiliani (e Amoroso) non sanno chi esaltano, nel peggiore lo sanno e lo propongono con una violenza nient’affatto diversa dal lugubre squadrismo che in più periodi ha insanguinato le strade d’Italia.

Messaggi

  • Carissimo Enrico, sull’argomento riposto un mio intervento fatto l’anno scorso, quando ancora non si conoscevano i nomi degli assassini, a caldo su BellaCiao, che mi sembra sia anche una risposta politica a quanto poni nell’articolo.

    Tra l’altro, come mi hai sentito dire in luglio al convegno alla Festa di Liberazione, Renato era figlio di una mia carissima amica e collega di lavoro.

    Se tutti i miei articoli di anni non fossero nel frattempo stati qua sopra censurati, basterebbe oggi mettere un link .... ma tant’è .....

    K.

    Sull’omicidio di Focene 28 Agosto 2006

    Premeditato nel senso stretto del termine, il fatto non poteva esserlo.

    Nessuno, anche il peggiore dei folli, va premeditatamente a compiere un omicidio con la propria auto.

    Per di più in un buco di posto come Focene - se è vero che gli assassini sono lì residenti - dove tre quarti delle poche case sono seconde case di villeggiatura, i residenti veri sono un pugno, e dove un tizio zoppo con una Golf grigio metallizzata non è certo difficile da identificare.

    Data quindi per scontata la non premeditazione, non mi sembra invece affatto scontata - pur in attesa dei nomi e di un profilo più preciso dei due arrestati - la matrice non politica dell’episodio.

    In quella zona l’ "humus" fascista, come del resto un pò in tutto il litorale laziale, non manca di certo.

    Nella stessa zona, una decina di anni fa, a seguito di un incidente stradale provocato da due rumeni ubriachi in cui morì una ragazza del posto, vi furono due/tre giorni di vero e proprio progrom antistranieri con pestaggi, accoltellamenti fino all’uccisione a pallettoni di un ambulante arabo, delitto rimasto impunito.

    E per anni l’ex Movimento Politico, poi Base Autonoma di Boccacci e Castellino, ha organizzato nella zona iniziative in memoria dell’ ultimo segretario del Partito Nazionale Fascista Ettore Muti, ucciso nel 1943 proprio a Focene da alcuni carabinieri in circostanze mai chiarite ( ci ha poi pensato il comune di centrodestra di Fiumicino, di cui Focene è una frazione, ad intitolare a Muti una piazza, con l’appoggio persino della Margherita locale).

    Ci sono poi, sempre nella zona di Fiumicino, significative presenze organizzate di Forza Nuova e del Msi-Ft, quest’ultimo del resto erede diretto del vecchio Movimento Politico e di Base Autonoma ( Boccacci ne è l’attuale responsabile per il Lazio).

    Ed anche in queste settimane di agosto non erano mancati in zona pestaggi di immigrati e di barboni, denunciati anche dalla stampa romana.

    Ma soprattutto, nel litorale laziale, sono fortemente presenti bande di fascisti da stadio, soprattutto della Lazio ma non solo, e spesso - in una situazione di completa emarginazione invernale dei giovani di quelle zone - il legame con lo stadio è l’unico filo che unisce i ragazzotti locali con la pur vicinissima capitale.

    E’ probabilmente da questo variegato mondo fascistoide di provincia che provengono gli assassini di Renato.

    E non sto parlando di "coatteria" - i due arrestati sono uno studente ed una guardia giurata, del tutto incensurati - ma proprio di ragazzi "normali", terribilmente annoiati ed alienati, con un senso di rivincita contro la vicina metropoli e fortemente influenzati dalle dinamiche da stadio.

    Aggiungendo a tutto questo l’abuso di alcool e soprattutto di cocaina, diffusissima in quelle zone, retroterra romano del traffico di droghe, soprattutto nella stagione estiva.

    Va anche detto che, nella spasmodica volontà dei media - ieri vergognosamente persino "Il Manifesto" che poi ha oggi in parte rettificato - di negare, temendo una spirale, l’ aspetto politico della vicenda, si sta volutamente oscurando un particolare uscito già domenica e che potrebbe spiegare più chiaramente i fatti.

    Nella stessa via dell’ omicidio, una traversa del lungomare dimenticata da Dio nelle ore notturne , sono state trovate una serie di auto con le gomme tagliate a colpi di coltello.

    E’ probabile che i fascistelli, non è detto solo i due arrestati, fossero intenti a tale gioco, pensando di colpire i partecipanti alla festa reggae, mentre invece essendo la festa finita da svariate ore, quasi tutte le macchine danneggiate appartenevano a villeggianti o residenti.

    I tre compagni stavano andando a riprendere la macchina proprio in quella via e forse in questa coincidenza si puo’ spiegare in modo meno schizoide la nascita dell’ alterco e del susseguente omicidio.

    K.

    • Carissimo K. (devo chiamarti così?), questa tua riproposizione d’un intervento che non avevo letto è preziosa. Mi spiace che certo materiale sia soggetto a censura, lo trovo assolutamente incoerente con la logica del forum perché non c’è nulla di diffamatorio, ingiurioso, xenofobo, sessista né minaccioso. Anzi contribuisce a comprendere fenomeni come quelli che lucidamente spieghi. Dunque mi auguro che taluni ostracismi rientrino.

      Concordo con quanto esponi però c’è di più. Oltre al substrato paraideologico diffuso dai media, che spiego nell’articolo, trovo che i legami fra i Boccacci che organizzano i curvaroli, futuri fanatici squadristi, e i doppiopettisti alla Alemanno (Storace, Buontempo, Gramazio) che non hanno perso la vicinanza con gli uomini di spranghe, lame e pistole, sono vivi. Anche se i fascistissimi di Base Autonoma, Terza Posizione, Fiamma Tricolore parlano contro il ministerialismo finiano. Lo dimostrano i momenti di comunione elettorale dove la feccia nera si ritrova in genere sempre unita. E’ un’abitudine mai venuta meno dai tempi dell’avanguardista Delle Chiaie e degli ordinovisti Freda, Ventura, Rauti. Dentro e fuori dal Msi, a seconda di quel che serviva, ma sempre in rapporto diretto coi gerarchi Almirante, Caradonna e certi Servizi si chiamassero Giannettini o meno. Per i fascistelli di Focene naturalmente questo non vale; per i Boccacci, Fiore, Romagnoli vale a pieno.

      ecam