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HONDURAS
Tegucigalpa - Il governo honduregno ha riconosciuto ufficialmente la presenza nel Paese di squadroni della morte che uccidono esponenti di gruppi criminali. L’ammissione e’ arrivata dal ministro della Sicurezza, Oscar Alvarez, per i quali "questi omicidi rappresentano una profilassi sociale rispetto all’impunità delle bande giovanili". Alvarez ha anche affermato che "gli squadroni sono composti da civili armati". Poche ore dopo, però, é stato smentito dalla responsabile degli Affari interni della Polizia, Maria Luisa Borjas, secondo la quale i giustizieri sarebbero invece militari e poliziotti sostenuti dal potere esecutivo. Una precisazione pagata a caro prezzo dalla Borjas, che difatti e’ stata rimossa dal suo incarico. Negli ultimi cinque anni in Honduras sono stati uccisi ben 2300 componenti delle Maras, le bande giovanili. (da Anarcotici)
(ANSA) - Sono circa 700 i minori assassinati in Honduras dal 2003 (2.300 dal 1998). La denuncia e’ in un rapporto di Amnesty International. “E i loro assassini rimangono impuniti” ha affermato l’organizzazione che si batte in difesa dei diritti umani che ha poi criticato il governo locale che non avrebbe mantenuto le promesse fatte un anno fa di punire i poliziotti colpevoli di violenze e di proteggere le persone che accettano di testimoniare davanti alla giustizia su questi crimini (da Anarcotici)
AMNESTY INTERNATIONAL
COMUNICATO STAMPA
Honduras: Due anni dopo continuano ad uccidere bambini
Nonostante la creazione, due anni fa, dell’Unità Speciale per le Indagini sulle Morti Violente di Bambini, i crimini commessi da persone che uccidono bambini continuano nell’impunità.
Così ha dichiarato Amnesty International il 6 settembre 2004 riaprendo una campagna mondiale per chiedere al governo hondureño di porre fine a questo dramma.
Da febbraio 2003 quasi 700 bambini, bambine e giovani sono stati assassinati o giustiziati extragiudizialmente nel paese.
Nonostante la Unità Speciale ha portato alcuni miglioramenti nelle indagini di un ridotto numero di casi, i risultati ottenuti continuano ad essere ben lontani dal raggiungere gli obiettivi fissati.
Dalla sua creazione si è occupata di solo 400 dei più di 2300 casi di omicidio di bambini e giovani avvenuti da gennaio 1998.
Solo 88 casi sono stati passati alla magistratura e solo 3 hanno visto la condanna degli autori del delitto.
Ad oggi e nonostante il governo riconosca che in molti casi esiste la partecipazione diretta di agenti della Polizia, solo due poliziotti sono stati trovati colpevoli.
Nemmeno le promesse del governo si sono realizzate, nonostante l’annuncio, fatto lo scorso anno, di voler istituire un programma nazionale per la protezione degli individui che dichiareranno come testimoni durante i processi. Fino ad oggi non è stato creato nulla. La protezione per i testimoni è di vitale importanza per evitare intimidazioni.
Nel febbraio del 2002, il figlio di Sara Sauceda Flores, Darwin di 16 anni, è stato fermato, colpito da un agente della polizia e recluso per due giorni. Il giorno successivo alla sua liberazione è stato ritrovato il cadavere di Darwin con evidenti segni di esecuzione sommaria.
Sara Sauceda è stata minacciata e intimidita dopo aver presentato una denuncia contro i due agenti che si crede abbiano assassinato il figlio. Alla fine nessuna persona è stata processata per questo crimine.
“Migliaia di bambini e bambine hondureñe affrontano la stessa sorte di Darwin. Le autorità devono compiere con il loro mandato di impedire gli omicidi di bambini e giovani, castigare gli autori e proteggere i testimoni.
E’ necessario che la Unità Speciale conti con sufficienti risorse e indipendenza per realizzare questo compito e che il governo nomini giudici speciali incaricati di questo tipo di casi” dice Amnesty International. “Il futuro del paese dipende da questo”.
GUATEMALA
Migliaia di membri delle popolazioni autoctone di origine Maya sono tornate alle loro case nel pomeriggio del 8 settembre dopo 29 ore di occupazione pacifica della diga di Chixoy.
Le comunità sono riuscite a convincere il governo a iniziare un processo di negoziazione per promuovere la riparazione dei danni provocati dalla costruzione della diga.
Rappresentanti del Coordinamento delle Comunità dei Danneggiati dalla Diga Chixoy (18 comunità) hanno firmato un accordo l’8 settembre con al compagnia nazionale di elettricità (INDE), con la Missione Guatemalteca di Verifica delle nazioni Unite e con la Procura per i Diritti Umani.
Negli accordi il INDE si compromette a controllare i documenti che ha sul caso Chixoy, a rispettare gli impegni presi e a dare copie di ciò alle comunità. INDE verificherà anche l’esistenza dell’accordo di ricollocazione firmato dal INDE e dalla Banca Mondiale (BM) e ne darà copia alle comunità entro 8 giorni dalla firma.
Inoltre si sono accordati affinché entro la fine di settembre si prepari una
commissione formata dai rappresentanti delle comunità, il Ministero delle Miniere ed Energia, la Commissione parlamentare di Miniere ed Energia, la Banca Mondiale, il BID, INDE e la compagnia spagnola Union Fenosa (proprietaria della distribuzione dell’energia elettrica).
La commissione, con la mediazione della procura per i Diritti Umani, si incaricherà di cominciare le negoziazioni per la riparazione dei danni provocati alle comunità. Questo accordo stabilisce anche che le comunità non hanno causato nessun danno alle installazioni della diga e a persone e che i partecipanti alla commissione dovranno rispettare gli accordi presi.
Per ulteriori informazioni www.irn.org
REPUBBLICA DOMINICANA
Non esiste miglior affare che vendere quello che appartiene ad altri.
L’annuncio della vendita della fabbrica di trattamento del latte della Parmalat ha ricevuto il rifiuto generale da parte della popolazione. Tale fabbrica era stata costruita su terreni fiscali e donata dal governo svedese al Consiglio Nazionale dell’Infanzia.
Quando Giovanni Gottaro, amministratore Parmalat, ha annunciato che la fabbrica si trovava in vendita a un gruppo di investitori stranieri con a capo un venezuelano, si è generata una reazione a catena.
L’amministratore dei Beni Nazionali, Aristipo Vidal, ha risposto ordinando un’indagine approfondita del caso. Dirigenti del commercio all’ingrosso e al minuto e i leaders delle organizzazioni comunitarie hanno reso pubblica la loro preoccupazione per quanto stava accadendo. Il direttore della Fondazione Pro Difesa della Proprietà (FUNDAPRO), Santiago Moquete, ha considerato che se la multinazionale italiana vende le proprie azioni, lo Stato dovrà formare parte dell’operazione perché è il proprietario della fabbrica di lavorazione del latte e dei terreni su cui sorge.
Di fronte a questa notizia, la Union Internacional de Trabajadores de Alimentaciòn (UITA) ha consultato il dirigente della Federacion de Trabajadores de la Alimentaciòn della Repubblica Dominicana, Barnabel Matos, che ha commentato:
“Quando il doct. Peña Gòmez era sindaco della capitale (Santo Domingo 1982-1986) riuscì ad accordarsi con il governo della Svezia affinché donasse una fabbrica per la lavorazione del latte con la finalità di soddisfare la domanda di latte nelle scuole e per altri usi sociali da parte del governo. Questa donazione venne destinata al Consiglio Nazionale dell’Infanzia (CONANI). Nel 1994, durante gli ultimi sussulti del governo di Joaquìn Balaguer, si firmò un accordo tra l’Istituto Nazionale di Stabilizzazione dei Prezzi (INESPRE) e l’Associazione Produttori di Latte (Aproleche) concedendo a questi ultimi la fabbrica. Poco dopo i produttori di latte la diedero alla Parmalat”. La fabbrica è ubicata nel settore di Villa Duarte, con un’estensione di circa 25 mila metri quadrati. Parmalat arrivò nel paese nel 1995.
Il quotidiano Hoy, ha informato che gli allevatori dopo aver ottenuto i terreni e gli edifici che formano la fabbrica per l’irrisoria cifra di 100 pesos all’anno (2,5 dollari), la consegnarono alla Parmalat che con il tempo riuscì a diminuire la presenza azionaria degli allevatori stessi pur mantenendo il pagamento ridicolo dei 2,5 dollari all’anno.
Durante una conferenza stampa, il direttore di INESPRE, José Francisco Peña ha detto che Parmalat ha pagato circa un milione e 500 mila pesos di benefici allo Stato (37.500 dollari) durante gli otto anni in cui ha operato nel paese e ciò equivale a 390 dollari mensili e questo nonostante in alcuni anni abbia riportato vendite per 12 milioni e 500 mila dollari.
Secondo Alberto Lereoux, dirigente del Consiglio Nazionale del Commercio, il governo dovrebbe riprendere possesso della fabbrica dato che esiste la capacità di farla funzionare a beneficio delle scuole. Se si attua con criteri trasparenti non ci sono problemi. I problemi arrivano quando si danno i beni a privati che si credono i padroni e fanno e disfano come meglio credono.
Secondo Nelson Minaya del Diario 1 si potrebbe sospettare che gli allevatori hanno utilizzato la donazione simbolica che gli ha fatto lo Stato a un prezzo di 100 pesos all’anno per apportarlo come proprio attivo in una “joint venture” con l’allora potente Parmalat in cambio di azioni.
Quando Parmalat entrò in possesso della fabbrica, cominciò ad utilizzare i produttori come meglio le faceva comodo. Lo scorso hanno i produttori denunciarono che la situazione lattea era in grave crisi e prossima all’estinzione. Tra le cause c’erano la Parmalat e la Nestlé che pagavano al di sotto dei costi di produzione e del prezzo fissato dal Consiglio di Regolamentazione e Sviluppo dell’Industria Lattea (CONALECHE). L’arroganza andava mano nella mano con l’impunità.
Attacco diretto a BolaÑos
Per la prima volta nella storia del Nicaragua un’istituzione dello Stato chiede ufficialmente la destituzione di un Presidente della Repubblica.
La Contraloria General de la Republica, dopo aver chiesto la sospensione di due mesi di salario per il presidente Enrique Bolaños, ha ora presentato alla Asamblea Nacional la richiesta di destituzione per essersi rifiutato di fornire informazioni sull’origine dei fondi spesi durante la sua campagna elettorale del 2001.
In modo particolare non ha voluto dare informazioni su un assegno di 326 mila dollari emesso a suo nome dal Banco de la Producciòn (BANPRO). Secondo quest’ultima l’assegno fu emesso su istruzione di una banca delle Isole Gran Caimàn di cui non si sa nulla.
Le reazioni in Nicaragua sono state immediate ed il presidente Bolaños ha accusato i principali partiti, FSLN e PLC, di essere i veri mandanti di questa sentenza che ha subito appellato. Ha inoltre chiesto la solidarietà e l’appoggio della comunità internazionale, elencando i vari attestati ricevuti per la sua lotta contro la corruzione, in primis quello degli Stati Uniti la cui ambasciatrice, Barbara Moore, era significativamente presente durante la conferenza stampa.
Al coro si sono uniti i membri dell’allenza politica APRE (Alianza por la Republica) che parteciperà alle prossime elezioni e che é espressione del Potere esecutivo.
Da parte loro, sia il FSLN per voce del suo Segretario generale Daniel Ortega che il PLC hanno ribadito che il Presidente si é rifiutato di fornire informazioni importanti circa la provenienza di fondi che ha gestito in modo occulto e che continua ad essere processato per delitti elettorali. Gli hanno poi consigliato di spogliarsi spontaneamente dell’immunità di cui gode per affrontare le accuse, in caso contrario i deputati avranno il compito di farlo e poi di destituirlo.
La diatriba ora passa all’interno della Asamblea Nacional dove non é ancora chiaro se i deputati hanno il potere costituzionale di destituire un Presidente della Repubblica e già si sprecano gli interventi e le interpretazioni da parte di politici e giuristi.
L’intero episodio, che per alcuni settori ha assunto i caratteri di una tragedia nazionale, fa seguito all’ennesima scandalosa assoluzione dell’ex braccio destro di Arnoldo Alemàn ed ex Direttore della Direcciòn General de Ingresos, Byron Jerez, in uno dei tanti processo in cui é coinvolto, per corruzione, reciclaggio di denaro e molto altro.
Cosa ci sia veramente dietro a tutta questa faccenda é presto per dirlo, ma é innegabile che l’improvvisa svolta data dalla Contraloria e l’immediata reazione dei due principali partiti potrebbero nascondere interessi che va ben oltre al senso di giustizia per degli atti che Bolaños, in effetti, si é sempre rifiutato di approfondire.
Non é da escludere che quindi ci sia sotto anche il tentativo da parte del PLC di ottenere finalmente gli arresti domiciliari per Arnoldo Alemàn, che da ormai più di tre mesi giace in ospedale per un’insignificante operazione al dito e da parte del FSLN per avere una posizione di forza nel tanto publicizzato incontro-dialogo tra Bolaños e Ortega sulle future strategie per il paese.
NO alla privatizzazione dell’Acqua e al CAFTA
di Giorgio Trucchi
Una marcia multitudinaria ha attraversato Managua chiedendo che non si privatizzi l’acqua e che il Parlamento non ratifichi il Trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Centroamerica (CAFTA).
La gente é arrivata lentamente un po’ da tutto il paese e si é appostata davanti alla sede dell’Ente Nicaraguense degli Acquedotti (ENACAL) che nelle scorse settimane aveva lanciato una gara d’appalto internazionale, finanziata dal Banco Interamericano de Desarrollo (BID), per cedere l’intera gestione commerciale dell’impresa stessa sotto la falsa veste di una consulenza per migliorare la qualità del servizio.
L’iniziativa, promossa da vari organismi della società civile tra cui il Cipres, il Movimiento Social Nicaraguense, i Giovani ambientalisti, la Coordinadora Civil, rientrava in un panorama molto più amplio a livello continentale per ricordare i 512 anni della Conquista spagnola che ha portato morte e distruzione nell’America Centrale e del Sud e che vuole essere una chiara presa di posizione contro il tanto declamato "Dia de la Hispanidad", come se ci fosse qualcosa da festeggiare.
Musica, canti e balli hanno accompagnato il camminare lento della gente che ha percorso parecchi chilometri sotto un sole cocente per arrivare davanti alla Asamblea Nacional e chiedere ai deputati che non si rendano responsabili di quello che sarebbe un disastro per l’intero paese.
Dopo la svendita dell’energia elettrica e della telefonia, le mani rapaci delle multinazionali, grazie ad un governo compiacente e completamente offuscato dal mito del mercato, hanno ora l’occasione di lanciarsi sul bene più sacro che un popolo può avere e cioè le immense riserve idriche che il Nicaragua possiede.
Una volta giunti davanti alla Asamblea Nacional, i manifestanti hanno atteso l’arrivo di qualche deputato a cui consegnare l’appello firmato dai vari organismi promotori.
Fortemente scortato dalla Polizia é quindi giunto il deputato liberale e membro della Direttiva della Asamblea, Wilfredo Navarro.
Hanno per primi preso la parola Vidaluz Meneses e Orlando Nuñez i quali hanno rimarcato come l’acqua sia un bene che comincia a scarseggiare nel mondo e che il Nicaragua continua a essere un paese estremamente ricco di questo liquidi vitale. "La Costituzione" - hanno continuato - "dice che il potere sovrano risiede nel popolo ed oggi questo popolo é venuto fino qui per dire che non si deve privatizzare l’acqua e nemmeno ratificare il CAFTA. Questo é il momento in cui dobbiamo unirci e lasciare da parte le divisioni politiche. Dobbiamo lavorare per la coesione e l’unità e lottare insieme per impedire che ENACAL modernizzi l’apparato, perché sappiamo bene che dietro il concetto di modernizzazione c’é il tentativo di privatizzazione come é già successo in vari paesi dell’America Latina. Il popolo é già stanco e non sopporterebbe quest’ennesimo affronto. Ricordate cosa é successo in Bolivia! Le 40 organizzazioni che oggi hanno lanciato questa marcia sono disposte a ricorrere a qualsiasi mezzo per impedire che si privatizzi l’acqua e nelle mani della Asamblea Nacional c’é ora la decisione di permettere che il nostro paese continui a vivere in pace e nella stabilità. Signori deputati non provocate il popolo".
Il deputato Wilfredo Navarro ha poi preso la parola dicendo che "la Asamblea Nacional non permetterà nessun tentativo di privatizzazione dell’acqua dato che si tratta di un argomento di carattere nazionale e di sovranità. La nostra posizione é chiara e non permetteremo che accada quello che é successo con l’energia elettrica".
Il deputato liberale, ovviamente, ha evitato di commentare il fatto che era stato proprio il suo partito durante il mandato presidenziale di Arnoldo Alemàn a privatizzare l’energia elettrica a favore della multinazionale spagnola Union Fenosa.
Dopo gli interventi la gente ha cominciato a sfollare lentamente come era arrivata con la promessa di seguire passo a passo l’operato dei deputati che, come spesso accade, rispondono molto di più ai giochi politici del Palazzo che alle promesse fatte alla gente.
Tra pochi giorni, il 15 ottobre, si effettuerà un’altra importante marcia convocata dal settore Educazione e Sanità per richiedere i tanto necessari aumenti all’interno del Bilancio Generale della Repubblica che dovrà essere approvato entro il 15 dicembre.




