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Napolitano fa il pieno di consensi. Ma quanta ipocrisia della destra!
Publie le venerdì 2 gennaio 2009 par Open-PublishingNapolitano fa il pieno di consensi. Ma quanta ipocrisia della destra!
di Alessandro Cardulli
Le preoccupazioni per disoccupati, cassa integrati, precari. La crisi, occasione per cambiare e ridurre le sempre più acute disparità nei redditi e nelle condizioni di vita. Gli squilibri sociali, tutte cose di cui non c’è cenno nell’azione di governo. Il dramma del Medio Oriente. Tutti i commenti
Un così vasto consenso, come quello registrato da Giorgio Napolitano, durante il messaggio di fine anno di un Presidente della nostra Repubblica, forse non l’aveva mai avuto.
Se ben ricordiamo neppure Sandro Pertini o Carlo Azeglio Ciampi, avevano ricevuto così tanti elogi da esponenti di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, dal governatore della Banca d’Italia, dal presidente della Corte Costituzionale, fino al Pontefice. Mancano ancora dichiarazioni di esponenti dei partiti “extraparlamentari”, della sinistra alternativa. Non in sintonia anche taluni commenti che si registrano sui siti in cui si chiede al Capo dello Stato ciò che non può fare, trasformarsi in capo del governo o in leader di partito. Quello cui aspira Berlusconi quando parla di “ repubblica presidenziale” sovvertendo il carattere della nostra Costituzione che, invece, dice Napolitano, ha ancora piena validità ricordandone i valori fondanti: libertà, solidarietà, uguaglianza di diritti. Il Presidente della repubblica ha parlato per quattordici minuti, si è interrotto per bere due sorsi d’acqua, ha usato un tono pacato, fermo, parole semplici. Il suo messaggio è stato seguito da circa tredici milioni di telespettatori con uno share del 65,49% in linea con i suoi due precedenti messaggi.
La parola chiave pronunciata per tredici volte è stata “ crisi”. Come superarla, con quali obiettivi? “ La crisi -dice – è un’occasione per cambiare, per liberarci dalle debolezze del nostro sistema”. E indica queste “ debolezze”: il suo cruccio, le sue preoccupazioni riguardano coloro che perdono il lavoro, i disoccupati, i cassaintegrati, i precari cui non verranno rinnovati i contratti, i poveri. “ Povertà- afferma- è parola che esitiamo a pronunciare ma sono troppe le persone che stanno male, soprattutto nel Mezzogiorno.” A questo punto il Capo dello Stato lancia un vero e proprio appello: “ Trasformiamo questo momento di crisi buia in un’occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità nei redditi e nelle condizioni di vita, per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente, per elevare le possibilità di istruzione, di ascesa nella scala sociale”.
Pone il problema della “ conoscenza” come fondamento della vita democratica. Non è un caso che fra i primi messaggi arrivati al Presidente, sia stato quello di Guglielmo Epifani, il segretario generale della Cgil, l’organizzazione sindacale che, su questi temi, ha proclamato uno sciopero generale. E dovrebbero fischiare le orecchie a Berlusconi, Tremonti, Brunetta, Sacconi. Di questi problemi nelle azioni di governo non c’è traccia. Per non parlare del ministro della Pubblica istruzione, la Maria Stella Gelmini, che solo a sentir pronunciare la parola conoscenza, soffre di grave allergia. Non solo. Napolitano ha ricordato “il valido apporto dato dalla rappresentanze studentesche” proprio su questi problemi dell’istruzione, della conoscenza. La “ crisi”, insomma, al centro del messaggio che è partito dalla drammatica situazione in Medio Oriente con l’esigenza di una tregua per riavviare il dialogo. Non è mancato un cenno alla questione morale. Poi la conclusione con la richiesta alle forze politiche di maggioranza e di opposizione di “un reciproco ascolto, senza pregiudiziali né chiusure”.
Il Presidente non ha quasi finito di parlare che arrivano i messaggi, uno dietro l’altro, una gara a chi arriva prima: Fini, Schifani, Berlusconi, Gianni Letta, Veltroni, Di Pietro, Calderoli, Finocchiaro, Bersani, perfino Cicchitto, addirittura Gasparri che non riesce ad evitare il ridicolo e parla di “ sinistra afflitta da sterile nostalgismo”. Poi Cesa, Rotondi e Cota il capogruppo della Lega alla Camera che “ arruola” il Presidente: “ Siamo sullo stesso fronte” dice. Poi si aggiungono ai politici, Draghi, (Banca d’ Italia), Flick ( Corte Costituzionale) e altri del coro. Riflessione nostra: come può Berlusconi elogiare Napolitano visto che lui di pregiudiziali per un colloquio con le opposizioni ne mette talmente tante e in ogni discorso dice che la maggioranza può fare da sola? Misteri, misteri di un anno che se ne va. Forse molti degli elogi che vengono dal centrodestra al Presidente della Repubblica sono parole, parole, parole. Parole che con l’anno nuovo si disperderanno nel vento.