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Nasce "the Italian Blogosphere Year Zero Project". Dedicato dagli Stati Uniti ai

Publie le domenica 15 novembre 2009 par Open-Publishing

Chi sono non ha importanza. Vi basti sapere che non scrivo dall’Italia. Né dall’Europa. Neppure dall’Asia, o dall’Africa, o dall’Oceania. E nemmeno dal sud America, o dal Canada. Dagli Stati Uniti? Forse. Ma se di Stati Uniti si tratta, negli Stati Uniti neanche lì formalmente vivo. Età? Sui trent’anni. Professione? Ragazzo tuttofare in una pizzeria. Tuttofare perché non so far nulla: non so far girare la pasta per le margherite e le quattrostagioni, e non so tenere il forno a temperatura. Quindi pulisco il forno, ed il banco da cucina. E i tavoli,e i piatti, certo. Ma taglio anche tante cipolle, affetto molto prosciutto ed ogni sera riduco a cubetti una quantità inenarrabile di mozzarella (o presunta tale). A casa sto solo. Casa… una stanzetta, piccola ma pulita. E con il bagno, soprattutto. Un letto da una piazza e mezza, un televisore con tubo catodico, un armadio più basso di me (ma io basso non lo sono affatto), ed una postazione PC. Quella da cui vi sto scrivendo.

Manco dall’Italia da un paio di anni. Mai mi sono interessato di politica. Intendiamoci: ho sempre saputo da quale parte dover stare, tuttavia ero cresciuto in quel clima da conquiste acquisite che può vincere la destra o la sinistra non ha importanza, i diritti resteranno sempre tali. Un annetto fa gli altri italiani che stanno qui ricevettero dal consolato il plico per il voto estero. Nessuno di loro aveva un computer a casa, e gli internet point sono luoghi da onanisti anonimi. Vennero da me ad informarsi, a leggersi l’edizione online di Repubblica e del Corriere, giusto per conoscere almeno la faccia dei candidati premier. Gli indirizzi di Repubblica e del Corriere rimasero nella memoria della toolbar di Firefox, e, col compilatore automatico attivo, cominciarono ad intrufolarsi nel mio peregrinare per il Web. Finchè la lettura di quei giornali non s’è fatta abitudine. E ciò che andavo leggendo non mi piaceva affatto: nel mio Paese aveva vinto la destra, e quei diritti non erano mica tanto acquisiti così, una volta per tutte. Capii che l’Italia stava andando al macero… ma la società civile, pensai, senz’altro starà reagendo, o reagirà. E come sincerarsene? Andando a spulciare tra i fogli clandestini dei resistenti di questa nuova era fatta di pagerank e di back links: nella blogosfera. E ciò che vi ho letto non mi piacque per nulla: mentre l’idiozia si impadroniva di un’intera classe dirigente e mentre la pubblica opinione pareva potesse mettersi a marciare anche al passo dell’oca se solo a dare il via fossero state Simona Ventura o Barbara D’Urso, il gota del web 2.0 si trastullava con le applicazioni iPhone e disquisiva dell’ultimo keynote della Apple. Talmente inebetiti dalle vetrine dell”iTunes Stores per potersi accorgere che attorno a loro della dignità e della consapevolezza si stava facendo mercato.

Da qui il progetto: accompagnare da questo angolo della Rete la fine del governo Berlusconi, misurando, ad ogni tappa, il mancato apporto dei blogger italiani. Un blog che, una volta portato a compimento la propria missione, si farà colonna infame, testimoniando agli internauti del futuro di cosa scrivevano i blogger della Penisola mentre la destra Berlusconiana e leghista riduceva in brandelli la Costituzione repubblicana. Mi riferirò grosso modo ai primi 100 bogger della classifica di Blogbabel.

Mi sa che si parlerà molto di Steve Jobs e poco dell’Essere Umano: quello che senza lo Snow Leopard sopravvive, ma che con una catena al piede muore nell’anima, ancor prima che nella carne.

Stay tuned. Non lasciamoci soli.
THE ITALIAN BLOGOSPHERE YEAR ZERO PROJECT