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Storicamente e’ proprio quando vengono fatte le leggi peggiori per un paese, si perdono i diritti civili e si esce dalla democrazia per entrare nel totalitarismo che viene esaltato il nazionalismo. I regimi totalitari lo usano come un eccellente strumento di dominio.
Alcuni credono che nazionalismo significhi amore per il proprio paese. Nulla di piu’ errato.
Einstein diceva che il nazionalismo e’ una malattia infantile, lo chiama “il morbillo dell’umanita’”.
Ma puo’ essere anche una malattia senile, quando si e’ persa la memoria dei propri diritti e dei valori repubblicani, come avviene oggi in Italia, dove i partiti sembrano tutti uscire da un vuoto di memoria.
Con le Olimpiadi si e’ assistito a un rigurgito di nazionalismo, nel senso ristretto di “se l’Italia vince un oro, NOI siamo superiori”. Anche questa e’ un’idea abbastanza bislacca, senno’ tra i paesi superiori nel mondo ci sarebbero la Giamaica o il Kenia.
Tifare per chi ci e’ piu’ vicino e’ un diritto e anche un piacere, chiudendo gli occhi magari sul fatto che chi vince un oro non sa nemmeno parlare italiano o e’ secessionista. Prendere il tifo come squallido espediente per vantare un’Italia che non c’e’, eliminando la visione globale della corruzione e del business dei giochi e’ da menomati e sfiora il fanatismo dei paesi autoritari.
Il nazionalismo e’ un’infatuazione da sottosviluppati come mettere ogni valore della vita nella squadra del cuore. Tutto e’ relativo. I Giochi sono i Giochi. Il Paese e’ una cosa seria.
L’Illuminismo e’ cosmopolita, il marxismo avrebbe dovuto esserlo ma ha prodotto dittature nazionaliste, il cattolicesimo e’ ecumenico ma ai vertici esiste solo l’ecumenismo del potere, il pensiero no global parla al mondo e non conosce confini.
Ma il tifo e’ fatto di consorterie, che spesso non arrivano neanche al territorio nazionale e si sprecano in stupidi localismi. La politica, purtroppo, fa spesso la stessa cosa, per inseguire interessi che piu’ privati o corporativi non si puo’. Ma dove parla la supremazia dei gruppi e si dimentica l’umanita’, non c’e’ storia ne’ progresso.
Normalmente chi vanta il nazionalismo come un proprio valore positivo non sa di che parla, lo individua in un valore storico-patriottico-etnico, molto vago e retorico, da libro Cuore, ignorando che ogni aspetto apparentemente ideale (anche queste Olimpiadi) ha un cupo risvolto economico che ideale non e’ per niente. Su questa vaghezza gli squali del mercato e gli amanti del totalitarismo ci marciano alla grande, fascisti e non solo.
Si possono individuare varie forme di nazionalismo.
Quello integrativo, come fu il Risorgimento, che incito’ a un’Italia unita, anche se poi unione non ci fu e prevalsero solo gli interessi dei Savoia.
Quello smembrativo o secessionista che sull’organismo centralizzato fa prevalere i piccoli nazionalismi privati, come e’ avvenuto nei Balcani o sta avvenendo in URSS (non ce la faccio a metterci anche il secessionismo padano che e’ una costruzione artificiale e di fantasia, priva di radici storico-sociali e di livello talmente inferiore e localistico da non rientrare in nessuna etichetta seria).
Poi c’e’ il nazionalismo aggressivo e militare per cui ogni guerra e’ buona pur di difendere o migliorare il proprio status quo (qui troviamo l’esaltazione delle false missioni umanitarie, l’esportazione della democrazia con le armi, le medaglie d’oro ai mercenari e tutta la paccottiglia patriottarda).
E c’e’ un Nazionalismo Contemporaneo (dal secondo dopoguerra) che vede l’espansione imperialista di potenze come USA e URSS (presto ci saranno anche Cina ed India), ma puo’ vedere anche la lotta per uscire da un regime coloniale o di mercato bloccato dei paesi africani o del Sudamerica o dell’Asia.
Esaltare il nazionalismo come un valore positivo sempre e comunque non e’ proprio possibile, oggi non si puo’. Storicamente il nazionalismo e’ stato l’accecamento che ha appoggiato nella storia le peggiori iniquita’, dall’avanzata nazista alle guerre americane, agli eccidi africani. Piu’ in piccolo si deve vedere come questa esaltazione si manifesta e se non diventi il paravento che impedisce ai popoli di pensare.
Del resto e’ proprio con questa esaltazione infantile che i regimi fascisti o comunisti hanno ubriacato i fanatici ottenendo un consenso a basso costo.
Credersi nazionalisti perche’ si tifa per l’Italia ai mondiali di calcio o alle Olimpiadi diventa ridicolo se rischia di chiuderci gli occhi a tutto il resto.
Scrivere frasi come “lo sport e’ sacro e non lo si deve criticare” puo’ anche essere esaltante, ma se, inneggiando, ci chiudiamo gli occhi davanti alla corruzione e ci irritiamo se qualcuno ci mostra l’altra faccia della medaglia, facciamo solo la figura dei drogati mentali.
L’unico nazionalismo che posso accettare e’ quello di Mazzini che sostituiva l’agonismo all’antagonismo, e pensava a una piramide di eccellenza, per cui ogni famiglia doveva lavorare al meglio, per rendere grande la propria regione, e ogni regione doveva lavorare al meglio per rendere grande il proprio paese e tutti i paesi del mondo dovevano gareggiare al meglio aiutandosi e integrandosi reciprocamente per rendere migliore il mondo. Qualcuno vede qui un antesignano della Comunità Europea ma noi non lo crediamo affatto, visto poi come si sono svolte le cose.
Lo scopo dell’utopia mazziniana non era di prevalere “su” gli altri, ma di cooperare con gli altri. Ma qui nulla e’ stato raggiunto.
Nel nazionalismo solitamente diffuso c’e’ un filone di egoismo e supponenza bassamente deteriori, sentimenti che dividono e incitano all’odio, quando il mondo avrebbe bisogno di altruismo e cooperazione.
Lo sport dovrebbe insegnare che ognuno puo’ dare il meglio di se’ senza danneggiare gli altri, questo e’ appunto l’agonismo. Ma, se, per vincere, un premio uso mezzi vietati o lesivi dei diritti altrui, il mio non e’ sport ma sopraffazione.
George Orweel diceva: “Il nazionalismo e’ sete di potere frammista ad illusione. Ogni nazionalista e’ capace della piu’ atroce disonesta’ ma e’ anche — in quanto consapevole di servire qualcosa di piu’ grande di lui — incrollabilmente certo di essere nel giusto. “
E Charles de Gaulle: “Il patriottismo e’ quando l’amore per la tua gente viene per primo; nazionalismo quando l’odio per quelli non della tua gente viene per primo. “
Si vede dunque come e’ facile per il nazionalismo sfiorare il razzismo e la presunta superiorita’ razziale.
La differenza tra amore sano per il proprio paese e nazionalismo malato e’ la differenza che passa tra una famigliola che va allo stadio per inneggiare alla propria squadra e una banda di ultras che ci va per accoltellare quelli della squadra avversaria.
Mussolini, Hitler, Peron, Stalin furono tutti nazionalisti.
Il nazionalismo e’ l’alibi con cui si corrompe la propria Nazione esaltandone elementi accessori come la bandiera, l’inno, gli slogan o una pretesa superiorita’. Ma anche la lingua o la religione o le tradizioni o il territorio possono diventare elementi spuri del nazionalismo quando servano soltanto ad angariare chi ha diversi la religione o la lingua o tradizioni o territorio.
Ma se elementi unitivi ideali devono servire come strumenti aggressivi di separazione, il nazionalismo cessa di essere un valore per diventare un insulto.
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Masada n. 771. La mia Nazione e’ il Mondo
Messaggi
1. Nazionalismo, 25 agosto 2008, 07:27
Purtroppo il testo perde molto del suo valore per alcune affermazioni forzate che, a mio modesto parere, denotano alcune superficialita’, come l’accostamento finale:
Che Stalin venga anche accusato di nazionalismo e’ antistorico e tutto da dimostrare. Per chi fosse interessato accludo un link ad un importante testo di Stalin sull’argomento
http://www.ezeta.net/homosapiens/essenziali/nazionale/nazionale.htm
che non e’ solo un testo storico, ma e’ anche oggi di estrema importanza per comprendere alcuni irrisolti problemi contemporanei sui quali si confrontano varie opinioni. In particolare la lettura di questo testo permette anche di comprendere la reale portata del problema palestinese.
In un saggio che ho scritto alcuni anni fa non ho nascosto gli errori e anche le tragedie avvenute nel periodo staliniano, comunque non sempre riconducibili alla singola persona, nella convinzione che chiunque, anche il piu’ acerrimo nemico, va odiato per quello che e’ e non per quello che di lui pensiamo.
Sempre per chi fosse interessato, sto parlando del “Caso Lysenko” e puo’ trovarlo a questo indirizzo:
http://www.ezeta.net/homosapiens/contributi/lysenko/index.htm
Un cordiale saluto, Roberto
Vedi on line : http://www.ezeta.net/homosapiens
2. Nazionalismo, 26 agosto 2008, 00:23
Se penso al crescente nazionalismo fomentato dai presidenti della repubblica eletti dopo Pertini, provo ribrezzo al solo fatto di pensare che Cossiga, Scalfaro, Ciampi e Napolitano siano stati eletti con i voti determinanti della sinistra.
Che sinistra infame!
3. Nazionalismo, 29 settembre 2008, 20:07, di Krasin
"Articolo stupendo e coraggioso.
Scritto con
– grande preparazione conoscitiva,
– con la mente
e col cuore.
Lo condivido al 100%"