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Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema)
Publie le martedì 21 luglio 2009 par Open-Publishing7 commenti
Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema)
Tutti conoscono “Le Avventure di Pinocchio”, la celebre fiaba inventata dall’estro creativo di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, magari per averla semplicemente ascoltata, oppure studiata a scuola, per averla vista al cinema o in televisione. Tra le varie versioni cinematografiche e televisive ricordo con piacere soprattutto l’indimenticabile sceneggiato trasmesso dalla RAI nel 1972, un vero capolavoro di Luigi Comencini, con un cast formato da attori eccezionali: il magistrale Nino Manfredi nei panni di Mastro Geppetto, i memorabili Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nelle vesti del Gatto e della Volpe, la splendida Gina Lollobrigida nel ruolo della Fata Turchina, infine il piccolo e sconosciuto Andrea Balestri nella interpretazione di Pinocchio e che oggi ha 46 anni.
Sarà che non ho mai ammirato il noioso e invadente personaggio del Grillo Parlante, ritratto simbolico dei benpensanti e moralisti di ogni tempo che si ergono a difesa dell’ordine costituito, dei falsi predicatori e paladini del buon costume, sempre pronti a sentenziare e dispensare consigli, ad impartire norme e precetti che loro sono i primi a violare. Né ho mai apprezzato il profilo dello stesso Pinocchio (tanto caro a Roberto Benigni), un tipo ingenuo e facilmente influenzabile, effigie di tutti gli sciocchi zimbelli e burattini. Tanto meno ho amato la maschera di Mangiafoco, crudele metafora dei burattinai, degli aguzzini e carcerieri a difesa del sistema. Parimenti ho detestato quei mascalzoni che sono il Gatto e la Volpe, divertente allegoria dei numerosi imbroglioni e furfanti in circolazione, sempre pronti a raggirare e derubare gli sprovveduti, anch’essi vaganti in gran copia. E ancor meno ho gradito i gendarmi e i forcaioli d’ogni tempo, diffusi in ogni angolo del mondo. Invece, ho sempre preferito l’immagine allegra e strepitosa di Lucignolo, emblema dei giovani ribelli e disobbedienti, inguaribili idealisti e sognatori, figura tipica dell’anarchico anticonformista all’eterna ricerca della libertà e della felicità inseguite nell’immaginario e utopico "Paese dei balocchi"…
Sarà per questo ed altre ragioni, ma francamente non riesco a provare una sincera simpatia nei confronti del comico genovese Beppe Grillo. Ancor meno provo attrazione verso l’ambiguo movimento che i media hanno battezzato con il nome di "grillismo". Certo, anch’io avverto un moto irrefrenabile di repulsione, rabbia e disprezzo nei confronti di un sistema politico sempre più corrotto e affarista, nel quale i furbi, gli impostori e i ciarlatani, i carrieristi e gli arrivisti più spregiudicati la fanno da padroni. Perciò comprendo l’onda di rigetto e di sfiducia popolare testimoniata anche (ma non solo) dall’assenteismo di massa alle recenti elezioni.
Tuttavia, confidando e attingendo nella memoria storica collettiva e nella mia esperienza diretta, ho sempre coltivato una profonda e legittima diffidenza verso i movimenti di questo tipo, malgrado mi sforzi di comprendere le loro ragioni. In passato abbiamo già conosciuto altri movimenti di protesta antipartitocratica. Abbiamo assistito ad altri "fenomeni" del genere: ad esempio, all’indomani della seconda guerra mondiale, nel clima arroventato della guerra civile scatenata dall’opposizione tra fascismo e Resistenza partigiana, apparve il Fronte dell’Uomo Qualunque, fondato a Roma nel 1944 dal commediografo, giornalista e (guarda caso) uomo di spettacolo Guglielmo Giannini. Successivamente si affacciarono i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino, veri cani da guardia del liberismo capitalistico di marca anglosassone. Molti anni dopo (in)sorse la Lega Nord di Umberto Bossi. Insomma, l’elenco è nutrito.
Tutti i succitati movimenti, sorti in origine con premesse e motivazioni abbastanza analoghe ed affini, sono alla fine approdati al medesimo risultato, ossia inserirsi nell’alveo della tanto agognata e maledetta Casta partitocratica. Ne approfitto per ricordare che lo stesso Silvio Berlusconi si presentò in illo tempore con le fattezze del "nuovo che avanza", come simbolo dell’Antipolitica. Egli seppe interpretare e incarnare abilmente il diffuso sentimento di protesta e malcontento popolare diretto contro i partiti sull’onda emotiva scatenata dalle inchieste politico-giudiziarie di Tangentopoli. Seppe cavalcare e sfruttare il comune e (in qualche misura) atavico senso italico dell’Antipolitica, ergendosi a paladino dell’Antisistema e della battaglia antipartitocratica, per diventare infine l’emblema per eccellenza del potere (bi)partitico e istituzionale, oltre che di quello economico e del "quarto potere", quello mediatico.
Tuttavia, mi chiedo se tali comparazioni storiche possano davvero servire a comprendere un movimento che per certi versi appare inedito, quantomeno perché si è generato attraverso Internet. Un fenomeno storicamente determinato dalla crisi di consensi e credibilità in cui versa da tempo il potere politico ricostituitosi in Italia dopo la "bufera" di Tangentopoli che investì i partiti della Prima Repubblica all’inizio degli anni ’90. Ma il parallelismo più logico e scontato, indubbiamente corretto dal punto di vista storico, è quello con il "leghismo", di cui il "grillismo" si configura come il più degno erede, benché in una versione di "sinistra". In tal senso, se posso azzardare un audace paragone, il "grillismo" si presenta come una sorta di "leghismo di sinistra", ossia di marca “girotondina”.
Ma ora vorrei soffermarmi su un punto. Il movimento che Grillo è riuscito a radunare attorno a sé, sebbene possa pretendere di aver ragione accampando una serie di giuste rivendicazioni contro un ceto politico corrotto e inadeguato, tuttavia non riesce ad occultare la sua reale natura autoritaria e moralista, inquisitoria e poliziesca, qualunquista e persino sfascista. Mi spiego meglio richiamando la proposta di riforma del sistema politico che è il principale cavallo di battaglia del "grillismo". Mi riferisco al disegno di legge popolare articolato in tre punti per un “Parlamento Pulito”. I tre punti sono:
NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado e in attesa di giudizio finale.
DUE LEGISLATURE. No ai parlamentari di professione da 20 e 30 anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.
ELEZIONE DIRETTA. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito - I candidati al parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
Ebbene, fermiamoci a ragionare sulla “condizione” che per far parte delle liste civiche occorre essere “incensurati”, oltre a non avere tessere di partito. Questo dettaglio (solo apparentemente) insignificante è assai rivelatore, è una spia che tradisce la vera indole, reazionaria e poliziesca, del movimento "grillista". Questo dato è invece essenziale e conta più del folclore, delle manifestazioni di protesta, delle battute ad effetto e dei "vaffanculo" urlati contro la Casta partitocratica. Nel postulare una norma così rigida, il progetto "grillista" rivela non solo un eccessivo timore reverenziale, un servile ossequio nei confronti dell’azione repressiva della magistratura, bensì tradisce un farisaico perbenismo piccolo-borghese, un giustizialismo "giacobino/girotondino" a dir poco inquietante.
Nelle società classiste, la Legge e il Diritto non sono imparziali. La Legge non è affatto "uguale per tutti", anzi. In un ordinamento giuridico, politico ed economico strutturato sullo sfruttamento e sulla divisione sociale del lavoro, sull’esistenza e sulla tutela della proprietà privata, le leggi dello Stato non sono mai neutrali, ma viziate, corrotte e applicate a vantaggio del più forte, ricco e potente, sono un elemento storicamente determinato dai rapporti di forza insiti in una data formazione sociale in un dato momento storico.
Oggi si può incappare facilmente nelle maglie della (in)Giustizia repressiva borghese, per cui si può essere "censurati" per molteplici ragioni, tra cui i "reati d’opinione", i "delitti" contro la proprietà privata e contro l’ordine costituito. La conseguenza immediata e drammaticamente concreta del disegno di legge proposto dal movimento "grillista" sarebbe proprio quella di bollare come "colpevoli", "rei" o "delinquenti", tutte le vittime del sistema carcerario e repressivo di classe, negandogli ogni diritto politico, espellendoli dalla "comunità politica", ossia escludendoli dall’alveo della cittadinanza. In tale progetto di esclusione, discriminazione e repressione, si rivela la natura autenticamente autoritaria, oppressiva, classista e fascista del "grillismo".
Per tali ragioni, ho deciso di schierarmi apertamente contro tale movimento. Affermo ciò non senza rammarico, nel senso che nonostante io non sia un servo o un funzionario di partito, per cui anch’io combatto il sistema politico vigente, tuttavia non riesco a simpatizzare per l’iniziativa e la polemica di Grillo. Una battaglia che reputo disfattista, sfascista e qualunquista: vorrà dire che mi beccherò una valanga di critiche ed insulti da parte dei numerosi "grillini".
Lucio Garofalo
Messaggi
1. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 21 luglio 2009, 16:12, di Fabio Pini
". Questo dettaglio (solo apparentemente) insignificante è assai rivelatore, è una spia che tradisce la vera indole, reazionaria e poliziesca, del movimento "grillista"."
Pezzo divertente non c’è che dire =D, specie nella fase collodiana. Non avevo tempo di fare copia incolla di tutte le altre parti esilaranti, ma questa basta e avanza.
Quelle proposte di legge con raccolta firme tramite referendum sono "proposte" non perchè è un bel nome, ma perchè avrebbero dovuto essere vagliate, discusse, e modificate,come iter di qualunque altra proposta di legge. Lo strumento che i cosiddetti "reazionari" hanno utilizzato è del tutto democratico e costituzionale, e la prima proposta non è certo fatta per punire i reati d’opinione, ma quelli per i quali una bella fetta dei nostri parlamentari e governanti è incappata, a partire dai reati di mafia, estorsione, corruzione, concussione ecc ecc.
Ognuno può pensarla come vuole,può anche dire che il solo parlare di legalità (o semplice trasparenza politica) possa essere un segno reazionario, e che solo questii(quali ?) ribelli o i presunti "anticonformisti" possano essere di sinistra.
Ma credo che in un paese come questo, dove le principali cause della disfatta economica morale e politica di TUTTA LA NAZIONE sono stati sistemi illegali che hanno preso il controllo del paese ormai da 40 anni (non l’indole furba dei latini, la sfiga o il perbenismo, come millantano sedicenti intellettuali degni della morale corrente) non sia possibile rinunciare alla "questione". Ma in fondo sono un po’ Pinocchio anche io: a Berlinguer gli voglio bene....
2. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 21 luglio 2009, 18:57, di Nando
Comlimenti Lucio. Hai fatto un disamina perfetta !! Vaffanculo il grillismo il leghismo ,il giustizionalismo il conformismo ,il perbenismo e pinocchio!!!! Hanno creato e stanno creando solo tanto male!!!!!
3. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 21 luglio 2009, 20:32, di marco il giacobino...
mi sembrate quei sognatori comunisti garantisti,e con chi vuoi stare dimmi?io ti premetto che seguo beppe grillo ma caro lucio garofalo non condivido tutti i suoi schemi,però molte suoe proposte che tu definisci populiste come nn puoi condividerle scendi tu e tutti quelli che si distanziano dalle accuse giacobine dei giustizialisti e grillini dal piedistallo voi parlate astratto qsto paese intanto muore con la sua corruzione e mancanza di coscienza,con la farsa continua del governo berlusconi.e poi a te a e a tutti i comunisti di sto articolo non vi permettete di confondere la lega che è un partito populista ma razzista con quelli che sostengono cm me grillo e di pietro ecc,perchè gli orrori nella storia li ha commessi quel pugno chiuso di mer...e quel fascio di mer...e quella mano alzata di mer...e quella falce e martello che si porta dietro nn sapete quanti morti..intanto voi pensate alle vostre idee sognatrici che non risolvono ne problemi che sono piu qualunquisti di qnto lo crediate scendete dal piedistallo grazie w grillo
4. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 22 luglio 2009, 12:50
L’emergere del fenomeno "Grillo" è emblematico della situazione di caos e di lotta per bande che c’è all’interno del PD !!
Il PD non è un partito nel senso proprio del termine, ma un’accozzaglia informe di correnti, di "cacicchi", di potentati locali e di comitati d’affari, unicamente interessati a spartirsi quelle briciole di potere che magnanimamente ancora il Berluska gli concede !!
L’unica speranza per loro è quella di tentare di recuperare un pò di quegli accordi consociativi e di spartizione dei posti di sottoverno, che il vecchio PCI era riuscito a stipulare con la DC allora egemone.
Il "grillismo" è una naturale reazione a questo stato di cose, è una reazione da parte di quel popolo di sinistra che non si identifica più nei partiti tradizionali, ormai totalmente autoreferenziali e che hanno come unica finalità quella di cogestire insieme il potere e docilmente servire gli interessi del grande capitale finanziario ed industriale.
MaxVinella
1. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 22 luglio 2009, 14:19, di Lucio
Sono d’accordo con il lucido intervento di MaxVinella. Il quale conferma in pratica la tesi secondo cui il "grillismo" non sarebbe altro che un "fenomeno di reazione", una sorta di versione "sinistra", più esattamente "girotondino-giustizialista", del leghismo.
A sua volta, il leghismo (ma il ragionamento può valere pure per il berlusconismo) sorse e si sviluppò sulle ceneri del vecchio, ormai logoro e corrotto regime democristiano-craxiano.
E’ un elemento costante e ricorrente, tipico dei periodi di grave crisi politica, oltre che sociale ed economica, come quello che viviamo, la comparsa e la crescita di simili fenomeni "di reazione", che ormai si presentano in modo trasversale alle posizioni ideologiche.
Lucio Garofalo
2. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 23 luglio 2009, 15:54
Sicuramente anche il leghismo nacque come reazione alle cosidette "degenerazioni partitocratiche" e a "Roma ladrona".
Il Berluskonismo mi sembra però che sia un fenomeno più complesso ed articolato , che si sviluppa sulle ceneri della cultura di sinistra, miseramente perita sotto i colpi della clava mediatica di Berluskoni, che, una volta acquisito il pieno controllo dell’industria culturale, ha assunto anche la supremazia politica.
Berluskoni ha sostituito i propri pseudo-valori , modi di pensare e modelli di comportamento a tutto quell’universo di principi ed ideali che erano propri del popolo di sinistra, subdolamente manipolando le coscienze degli italiani e conducendoli docilmente ad accettare la sua perversa ideologia edonistica e consumistica .
La maggior parte delle persone non si rende conto di questa manipolazione e l’adesione a quegli pseudo-valori è del tutto acritica ed inconsapevole.
MaxVinella
3. Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema), 24 luglio 2009, 11:41, di Lucio
Un’analisi ancora una volta lucida ed efficace. Mi permetto di aggiungere solo una breve chiosa a sfondo quasi satirico, se non addirittura grottesco.
In qualche modo il berlusconismo, pur nel carattere complesso e articolato, vasto e multiforme del fenomeno, potrebbe essere definito come "la malattia senile del consociativismo".
Lucio