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Nel film "Munich" Spielberg dalla parte dei palestinesi (Observer)
Publie le mercoledì 18 gennaio 2006 par Open-Publishing
La stampa straniera esamina l’ultimo lavoro di Steven Spielberg
Un film controverso
In Italia l’ultimo lavoro del regista Steven Spielberg uscirà solo il 27 gennaio. Ma Munich si preannuncia come un film molto interessante e controverso a giudicare dal dibattito che ha suscitato sulla stampa straniera
Raccontando la vendetta israeliana dopo la strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972, Munich fornisce spunti di riflessione sulla spirale di violenza in Medio Oriente, da cui israeliani e palestinesi faticano ancora a uscire.
La storia narrata da Spielberg vorrebbe essere "un ragionamento sulla futilità dell’uso della violenza per risolvere un conflitto", scrive il giornale online Alternet.
Tuttavia sulla stampa degli Stati Uniti molti criticano non solo la ricostruzione storica dei fatti, ma anche il modo in cui vengono presentati i personaggi. Il Wall Street Journal mette in evidenza che "gli israeliani mantengono dei comportamenti indegni per tutta la durata del film". E, peggio ancora, il massacro degli atleti israeliani viene presentato solo alla fine.
È per questo che il quotidiano conservatore arriva ad affermare: "Munich confonde causa ed effetto, e fa sembrare che la strage degli atleti israeliani sia una risposta alle atrocità subite dai palestinesi".
Sulle pagine del New York Times il columnist David Brooks lo definisce "un film contro un nuovo tipo di guerra" e, proprio per questo, "risulta innovativo, sofisticato e intelligente". Tuttavia, scrive Brooks, "Spielberg è costretto a distorcere la realtà per adeguarla ai suoi pregiudizi. Nel suo Medio Oriente, non c’è ombra di Hamas o della Jihad islamica. Non c’è neanche il male, a dir la verità. È per questo che sembra più una favola che una ricostruzione con un valore storico".
Mentre il quotidiano israeliano Ha’aretz sostiene che Munich disegna un quadro troppo semplicistico per affrontare nel modo giusto l’argomento delle esecuzioni mirate, il columnist del Washington Post Charles Krauthammer non ha dubbi: "Spielberg massacra la storia. Se fosse stata una storia di finzione, avremmo avuto un bel film. Ma il regista l’ha voluta inserire in un preciso contesto storico e qui ha sbagliato perché gli eventi reali sono stati snaturati".
Della stessa opinione è Alan Dershowitz che, scrivendo per il Boston Globe, analizza punto per punto le inesattezze del film. Più specifiche le critiche di Gail Dines che, sulle stesse pagine, scrive: "Spielberg è riuscito a fare un altro film in cui le donne ebree sono ritratte in modo caricaturale e stereotipato".
In Gran Bretagna, il Daily Telegraph pubblica il commento di David Miller, uno dei giornalisti britannici che si trovavano al Villaggio olimpico il 5 settembre 1972. Secondo Miller, "la regia di Spielberg non si sofferma a sufficienza e non descrive con la dovuta accuratezza le mancanze della polizia federale e locale tedesca, e del Comitato olimpico internazionale".
Anche l’Observer presenta un articolo del corrispondente dell’epoca Neal Ascherson che, anche se dà atto del talento del regista, critica Spielberg per aver adottato un’unica prospettiva, quella dei palestinesi.
Il Guardian pubblica invece un commento di Jonathan Freedland, secondo cui questo film provocatorio cambierà l’atteggiamento della comunità ebraica verso il regista.-Francesca Sibani
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