Home > Nicaragua : Bolaños show
Il Presidente della Repubblica Enrique Bolaños ha giocato le sue carte migliori durante una animata conferenza stampa in diretta televisiva nazionale. Uno spettacolo studiato nei minimi particolari con il Centro dei Congressi "Olof Palme" stracolmo di personalità e di lavoratori statali trasportati con decine di bus messi a disposizione dal Ministero dei Trasporti. Decine di cartelli inneggianti al Presidente e pieni di insulti per i principali leader dei partiti di opposizione. Uno di questi recitava "Signor Presidente, per favore lasci che Daniel rubi in pace".
Praticamente assenti gli altri Poteri dello Stato.
Centinaia di bandiere con i colori nazionali e l’intero Gabinetto di governo presente, accompagnato dal capo delle Forze Armate, Gen. Javier Carriòn e dagli alti vertici della Polizia.
In prima fila ambasciatori, deputati della Alianza por la Republica (partito filo governativo) e candidati alle prossime elezioni municipali per la stessa alleanza.
Uno spettacolo fatto su misura per rilanciare e rafforzare l’immagine del presidente e per dimostrare il grande appoggio internazionale di cui gode, con in chiusura un poco opportuno invito alla popolazione nicaraguense a non votare per i due partiti che, secondo lui, starebbero pianificando il colpo di stato. Il tutto condito con l’intero gabinetto di governo in piedi mostrando con le mani il numero della casella per votare APRE.
Durante la mattinata é tra l’altro giunta in Nicaragua una delegazione della Organizzazione degli Stati Americani (OEA), in missione per conto della Assemblea Permanente per confrontarsi con i vari Poteri dello Stato e con i partiti politici per far chiarezza su quanto sta accadendo e per cercare di capire, almeno questa é la motivazione ufficiale, il perché della richiesta di destituzione di Bolaños richiesta dalla Contraloria General de la Republica.
Durante la conferenza stampa il presidente Bolaños ha cercato, ma con molte lacune, di ripercorrere le tappe che hanno portato parecchi milioni di dollari su alcuni suoi conti bancari , senza lesinare continui attacchi ai suoi aversari del PLC e del Frente Sandinista, accusandoli di stare pianificando, insieme agli altri Poteri dello Stato, un vero e proprio colpo di stato perché "ormai nel paese, con la profonda lotta contro la corruzione, non possono più continuare a rubare in pace. Ora mi vogliono addossare le colpe dei soldi rubati da Arnoldo Alemàn".
Bolaños ha prima di tutto cercato di evidenziare come nelle indagini della Contraloria, non risulti nessuna somma di denaro utilizzata per la sua campagna che provenga dal famoso conto bancario in cui, secondo le indagini della Procura, sarebbero finiti i soldi sottratti allo Stato durante il periodo di Arnoldo Alemàn.
Inoltre ha insistito sul fatto che la sua campagna sia rimasta totalmente separata da un punto di vista economico da quella gestita dal PLC per i deputati liberali.
Ha poi rimarcato che la legge prevede che si debba rendere conto dei fondi ricevuti durante la campagna e cioé tra il 18 agosto e il 12 novembre e come, nonostante questo, avesse presentato i resoconti di più di 20 milioni di dollari ricevuti prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale.
Se su questo punto non c’é molto da discutere e che comunque non fa parte delle accuse della Contraloria (ed é bene ricordare che l’accusa é di essersi rifiutato di dare spiegazioni sui fondi ricevuti e non che questi fondi siano illegali), molto più lacunosa é sembrata la sua spiegazione circa gli oltre 7 milioni di dollari passati su un suo conto bancario, dei quali ha spiegato solo la provenienza privata di circa 320 mila dollari. Il resto l’ha giustificato, ma senza provare nulla, con il fatto che sono stati soldi raccolti negli Stati Uniti durante iniziative di solidarietà con la sua campagna e poi trasferiti attraverso una banca succursale del Banco de la Producciòn (nicaraguense) per agilizzare l’arrivo dei soldi in Nicaragua, rimarcando comunque che sono soldi privati.
Tra applausi, grida e sventolio di bandiere, il presidente Bolaños ha infine avvertito sugli enormi rischi che il paese correrebbe con una sua destituzione ed ha invitato la popolazione nicaraguense a dimostrare con modi pacifici il suo appoggio.
Alla fine della conferenza le persone presenti si sono dilungate sull’ottima spiegazione di Bolaños e sulla necessità di difendere la sua figura e l’istituzione che rappresenta.
L’ambasciatrice degli Stati Uniti, Barbara Moore (nella foto), ha speso parole di elogio per il presidente rimarcando come il suo paese sia totalmente schierata con lui e con la sua "ottima gestione in cui ha elevato lo Stato di Diritto nel paese, imprendendo un’importante lotta contro la corruzione". Ha inoltre avvertito che una sua destituzione porterebbe sicuramente a una revisione degli esborsi economici già previsti e a una possibile esclusione del Nicaragua dal Piano Cuenta del Milenio.
Come detto, la conferenza si é poi conclusa con un personale spot elettorale a favore dell’Alianza por la Republica (APRE) che ha concluso lo show costruito perfettamente ad arte per il presidente.
Contrarie invece le reazioni dei membri del PLC e del FSLN che non hanno trovato niente di nuovo nelle cose dette da Bolaños.
Dopo questa serata sono varie le considerazioni.
Prima di tutto resta ancora poco chiaro perché Enrique Bolaños abbia aspettato quasi due anni per mostrare alla gente e non alla Contraloria, i resoconti di una parte dei fondi utilizzati per la sua campagna elettorale.
Restano ancora fumose le spiegazioni circa la maggior parte dei 7 milioni di dollari ricevuti.
Si é evidenziato ancora una volta quanto il Presidente sia solo all’interno del Nicaragua e questo frutto anche della sua sconsiderata modalità di gestione dei rapporti con i due principali partiti del paese, che controllano il 90 per cento del parlamento e la maggior parte delle istituzioni.
Che la risoluzione della Contraloria abbia dei risvolti politici é fuori di dubbio, ma un presidente che dice di voler essere ricordato come un grande statista, ha ancora una volta dimostrato di non essere capace di agire come tale, ma di voler imporre sempre e comunque la sua autorità, facendosi scudo con l’appoggio internazionale e in particolar modo degli Stati Uniti.
La situazione é arrivata ora a un punto culmine della crisi e quindi si dovrà aspettare la reazione del Partido Liberal e del Frente Sandinista per capire fino a che punto si arriverà.
Nei prossimi giorni il Parlamento dovrà decidere la formazione della Commissione Speciale che dovrà studiare la risoluzione della Contraloria e decidere se ci sono i presupposti per una votazione che decida se togliere o no l’immunità parlamentare. Se ciò avvenisse sarà poi compito della Corte Suprema di Giustizia decidere sulla sorte del presidente.
Sarà interessante inoltre vedere quanto questa grave crisi influirà sulle prossime elezioni.




