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Nicaragua : in solidarieta’ con il Chiapas e lo Zapatismo

Publie le sabato 25 dicembre 2004 par Open-Publishing

Un folto gruppo di persone si è riunito sabato 18 dicembre davanti all’Ambasciata messicana a Managua per celebrare l’anniversario del massacro di Acteal in Chiapas.

Durante l’iniziativa promossa dal Comitato di Solidarietà Zapatista, membro del Movimiento Social Nicaraguense, sono stati proiettati video sul massacro, sull’insurrezione zapatista del 1994 e sull’esperienza di autogoverno delle comunità indigene. C’è stata musica, danza popolare e un importante momento di riflessione comune, in memoria di tutte quelle persone che nel continente latinoamericano hanno perso la vita per la libertà dei propri popoli.

E’ inoltre stata ricostruita la placca in cemento in memoria delle 45 persone, la maggior parte donne e bambini/e, massacrate ad Acteal dai corpi paramilitari protetti dai governi messicani di turno. Bambini e bambine hanno impresso le proprie impronte nel cemento.

Numerosi sono stati gli interventi per ribadire l’opposizione della società civile alle violenze dell’imperialismo e dei governi succubi della potenza nordamericana e delle pratiche ricattatorie degli organismi finanziari internazionali.

"Oggi, come ogni anno, siamo qui presenti davanti all’Ambasciata del Messico, come testimonianza di solidarietà con la lotta e con i martiri della nostra Patria Grande latinoamericana. Dal Nicaragua siamo vicini alla lotta zapatista come alla lotta degli altri popoli che oggi si fanno sentire nel continente, come quella del popolo venezuelano, l’eroico popolo cubano, quello dell’Uruguay, la lotta indigena di Ecuador e Bolivia, il movimento dei Sem Tierra del Brasile e molti altri. Sono qui presenti con noi perché il cuore che abbiamo qui oggi è quello della Patria Grande che non riconosce frontiere, perché la lotta contro il neoliberismo è una sola e il nemico, il neoliberismo, è uno solo e anch’esso non riconosce frontiere ed è internazionale e si chiama Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio e Banca Mondiale.

Di fronte alla loro globalizzazione formiamo la nostra globalizzazione della Resistenza antimperialista per l’umanità e contro il neoliberismo.
Tutti gli anni veniamo qui in questa data, nonostante siano date non buone perché Natale è vicino, le scuole e le università sono già chiuse, molti uffici pubblici sono in vacanza, ma nonostante si sia in pochi è importante essere qui a celebrare il settimo anniversario del massacro di Acteal in cui furono assassinati 45 nativi della comunità indigena di Las Abejas in Chiapas. Gli autori vennero catturati, ma la maggior parte di loro sono poi stati liberati.

I governi del Pri e quello attuale del Pan di Vicente Fox continuano a non fare giustizia.

E’ importante quindi essere qui oggi e che la gente lì davanti (Ambasciata messicana) ci senta e capisca che non dimenticheremo nessuna delle lotte della nostra Patria Grande.

Ricostruiremo oggi la placca simbolica per ricordare il massacro di Acteal e che è stata distrutta da ignoti l’anno scorso. Una placca di cemento in cui bambini e bambine imprimeranno le proprie impronte delle mani per simbolizzare i 45 indigeni assassinati ad Acteal e tutti i martiri caduti nella lotta zapatista per un mondo, per un’America, per un Messico diverso" (Luis Miranda - Comité Zapatista Nicaragua).

"Gli imperi di tutti i tempi si assomigliano in molte cose. Una di queste è che oltre a strapparci il cibo e il diritto alla vita, cercano di toglierci la memoria e la speranza, cercano di convincerci che i nostri martiri sono morti invano, cercano di convincerci che ricordare la storia è un anacronismo passato di moda e anche convincerci che la speranza è qualcosa di ridicolo e deve essere sostituita dal consumismo e la superficialità. Se ci riuscissero ci convincerebbero che, oltre a consegnare la nostra memoria, la nostra storia, dovremmo consegnare anche il nostro presente e siccome non siamo disposti a farlo, ci siamo riuniti oggi per ricordare i 45 martiri di Acteal della comunità de Las Abejas che si erano riuniti per pregare con i piedi in terra e con le mani unite, costruendo questo altro mondo in cui ci sia spazio per tutti i mondi. Vogliamo tenerlo presente perché vogliamo fare storia e quindi li vogliamo ricordare, onorandoli, portandoli nel nostro cuore per costruire con loro, ogni giorno, un altro momento di storia.

Facciamo un cerchio e prendiamoci per mano...ed invochiamo dentro di noi le persone che sono morte per la libertà del nostro continente. Chi vuole può gridare il loro nome..." (Michele Najlis - Giornalista, Scrittrice)